Critica Sociale - Anno XVIII - n. 6 - 16 marzo 1908

CRl1'[CA SOCIALE 85 della regione adriatica, e anche come il miraggio rispec– chiante la tendenza ad allargare la cerchia dei propri nomini da parte dell'Italia monarchica e militarista . .T fnttori economici insomma, stanno contro le tendenze nazionalistiche e annessionistiche, e sempre più avvin– cono 'l'rieste e l'avvenire dei suoi commerci ai pae:ii in– terni dell'Austria. E, flnalmente, codesto richiamo storico vale a di– mostrare l'inarrestabile pro'gresso della stirpe italiana, l'dccrescimento della popolazione, il diffondersi vitto– rioso della nostra lingua. Infatti 1 dalla. dedizione ad oggi, quale enorme, gigantesco sviluppo non ha avuto la nazionalità italiana, malgrado i torbidi periodi sto– rici attraversati! Dove prima era un pugno di pesca– tori e di aV\'enturieri, una povera e disperata colonia di gente di mare, vediamo ora un blocco potente di uomini, di interessi, cii costumi italiani, che documen– tano l'ineluttabilità. dello sviluppo libero e completo che ogni nazionalità vuole e riesce a raggiungere. E la lingua? Come mai, quando non esiste,·ano le varie società nazionalistiche a diffondere la cultura ele• men tare e superiore, quando non soltanto era scono · sciuta la Dante Alighieri, ma lo stesso Grande Italiano era a~solutarnente ignorato, come mai la lingua nostra, lungi dal perdere terreno nell'uso comune delle popo– lazioni del litorale, si è diffusa presso altre stirpi, si è arricchita, migliorata 1 rafforzata, imponendosi alla grande maKgioranza della popolazione? Egli è che essa possiede virtù che la rendono superiore alle lingue concorrenti; egli è che le esigenze economiche fecero e fanno sì, che è indispensabile parlarla a chi vuol conservare rapporti commerciali col pubblico, a chi pretende avviarsi alle carriere industriali, a chi domanda occupazioni ed im– pieghi. Lo sloveno, infatti, che vive e lavora nelle cam• pagoe dei territorio del Carso, se vuole smerciare i suoi prodotti agricoli nel mercato della città, deve espri– mersi nell'idioma pili comunemente usato. E, questo es– sendo l'armonioso e blando dialetto veneto, tutti gli sloveni parlano ed intendono perfettamente il dialetto veneto, e lo adoperano senza correre perciò il rischio di italianizzarsi. Ed è qui l'errore capitale del nazio– nalismo in genere, sia esso italiano, sloveno o croato: di credere che la forza di una nazionalità consista tutta nella possibilità di corrompere e sottomettere la nazionalità vicina; di fare di quella una rivale, una concorrente, una nemica, che deve esrnre perciò solo odiata, combattuta, temuta; di elevare a precetto im– mutabile della condotta dei singoli come delle folle la sopraffazione. È questo immorale, stupido, assurdo cri– terio del predominio, della tirannia. Dove gli italiani sono maggioranza, delJono trattare gli sloveni come bar– bari, come selvaggi, ai quali si nega ogui diritto, anche quello dell'esistenza come nazionalità; e dove gli slo– veni prevalgono per numero e per forza economica, fanno altrettanto. Cosl vedete il nazionalismo - o meglio il partito na• zionale - rovinare anche le iniziative migliori e più lodevoli, come ad esempio la scuola. Il criterio che guida i nazionalisti nel diffondere le scuole italiane è quanto di più grottesco si possa immaginare. Non si dlce: tCerchiamo di istruire i nostri connazionali, di to– glierli dalle condizioni di abbrutimento e di sogge– zione in c11isi trovano, qui del vizio, là dell,igaoranza; dell'alcool che rode le viscere a.I proletariato di città, o del narcotico clericale che imbecillisce le plebi di campagna. Niente di tutto ciò. .Appena si può, si cerca di aprire una. scuola popolare, magari in pieno territorio sloveno, per attrarre in essa i fanciulli sloveni, e italianizzarli con codesto procedimento. Avviene tal– volta che la scuola è frequentata da pochi ragazzi (per– chè, uguale concetto predominando tra il nazionalismo sloveno, que9to si farà subito un dovere di bandire la crociata contro la nuo,·a scunla) 1 I più vicini, i più ignari di lotte naziouali, quelli che accettano la istruzione come un dovere, senza guardare ai fini che ne giustifi– cano l'offerta. Quando banno imparato a leggere e a scrivere italiano - coi programmi, beninteso, approvati dall'autorità governativa, che sono uguali nella scelta. delle materie -· sono padroni di una lingua di più, ma. essi restano e resteranno sloveni nelle teodcnze 1 nei costumi, nell'anima, in tutto; e intanto l'italiano anal– fabeta e superstizioso rimarrà tale 1 senza che giungano ad esso gli aiuti della nazionalità fatta partito. [nsomma il nazionalismo ò animato nella sua opera da un concetto - eminentemente borghese e capitali– stico - di sopraffaz,oue, di concorrenza, di predominio. E, badando più all'apparenza che alla sostanza, si illude di poter estendere l'inflttenza della propria stirpe con codesti metodi, che sarebbero ca.usa di permanente con• flitto, se le popolazioni operaie di ogni stirpe, nel loro profondo buon senso, non abbandonassero piano piano gli uni e gli altri, dimostrando così d'aver imparato a conoscere i loro intrighi e le loro macchioazioni. "/* Recentemente avvennero io Italia alcune delle solite innocentissime dimostrazioni studentesche per la Uni - versità ltaliana, che presto o tardi dovrà pur conce– dersi al popolo italiano 1 per fornirgli i mezzi della sua. cultura, come dice l'apposito par:igrafo della costituzione, e che forse si avrebbe già, se i clericali e i naziona– listi italin.ni non ne avessero - essi stessi - pregiudi– cato, col loro equivoco contegno, l'istituzione. Orbene, vi è stato un professore - e non degli ultimi - il quale, nel comizio universitario tenutosi a .Bologna, ha ridotto il problema dellanazionalità.dellallonarchia a questi minimisslmi termini: Si tratta - esclamò il nostro profe9sore fra il plauso frenetico della studen– tesca - di poter dire .lfadre invece di Muller, sì in\·ece di ja. Più semplice di così non potrebbe essorc. Quel profùssore illustre non sapeva neanche che Il contrasto di stirpe, se si S\'Olge tra tedeschi e italiani nel 'l'rcn– tiuo (e anche qui è molto meno irrimediabile di quel che sembra 1 avendo le due stirpi diversi e di-.tinli ter– ritori sui quali cre'lcere), nolle tre provincie del litorale ~ Gradisca o Gorizia, Trieste ed Istria - riguarda esclu– sivamente italiani e slavi. Ora, l'ignoranza del profos– sore ricordato è indice della enorme confusione che sl fa nella testa ctella gente quando si viene a. discutere il cosldetto problema delle terre irredente. Si ignorano e si vogliono ignorare le condizioni di fatto. R sono que~te: Nello provincie del litorale abbiamo due razze ugualmente malcontente del Governo centrale; che vi– vono da secoli in condizioni di vicinato; che sono quasi uguali di numero (la prevalenza, italiana di Trieste è tosto controbilanciata dalla prevalenza slovena del Go– rizia.no , e da quella sloveno-croata dell'Istria); che hanno (si parla specialmente della classe operaia) interesse entrambe a vivere in perfetta armonia, cer– cando di contemperare in un tratta.mento cli tolleranza reciproca le a!lprezze dei vari temperamenti; che vanno sempre più avvicinandosi a que!lto concetto di tolleranza. perchè sentono che sta in ciò soltanto la forza e l'av– venire dl ciascuna stirpe; che devono affidare alla cul– tura, alla. elevazione economica di tutte le classi sociali

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