Critica Sociale - Anno XIX - n. 23 - 1 dicembre 1909

356 CRITICA SOCIALE questo Ministero, che con la sua stessa disinvoltura e coi salti acrobatici di indirizzo chiude la via a clihattiti sinceri, s1ippia il successore, chiunque sia, che noi YOgliamo la riforma trihutariai ma vogliamo anche la riforma sociale - scuole, banca del lavoro, pensioni - alle quali dessa è il mezzo. Uinscindibilità dell 1 una e delle altre riforme, ecco il Leit-motiv. Torniamo, o l!'ilippo 'l'urati, a martellare? Cll~\N'.l'k:CLt.:U. ltA ltEVA EltETTO~AltE Qualcuno dei nostri lettori più fedeli ricorderà forse un nostro articolo del 1° maggio 1908 (Critica Sociale, 1908, pag. 129) che, con lo stesso titolo del pr:eseote, constatato le rlifflcoltà pratiche che si opponevano ad una efficace propaganda per il suffragio universale, pro– poneva uu sistema intermedio che, connettendosi al gra– duale sviluppo dell'istruzione popolare e servendo ad esso di sprone, frattanto mettesse in valore elettomle tutti i maschi maggiorenni italiani cho sapessero effettivamente leggere e scrivere, realizzando così quello che sembra essere il programma implicito del nostro regime eletto– rale. Rilevammo nel successivo fascicolo come Ettore Ciccotti avesse, parecchio tempo prima, formulata un'i– dea a11aloga, in un piccolo disegno di legge, che ci era sfuggito o che avevamo dimenticato. Ed ora che Ettore Ciccotti 1·iprese e riportò effettiva– mente alla Camera il suo disegno di legge (svolto nella tornata 19 novembre), noi siamo lieti di riprodurlo, non soltanto a titolo dl documento, ma persuasi che esso debba interessare vivamente l'azione del partito. Invero, per quanto il principio del suffragio univer– sale sia stato formalmente inscritto dal Congresso di ~ 7 irenze nella piattaforma immediata del partito socialista benchè le illustrazioni che ne fece oralmente e in queste stesse colonne il Salvemini abbiano messe in luce vi– vida. la necessità di una tenace propaganda a suo favore, specialmente nei rapporti del problema meridionale, non perciò sparirono le difficoltà o le riluttanze che a questa. J)ropagande. ritardano Io slancio e l'efficacia. E intanto pare a noi opportunissimo che vi sia una piattarorma intermedia, la quale, mentre sta sulla via della maggiore piattaforma che chiameremo " estremi– sta ,,, e quindi non vi contraddice anzi ci avvicina ad esHa, può per altro - come una subordinata - richia– mare adesioni concrete, anche nei campi ove spesseggiauo i prudenti e gli indecisi, e la cui adozione o il cui ri– getto avranno un significato eloquentissimo, non solo per saggiare le tendenze profonde del Governo e del Parlamento, ma anche per caratterizzare, alla prova di un obbietto di vastissima portata com'è il regime elet– torale, l'anima. dei vart partiti, non esclusi quelli più o meno progressi vi o sedicenti popolari. Lo schema affacciato da.noi - senza formularlo in ar– ticoli - nel citato fascicolo della Critica era piì1 largo o radicale di quello di Ciccotti. Noi, infatti, propone– mmo una Usta desunta dall'anag1·afe, nella quale do– vessero trovarsi tutti i maschi maggiorenni, presu11ti per questo solo fatto elettori, e alla quale si sarebbe contrap– posta una lista degli esclusi, per indegnità., per condanne rnfferte, per analfabetismo comprovato, o dei sospesi (e quindi rivedibili) per le -stesse cagioni in quanto non msanaQili: rovesciavamo così 1 in certo qual modo, Po-– nere della. prova, e segnavamo l'esclusione dalla IJrima lista come di una nota d'infamia, che doveva servire di 8timolo a sfuggirvi. Il Ciccotti si contenta invece di una lista degli inscritti, a.Ila quale agevola p0rò i modi dell'iscrizione. Questo ca– rattere meno radicale dovrebbe rendere la sua proposta più accettabile anche negli ambienti conservatori; ad ogni modo, il progetto Ciccotti ha il vantaggio di essere stato già. formulato, presentato, e svolto alla Camera, ove il Governo ne consentì, con la consueta riserva, la presa in considerazione (1). Agli artiC'oli del progetto (N. 253), che riferiamo più sotto, facciamo precedere la Relazione del proponente. La C. S. ON0R•;vo1,1 Dl!:l'UTATI ! - La vita parlamentare attra– versa una crisi, che obbliga chiunque abbia - e anche chi non abbia - fede nell'avvenire del sistema parlamentare, a cercare cli migliorarlo, ricorrendo, sia pure a titolo di espèrimento, a tutto quanto possa giovare a renderlo più rispondente al suo scopo. E nulla può giovar tanto come il rendere il-Parla– mento più schietta e generalo emanazione del paese e più rispondente alla coscienza generale della nazione, con cui, così, pili dirtìcilmente verrebbe a trovarsi in dissidio. Nè, in alcun luogo, come da noi, in Italia, vi sarebbe, sotto questo rapporto, tanto da fare. Uu esame comunque fugge\'ole dell'ultima "Statistica delle elezioni. generali politiche alla .X..); IlI legislatura '" mentre <lesta perfino sorpresa, riesce triste, mostra.odo quanta piccola parte dei cittadini italiani concorra a costituire la rappresentanza politica nazionale. Di 33.911.468 abitanti, quanti ne indica il censimento del 1901 - e il numero ne è venuto appresso crescendo - solo 2.930.473 erano elettori nel I 908, cioè 1'8,64 °lo di tutta la popolazione, e il 33 1 6 °lo dei maschi maggio– renni, il cui numero ascenderebbe a 8.711.542. Di questi, nel 1909 1 banno votato I.842.187 elettori o sono toccati agli eletti 1.174.661 voti: gli eletti dei par– titi costituzionale e cattolico (ministeriali e di opposi– sizione) non riportarono più di 894.542 voti, mentre i soli ministeriali eletti non ebbero più di 753.085 voti C'l Più stridente, ancora, diviene il contrasto, se, invece della media generale del Regno, si scenda alla percen– tuale delle provincie o regioni e dei singoli Collegi. Allora da Oviglio e Cossato, che hanno 2'0 1 48 e 20,23 elettori per cento abitanti, si scende a 3,28 nel Collegio d'Iglesias, 3 1 26 in quello di Catania 1 °, s,10 a H.egalbuto, 2,84 a Bronte, 2,63 a Nicosia. La ragione di un così scarso numero di elettori - mentre restano, poi 1 sforniti del principale e fondamen– tale dei diritti politici tanti altri - è il diffuso analfa– betismo, ma non è questo aoltanto; vi concorre, in modo non indifferente, la procedura d'iscrizione nelle liete olettorali 1 che tal,·olta troppo richiede per vincere la biasimevole inerzia di cbi deve domandare il riconosci– mento del suo diritto elettorale, e, tal altra, anche con eottigllezze e cavlllazioni, si presta a invanire lo scopo stesso della legge. Infatti, non sempre la percentuale dogli elettori è in proporzione diretta con quella dei non analfabeti: per citare soltanto qualche esempio, a 'l'orino, a Roma, a .Milano, a Udine, a Bergamo la percentuale de' non anal– fabeti maggiorenni è, rispettivamente, di 88, di 62,1, dì 77,6, dì 75 1 4 1 di 80,7; e, invece 1 dove uua metà e dove un terzo soltanto di questa J)ercentuale sono iscritti nelle liste elettorali: il 32,7, il 21,10, il 30,S, il 31,1, il 31,5. (1) un sistema 11iì1 omplrloo, rrrn anello 11lì•sompl!co, J>or age\'olaro l'ostensione del voto a tutti gli Rlfabetl, potrebbe consistere nel rJstal)ll1mento puro o sempllco del famoso art 100, che am111eth,1\'a all'esercizio del voto chiunque avesse dato 11rova di saper lor.gore o scrl\'ero red!gendo di proprio p11gno la donurnda hrna11z1 a 11otalo. Temiamo che tale ml.snra - che è caldeggiato. dal nostro amico e ooJIA.borAtore lui;. t'erruoolo :-.lccollnl - eusoltcrcl>bo ,·1voobbtoz1on1, sia 1io1carattere transitorio che le era 111s1to,sia J)er gli abusi a cui vuole! abblA. dato luogo e che servirono di pretesto alla reazionaria revisiono delle Uste, ordinata dal Cr!SJI!, ridusse da tre a duo mll!Onl circa Il numero del nostri elettori. TuJ!twin 111 rammentiamo <1u\por la dlsouss!ono cui potrebbe utilmente dur luogo. (f) 1:UoU~ttcadelle e/ezionL (lenemli polil!c/1e a/lit XXIII LeqLsla– tm·a, Roma, 1909, o SCIIIAYI,\,: J'rogr(w1111i, voti ed e/etU nd comizi pollttc4 del 1909 (In TU.forma 11octa1e, VOI. xx, rr-.sc. S·4).

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