Critica Sociale - Anno XVIII - n. 6 - 16 marzo 1908

CRITICASOCIALE 83 ,,ano parergli persino un po' ciniche. Che di monu– menti, boria, del passato, c'è anche troppa dovizia in Italia.; che tl'Oppo difficilmente il proletariato, che legge così poco e così male e mul riesce a sor– reggere, col sudato soldino, i suoi magg-iol'i giornali, affermazìoni quotidiane e ventilabri indefcsisi del suo pensiero e del suo diritto, troppo difficilmente avrebbe anche potuto comporre monumento degno dell'uomo e degno dell'idea; che non era il caso di1Vvero di aggiungere un meschino simulacro o una misera lapide ai troppi che g·Ht ingombrano Homa e, dopo la chia::;sata. inaugurale, appena attragg-0110 lo :-.guardo svogliato dei turi:;ti distrntti.. .. e via via, lo mille ra~ioni, i mille argomenti che consii;liano 1 noi stan– chi forse e delusi, a 11011 fare, a non tentare ... l•:p1rnrc, "'è un monumento che il partito socialista dovrehbe a Edmondo De Amicis. ~gli fu, nelht f.tse isocialisra, quel mede1Si1110, senzn ~oluzionc di continuo, che era. stato nelle precedenti fasi della sua carriern: un educatore elci semplici 1 un sobillatore raffìnuto dei sentimenti mig-liori nelle moltitudini, un clirozzotoi-c del gusto, il solerte se– minatore di quella sana o profond,1, senza che troppo ne abbia Paria 1 filoRofin della \'ita, che è fatta d'un \'ivacc umorismo temperato di pianto. S<' è falso ch'egli rosse soltanto un sentimc11tale o un letter,,to del socialismo i so come noi no fummo testimoni dal giorno che, co111 1 egli diceva, trovò 110ll0 pu– giue di questa Rivista, o, come è per fermo più vero, trovò nel suo gran cuore la 1:1pintadecisiva a ,·olerBi impadronire della verità sochilista, pochi furono, an– che fra i militanti pii1 noti, che insistessero quanto lui sui libri e sui documenti che di quella "erifo danno la prova economica, la formuhL scientifica schematizzata; certo è che da quel hnga~lio di dot• tl"ina oh 1 ei fece proprio, e si riflette nitidissimo in tante sue pagilrn, uua cosa sopratutto ei ritrasse : un bisogno d1 fondel'O quel sociulismo e quella pro– paganda in una prop~\ganda cli coltura più "asta; di effonderli, per le \'ie dell'arte, nel pensiero largo del popolo. l~gli non credeYa al socialismo seccamente econo– mico, al fatale socinli1m10 degli ebeti, dei selvaggi, degli analfabeti: ma intendevfl a pianhtrlo nell'uomo. l~ sentiva come aver "degli uomini "' non dei servi o dei bruti, fosse la prima condizione d'ogni nostro successo. Così fu cristiano, senza dogmi, e maestro, nel senso più nobile e più vero dell'augusto voca– bolo. g i suoi libri fecero più, per la coltura dei moltissimi, che non facciano cento mila scuole nei Comuni d'ftalia. Può esso dire - u111~mano sulla coscienza! - il partito socialista ituliauo, di a.\"er ma.i pl'Ofessato e praticato, Yerso quelli che sono o debbono essere i militi suoi, quell'ardente affetto alla coltura, che il De .\ micia professò e praticò con tutt1L l'opera sua? Or questo sarebbe il degno, il solo monumento, che i socialisti d'ltali:,, che tutti i proletari organizzati e coscienti, J)()lreubero e tlovrebùero elevare al com– pagno che fu. Pongano essi, non soltanto sulliL carta. dei loro programmi, ma. in cima al lorn pensiero e alla cotidiana opera loro, il culto, l'ardore della diffusione della scuoi!\.. gsigano, in ogni luogo cl'l"ta– lia, che le lej?gi sulla istruzione sil:uto osservate, che la casa della scuola sia la nuova Chiesa e più vcrn, che il maestro ne diveng,L il sacer dote 1>iù alto 1 pili efficace, pili rispettato; voglio.no , preten– dano, Bappiano ottenere dovunque che il capitolo dell'istruzione sia il pili pingue del hihu1cio comu• nale, ciel bilancio JJl'Ovincinlt:!; persuadano i lavora– tori pii, incolti che la scuola - popolare, serale, festiva - tlev'eRserc Porgoglio d'ogni umano aggn.~– gato ch•ile, che la leva scolastica, di cui troppi sono i riformati, è più zmcra di quelht militare, e che il pane dell'intelligenza, sti 1:1pesso ci 111·ocuru.meno a,•iHO quello dello stomaco, sempre vale anche più di questo. l"oi 1·illetta110 elle la scuola è esi,1111tet1saun in– gunno, che essa è un tradimento, ise, l'igettando 1 dopo tre, quattro anni, i fanciulli contadini e operai sulla. via polverosa cd arsa della \'ita proletaria. ,,e li abbandona d 1 un tratto e lascia. che la piccola aiuola fiorita delle 1>rime nozioni, pcuetrnte nei teneri cervelli, \'Cn~ii adusta dal solleone 1 invasa. e devustata dalle ortiche e dagli sterpi. Ofrni lotta economica, ogni sudata co114uistu sulle avurc mcr• cedi, sui prnlissi oral'i di lavoro questa stessa lCf!ge recente, che impone una so:,ltt sdtimanale alla fatic·a salariata tutto volgano a un elevamento intellettuale di so stessi. delle loro famiglie, dei loro compagni: li contendano, nell'ozio ;nrndngnato a prezzo cli sudore e che dovrebb 1 csscre vita, all'infin– g1u·th1ggine vuota, ttll'ehetudine sciocca della chie:,a, del s:1grato, dellu tavenw. Creino dO\'Unq11e è pus• sibilo (e lo è quasi cl11ppcrtutto 1 con u111ilissimi mezzi) un ritrovo per i;è, poi compagni, per le famiglie, dove ogni svago si associ a una 1>rop11gundadi ele– mentare coltura. Sull1esempio di quanto si è fatto - con i;uccesso mera\•iglioso nella nostra Milano, in città cd in provincia, fondino ovunque, con quei metodi e mezzi che già delineammo in queste pagine e che ancora, qui od 1:dtrorn, verremo illustrundo popo– lannente, una Biblioteca popolare circolante, che invogli e educhi alla letturn costaute, all'esercizio fecondo del pensiero, prima i più alucri e svegli, poi, Yia ,·ia, per contagio, per emulazioue necessaria, h\ popolazione tutta quanta. 1,; ulli11oi110 nel primo 1:11!Rffale i lihri del compagno perduto, e in:scrivano sulla porta di quelle case del libro il nome augurnle e curo di Edmondo Dc Amicis! Sorgerà, da quegli sparsi focolai della prima col– turn popolare - dove la parola scritta dell'autore e quella parlata del maestro, del conferenziere, cen– tuplicheranno cli valore nell'intreccio reciproco; dove si foranno ~li italiani, si raranno gli uomini - sor– gerì1, per forzt\ di cose, la Federuzione italiana della coltura popolare; e terrà i propri Con~ressi, e st.imolel'it o sostituirà, ~e occone 1 l'azione monca dello 8tA.to e degli enti locali; ed effettuerà. nelle cose, sul terreno saldo, quel i- patto di luce "' che altri divinò e vagheggiò nell'empireo dell'astrazione. Questo sarà. il monumento che l•Mmondo nostro ha meritato quello che la sua memoria attende e sospira. J\h4 per questo, per gittarne le basi, anche u,rn rinunzia è necessaria, che a parecchi parrà più dura della stessa fatica. Lu casa della coltura J)l'Oietaria non dev 1 essere in verun modo confessionale non dev 1 es1:-ierequindi neppul'C casa sociEdistn. Essa devo attr;\rre a sè aiuti, simpatie, ficlucin, dt1 ogui classe, da ogni fede, da ogni partito. Siano pure i socialisti i piì1 alacri a rizzarne le mura - non vi banno t>ssi il piì.1 vitale interesse'! - ma rinunci 110, in questa opera, alla Ci\'etteria della rossa cravatta svolazzante. Se il socialismo, com'io penso, fioril·à anche in essa e cl<l essa, sin soltanto u. travc1·so e in virtì1 della coltura piì1 nutrita, della accresciub\ umanitù \le' suoi frequentatori. Così come il socialii,mo fiorì nel pensiero e dal pensiero di F.dmondo Dc Amicis: thc fu nostro, e rimase di tutti. li'1Lll'l'0 '_l'l'HA'l'1. .li prossimi numeri: Socialismo idealistico di J.:. M.\Kt 11101.1. Ottimismo sperimentale cli i,;, B~:1tTAt<Ut 1. Critica dogmatica e c1·itica scientifica. di J,'_ Bo• F1.

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