Critica Sociale - Anno XX - n. 15 - 1 agosto 1910

ORl1'10A SOOIALF. 235 •lclle due fasi o periodi che attraYcrsò la legislazione, come fu illustrato nelle pagine precedenti. Nurinmo DEGLI ,\SSHJUHATI. - Fin dall'inizio fu. rono organizzati 31 Istituti regionali di assicura– zione, e fu concessa a !) Casse speciali l'autorizza– :;donc che le assimilava agli rstituti statali. Il uumero degli aa~icurati salì subito alht cospicua cifra di IO milioni. Nel 1898, alla vigilia di modificare la legge, essi erano 12 milioni, mentre il censimento professionale denunciava l'esistenzo, nel paese, di l~ milioni di lavoratori compresi nell'obblig'0 di as– sicurazione. Poteva quindi dirsi che l'obbligatorietà aveva avuto la sua sanzione concreta. Pochi~simi salariati erano sfuggiti al comando delle\. legge. Estese le falangi degli obbligati, il numern degli iscritti aumentò rapidamente fino ad essere, nel L907, di 14 milioni, cifra oggi superata. Per afferrare tutta. l'importanza di questi numeri, bisogna. metterli in rapporto coi risultati contempo– ranei di altri paesi, che hanno creduto di provvedere alla vecchiaia dei loro salariati, fidandosi della libera iniziativa individuale. Uno di questi 1>aesi era la Francia, un altro è l'rtalia. Nel 1898 un'inchiesta dcli' Ufficio llel lavoro faceva conoscere che le Caisses patrouales <le retrai.tes ave– vano 4Gl mila iscritti. Se si aggiungevano gl'iscritti delle pubbliche amministrazioni e delle Casse dei marinai, si arrivava appena a GGO mila persone. l'n Italia, in un decennio di assicurazione lihera, si è rimasti a cifre ancom pili basse: a !350 mila iscritti nominali, a 250 mila iscritti in corrente coi paga• menti, nel qual numero sono compresi anche i nu– merosi salariati che lo Stato, i Comuni, le Pro\ 1 incie vanno iscrivendo per loro conto. Il contrnsto è evi– dente. Nu~n:no 'ED EXTlT,\ DE!.U: PEXSIONI. - Nel primo anno di esercizio (t8!)l) non furono quasi accordate J)ensioni di invalidit:'1, invece se ne distribuì un nu• mero ragguardevole per la vecchiaia. Il sacrificio degli interessati era stato nullo o scarso. Gli inva– lidi furono 44, i vecchi pensionati l32.G67. Per sette anni rimase prevalente, numericamente, la parte fatta al!a vecchiaia i nel 1898 l'invalidità prese il sopravvento ed oramai il campo riservato a questa è dieci volte circa superiore all'altro. Brieti constn– tare che, mentre nel 1898 le pensioni di vecchiaia erano 222.600 e quelle di invalidità 294.000, nel 1908 le prime erano 11 G.000, le seconde 841.000. Nelle cifre si profila nettamente il carattere che Ila assunto il sistema tedesco. Nei primi otto .anni di esercizio si distribuirono 30~ milioni di marchi; in un quindicennio l'o.mmon– tare delle pensioni salì a oltre un miliardo. Queste cifre complessive - per quanto ragguar– devoli - non dicono nulla se non sono messe in rapporto col numero dei pensionati, se quindi non viene determinato quale fu l'entità delle pensioni a cinscuno spettante. Le medie dei primi anni furono basse. Nel primo anno l'assegno di invalidità non fu che di Ll3 mar– chi, quello di vecchiaia di 123. Ma hisogna pur te– nere conto del fatto che l1assicurato aveva dovuto compiere un sacrificio quasi insignificante. Col crescere degli anni, coll'accumularsi dei ver• sa.menti, gli assegni poterono elevarsi ad un minimo di 185 marchi e ad un massimo di 450 per l'invalidità,, nd un minimo di 1IO e ad un massimo di 230 per la. vecchiaia. Le cifre sono ancora. modeste, ma si dehhono te• nere presenti due circostanze: 1° che l'assicurazione germanica. non ha ancora raggiunto la sua piena. maturità, cioè quel sufficiente numero di anni di vita che le permetta di corrispondere gli assegni in diretto rapporto col sacrificio compiuto da,!!li assicu– rati i 2° che, secondo l'organamento germanico, la pensione di vecchiaia presuppone che l'assicurato riesca a guadagnare ancora 1111 terzo del suo ordi– nario salario, perchè, in caso diverso, la pensione di vecchiaia cede, senz'altro, il passo alla pensione di inYalidità. M!l 1 anche prescindendo da queste circostanze, non si può dimenticare che i risultati, se sono modesti, hanno la contropartita nella modestia delle quote settimanali richieste: otto centesimi settimanali, come minimo; 32, come massimo. V,\XTAGGI SECONDARI. - Si ò gHt osservato che la. tendenza delle Casse germaniche - incoraggiat:i dalla legge - è diretta. a fare la maggio,· opera preventiva possibile. Nel secondo anno lrt sornm:1 destinata n questo scopo fu limitata; 40 mila lire all'incirca. Nel 18!)8 si spesel'O, però, già a milioni e mezzo. Ora siamo a 20 milioni. La maggior parte di questi sussidi fu ri\·olta. alla lotta contro la tuhercolosi, che alimenta di continuo di invalidi le Casse di assicnrnzione. Anzi, può dirsi che, se - in Germania - fu possibile una cam– pagna intelligente e implacabile contro la tuberco– losi, se fu possibile arrestarne la marcia. lo si de\'e all'assicurazione-in\'alidità, che ha fornito i mezzi per la costruzione e l'esercizio dei sanatori popolari 1 per i sussidi alle famiglie e per tutte quelle altre armi scientifìche e finanziarie, che, nei paesi come l'lt.alia, sono riservate a. gruppi ristretti delle classi fortunate. Anche il rimborso clellc quote versate olfrì non indifferenti benefizi. In dodici nnni, alle assicurate che, per matrimonio, si ritirarono dal larnro sala– riato, si restituirono :12 milioni di risparmi. Undici milioni furono ridai.i allo famiglie dogli operai che non aveva.no a.vuto hcneficio alcuno dalla assicurn• zionc. A questo prnposito è bene rile\'arc una circostnnzn che motte in luce la necessiL't della ohhligatoriet:'t in fatto di assicurazione popolare. A Ile donne, che ces– sano di essere SfllarhLt€, è aperta. dalla leg~e. la via della assicurazione volontaria. Pochissime hl se– guono. La maggior parte - finito l'obbligo - riti– rano le somme accumulate, rientrando nel larg-o esercito di quelli che, con frase imaginifica. Luzzatti chiama " i pentiti della previdenza ,i· SPESE 0 1 ,\;\HIIXISTRAZIONK - 'J'utto questo g-rande edificio dell 1 assicurazio11e di invalidità funziona - bisogna dirlo - con tenue spesa e con scarso nu– mero di funzionari. lu ciò si deve vedere un fat.to generale ed uno locale; l'effetto di una organizza– zione g-randiosa, con intendimenti unitari, e l'elff'tto di quella meravigliosa disciplina del dovere, che fa del funzionario germanico il contrapposto del fun– zionario latino. Nei primi anni di esercizio, le spese di ammini– strazione furono pari al 5 ¾ delle entrate totali. Se si calcola l'alta quota delle ordinarie assicurazioni volontarie 1 org-anizzate con carattere di utilità gene· mie o di speculazione, si deduce che nessun'altra forma può vantare minor costo di esercizio. Le spese natmalmente ai accrebbero, di anno in anno, col moltiplicarsi dei controlli, col discentrarsi delle funzioni, ma non salirono al disopra di 75 cen• tcsimi per Assicurato e per anno. COSTO COMPLESSIVO DEI,l.',\SSICUH,\ZIO~E. - Se il costo dell'amministrazione è importante per giudi– care hl hontà dell 1 org-anismo creato, esso non ci dà che una minima idea di quello che l'assicurazione pesa sugli interessati. Di tre clementi si deve tener conto: quote degli operai - quote degli imprendi• tori - quote di integrazione dello Stato.

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