Critica Sociale - Anno XVII - n. 11 - 1 giugno 1907

164 CRITICA SOCIALE fossero troppo vigilate, ispezionate e, per così dire, ga. rautite dallo Stato. Un Commissario di P. S. - ogni tanto, per certi reati - basterebbe a mantenerle nei limiti dell'onesto. Per l'utile dovrebbero essere lasciate allo sbaraglio della stima del u mercato,,; anzi io vor– rei che fossero autorizzate a dare diplomi, perchè son persuaso che, dopo dieci anni, questi sarebbero così deprezzati, che non i massoni, ma i cattolici stessi an– drebbero a chiudere le dannose scuole. E, se non accadesse, il torto sarebbe nostro, della liCuola..... laica, che non può difendersi se non cosi: mostrandosi la migliore. ENRICO CARRARA. LDHIFOHMD DELLA BUHOCHDZID TI vasto problema di una rirorrna della burocrazia, che fin qui era stato preso in esame solo frammen• tariamente per alcune categorie di funzionari 1 pare che ormai s'imponga all'attenzione del pubblico in tutta la sua pienezza. Il merito, in i~pecial modo, spetta agli on. Sacchi, Turati e agli altri pochi che ànno presentato all'uopo (ci si passi la grave espressione burocratica; ma siamo in materia!) una apposita mozione al Governo di S. E. Ginìitti; e, se questi, da bravo ex-funzio– nario, s'è affrettato a far capire che metterà la pra• tica agli atti, ciò non vuol dire che la questione sia già. morta e sepolta. Tutto sta che gli interessati - e non sono pochi nè di poco peso nella bilancia di una politica., come la nostra, imperniata sull'oppor• tunismo e vacillante a ogni pili mite aria di fronda - la vogliano e la sappiano tenere in vita. Ora, uno dei modi migliori 1>erfar ciò è quello di studiare la questione e di sviscerarla, come in parte, e modestamente, cercheremo di far noi col presente articolo e con quelli che eveutua.lmente (altra pa– rola cara ai burocratici) ritenessimo di far seguire. Intanto possiamo subito affermare che essa ò stata egregiamente impostata nella suddetta mozione, in quanto vi ò esplicito il concetto che per migliora– mento della burocrazia non si deve intendere (come purtroppo intendono molti e come fin qui, nelle sue parziali e monche riforme, ha inteso lo stesso Go– verno) il solo aumento degli stipendi (o peggio degli organici) dei funzionari; ma tutto un diverso, più razionale e più economico ordinamento degli organi amministrativi, il quale renda quest'ultimi meno co– stosi e pii1 proficui per tutti i cittadini, oltre e prima che più redditizi per gli impiegati. Il concetto fu bene accolto dalla stampa non le– gata a vincoli ministeriali, come quello che risponde, non a particolari dcsiderì o aspirazioni, ma a un bisogno universalmente sentito. E anche gli impie– gati - i quali, del resto, furono i primi, per mezzo della loro Confederazione, a impostare la questione nel modo accennato - sono ormai fermamente con– vinti che, solo compenetrando nell'interesse generale i loro interessi, potranno reclamare a fronte alta il riconoscimento dei propri diritti e sperare in una eicura vittoria. " L'aumento degli stipendi" - scriveva nel Messag– gero del 13 maggio c. a. Meuccio Ruini, uno dei pii1 intelligenti fra gl'impiegati delle Amministrazioni centrali - necessariamente richiama la. contempo– ranea riforma dell'ordinamento amministrativo. An– dare avanti con piccole modificazioni a spizzico, coi ritocchi (aperti o velati) degli organici, senza un criterio unitario e direttivo, può riuscir pericoloso all'erario, e non far conseguire alla classe deg1i im– piegati quella soddisfazione in un più agiato assetto, nel quale ha diritto di riposare. 71 Tutto sta ora a. vedere in che debba consistere la riforma dell'ordinamento amministrativo. li problema è arduo e complesso, e richiede lungo studio e grande amore Però non è chi non sappia - anche a.vendo una su• perficiale pratica del modo come funzionano i nostri ingranaggi amministrativi - che essi sono pesanti o farraginosi e che il primo rimedio di cui ànno estremo bisogno è quello d'una razionale semplifi– cazione. E la semplificazione deve essere nel numero degli uffici, delle funzioni e, sopratutto, nel numero dei funzionari. Finora, con lo stesso identico criterio con cui - ad esempio - si sono in tanti casi ordinati milioni e milioni di opere pubbliche, magari inutili, per se– condare interessi particolari o, nella migliore delle ipotesi, per dar lavoro alla classe operaia e prevenire disordini; così si sono accresciuti gli impieghi e resi idropici gli organici, non per necessità di cose, ma per necessità di persone. E ciò non solo quando si siano voluti compiere veri e propri favoritismi (il che ci piacerebhe dire .....ma non possiamo - costituisca una rara eccezione), ma tutte le volte in cui si sia cercato apportare un giusto miglioramento nelle con– dizioni degli impiegati. Il difetto, come ognuno sa, sta nel manego, cioè nel sistema degli organici chiusi, i quali fanno dipen– dere la carriera, e quindi la vita, degli impiegati dalla carriera e dalla vita dei loro colleghi più an– ziani. Ora, quando questi non si decidono a invee· chiare con un po' di sollecitudine o a mettersi in qualsivoglia modo in condizioni da essere collocati a riposo, le promozioni si arrestano e non rimangono <ihe i magri, lenti e limitati sessenni. E allora, che, provvidenzialmente, entrano sempre o quasi sempre in ballo le esigenze del servizio, lo sviluppo dei pubblici affari, la necessità di mettere in grado l'.A.m• ministrazione di corrispondere ai crescenti bisogni del paese; il che, tradotto in moneta spicciola, signi• fica il bisogno, la necessità, l'esigenza di accrescere dei posti e di ampliare gli organici. E quando, finalmente, dopo infinite pressioni sul Governo e sul Parlamento, l'organico nuovo è otte– nuto .... si ricomincia da capo. Sicut·o; percbè gli organici non possono esistere che a patto di crescere e svilupparsi, al pari di ogni altro organismo. Infatti; ogni nuova riforma, ci'>è ogni successivo ampliamento dei ruoli, quando non si limiti alla hase (il che - naturalmente - ac– cade ben di rado), à per unica conseguenza quella di riempire di forze giovani e fresche anche le piil alte file dell'Amministrazione; ma tali forze, appunto 1>orchò giovani e fresche, restano più a lungo sul ca.m1>0 senza bisogno di essere sostituite nei succes– sivi gradi e n(llle successive classi dai combattenti ancora più giovani; sicchè nuovo ristagno nelle pro– mozioni e altra necessità di più ampi organici; ne– cessità., ben s'intende, che trova sempre modo di basarsi sulle cresciute, imprescindibili.. .. esigenze del servizio. Così, per questa via, con questo metodo, la buro– crazia si è resa idropica, e, ct·(l:dendo di giovare a se stessa, à fatto il suo danno. Difatti, poichè ogni bel gioco non può che durar poco, o quello degli orga• nici trova, a un tratto, barriere insormontabili nelle ferree leggi del bilancio, presto si arriva a un punto in cui le promozioni non vengono e i posti non crescono. :rn allora? Allora, siccome le esigenze della vita. privata - molto più reali di quelle dei servizi pubblici - mettono a dura prova le finanze ùei poveri travet, essi chiedono ad alta voce un provvedimento radi– cale: l'aumento di tutti gli stipendi. Ma, purtroppo, tra il chiedere e l'avere ci sono di mezzo molte cose, e l'aumento degli stipendi, giustissimo in sè, dato il

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