Critica Sociale - Anno XVIII - n. 6 - 16 marzo 1908

88 CRITICA SOCIALE di quel periodo di assoluta miseria, cho avea dato luogo all'agitazione del 1884. JJ Partito socinlista mantovano era vissulo in quasi perfetta concordia, e con quell'ardore giovanile e baldo ed anche un po' spensierato che <Ieriva dal dedicarsi prevalentemente a una funzione facile, allegra, e in cui i successi sono grandi e tangibili, qual è l'azione politica di propaganda e di conquista elettorale. Le persecuzioni del '94 e del '98 avean dato al mo• vimento quel pizzico di eroismo romantico, senza gravi conseguenze, che gli dava sapore J>iù gradito. . .. 'l'utto aduuque a.ndava benone nel migliore dei mondi possibili; tutti erano contenti, salvo una certa Demo– crazia sociale di )fantova città, Democrazia sui generis che ei seguiva zoppicando e piagnucolando e sgridan– doci perchò cammlnavamo troppo presto o perchè non volevamo farle li piacere di rinunciare a quella II lotta di classe ,,, che era quel!a che le im!)ediva di venira con noi: ma senza lasciar tuttavia di seguirci alla lon– tana, perchò con noi veniva il popolo delle campagne, o perdere questo 1 per essa 1 significava morire. Però il Socialismo mantovano portava in sè due gravi difetti d'origine, che dovevano esser i germi dei suoi mali avvenire: la esagerata prevalenza dell'azione po– litico-elettorale sull'economico-proletaria, conseguente– mente una compagine r.ou abbastanza il socialista 11 del• l'esercito suo. S'era rotto il ti.lo dell'organizzazione economica, sba– ragliata o abortita collo aciopero del 188-1prima, col fallimento delle Cooperative di la,·oro poi, e dispersa ancora con lo scioglimento crispino del 1894.La reazione governatin del periodo 1894-1900 avea contribuito a convergere tutte le energie \'erso la forma che pareva più necessaria e meno pericolosa. I a giovani" socialisti cui più volto abbiamo accennato, teorici più che pratici per loro natura, e per le condizioni dell'ambiente, in cui occorr0\13.combattere, con pensiero netto e preciso, una tradizione conrusionari11 1 s'erano dati preminente– mente a. una affermazione e a una propalar.ione di for– mule1 1>iuttostochò alla organizzazione dei lavoratori. Enrico Ferri infine, \'Cnuto el socialismo da una specie di il democro.zla scientifica,,, con una fiducia subletti,•a ed immensa nell'efficacia della propaganda cattedratica 1 dava l'esempio potentemente suggestivo della u predi• cazioue ,, socialista. Ne venne che il concetto di una "coscienza,, socia.• lista, che si forma per acquisizioni e persuasioni cere– brali più ohe per esercizi e per ratto di solidarietà e di lotta economica; l'abitudine di misurare il diffondersi dell'idea e della coscienza socialista dalla folla dei Co– mizi, dal numero riegli inscritti, dall'entusiasmo delle assemblee, dalla cifra dei voti elettoralì 1 anziebè da tant'altre cose più solide - come gli elenchi delle Leghe, il livello delle tariffe e degli orari 1 la forza delle Cm1se proletarie - presero il primo posto nella conce– zione e nella direzione del movimento. La dottrina - o la pseudo-dottrina -, la cattedra, la' tribuna, la paroln, la predica, l'adesione mentale, li commovimento, li voto, l'applnuso 1 tutte le cose più vaghe, pilt nrtlflciali 1 più facili, più imponderabili 1 più false talvolta, divennero il termometro preseoehè unico dei aocialistl. Capire il socialiamo, volare per esso 1 due atti impor– tanti, ma parziali, ma primordiali della milizia socia– lista, assursero a dignità di intera vita pel socialismo. Chi legge (e la CriticU ha lettori d'ogni parte della penisola) dica se purtroppo, in rorme diverse, questo ratto non sia la storia di molto parti d'Italia. Nel Man– tovano, per una confluenza d'elementi diversi, dei quali tutti Biamo un po' responsabili, compreso io che scrivo, il fenomeno assunse gravità più rata.le. . . . Questa scarsa atti\'ità. del movimento di organizza– zione economica, la m1rncanza quasi assolutm. di istitu– zioni proletarie e di Cooperativo di consumo, recero sl che restassero o venissero con noi molti elementi il cui posto non era certo nelle nostre file. Proprietari campagnoli medi e piccoli, commercianti e boltegai, gente ohe nel Reggiano 1 grazie al vaglio po– tente dell'umile organizzazione economica di consumo e di lavoro, va nelle schiere del nostri nemici, nel Man• tovano ven11ero ad impinguare e ad appesantire il no– stro partito. Abblamo già detto come la J>ropaganda teorico-de– scrittiva del soeialjsmo da un lato, e democraticamente antigovcrnlsta o antitassatrice dall'altro, di Ferri e del 11uoiseguaci, attirnsrn a noi una quantità di genta.1-ella, che può, al più, al pil1 1 essere alla coda del nostro mo– vimeuto, o ohe nel Mantonno, "icever.m, .aveva preso la testa. Eran costoro, quasi dovunque, semi u signoretti II di campagna, quelli che il nostro popolo chiama " mezze calzette m o esercenti o 11tudenti bocciati o borghesucci malcontenti, che formavano la maggioranza 1 o quanto meno lo Stato maggiore, dei nostri Circoli socialisti. Eron co11toroche, quando addirittt1ra non vedevano il Socialismo corno un movimento antigovernativo cos\ come lo vede un contribuente qualsiasi, lo vedevano come un mo,•imento cl 1 idee 1 non mai come un fenomeno d'interessi e cliazioni proletarie. Eran costoro ohe, leggiuc– chiaurlo male e intendendo peggio le formule del Socia• lismo, e abbracciandole con l'ilSsolutismo orgoglioso di una settarietà ehio~Mtica, si tenevano alla larga dai lavoratori, convinti che co~loro non potessero "inten– dere ,, le teorie socialiste. .l\lasollo di questo, in parte sincero, disdegno di pseudo– intellettuall1 c'era una rogic,ne e un dissidio forse incon• saputo d'interossl. Quella gente, che costitul\•a o guiriava I Circoli politici, era distante, era di\•eraa, talora era opposta, economicamente, ai lavoratori 1 ai contadini, al braccianti, agli operai. Non Il II sentiva" non li ama\•a, spesso istintivamente li odiava: comunque 1 li considerava come razza inferiore, cui era pericoloso chiamar partecipe alla celebrazione riel rito socialista, perchò pote\'ano non intenderlo se– condo li testo dei sacri Evangeli e profanarlo. Co,\ nccadde (e lo vedremo fra breve) che il mcvi mento delle Leghe di contadini, sorto, o risorto che dir ,1 voglia, dopo il 1900 1 non ebbe mai l'adesione veramente simpatica e atti\'a dei Circoli socialisti, anzi ne ebbe un 1 ostilità mal celata. E quando Arturo Labriola 1 circa il 1903, uscì a cosparger di commiserazione e cli riso le torf'.!e del II contadiname,, in cui j riformisti vedevano gli embrioni ed I nuclei d'un vero rinascimento prole– tario1 i Cireoli, psicologicamente preparati dalla tradi– zione ferriana, gli batterono le mani e furon felici e superbi che un clottrimirio di ta11ta forza desse una sanatori[l alla loro inerzia e un alibi-alle loro colpe. DI questo ratto, eminentemente caratteristico per la storia del movimento non pur montovano ma italiano (nel lilezzogiorno tal fenomeno chi sa quanto sia diffuso?), Jvanoe Bonomi 1 sul finire del 1903,raceva cenno in queste pagine stesse, notando come il divario fra mo\'imento

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