Critica Sociale - Anno XVII - n. 11 - 1 giugno 1907

172 CRITICA SOCIALE Un " italiano ,, di meno! Un cliente del delegato Pe– trosino eseguito come un numero di caffè-concerto .... E la vergogna dura! Oiacchè in Italia nessuno pensa a porre un argine a tanta infamia: a proporre una restrizione se,·era alla libert.à. sino ad oggi goduta dai nostri delinquenti desi– derosi d'emigrare, a proporre l'istituzione di Uffici spe– ciali di collocamento e di protezione per gli italiani1 a propone l'apertura di scuole italiane e di Circoli edu• cativi all'estero e di Uffici d'anagrafe allo scopo d'a,·ere un elenco preciso degli emigrati.. .. Sono quisquilie. La Camera italiana ha ben altri gravi argomenti da trattare. Urge, infatti, provvedere al trasloco del vicepretore di Roccacannuccia .... Oott. El'TORE 8AYAONONE. LA !'ONTEDELPROrITTO Quali sforzi siano stati compiuti dagli economisti liberali e ottimisti per rintracciare le origini del profitto capitalistico (inteso come quota-parte di :ic– chezza che nel processo di distribuzione tocca al1'1m– prenditore), si può apprendere .Jeg.gendo il libr? po– lemico di Achille Loria, 1Lcapitalismo e la scienza. Ma pare che codesti sforzi abbiano approd~to a be~ scarso risultamento, secondo lo stesso avviso degli apologisti dell'odierno ordinamento sociale, se un economista nostrano, Emilio Cossa, regio professore d'Uniyersità, si crede autorizzato a scrivere (1) ~he " coloro, i quali hanno studiata ed espost3: la teonca del profitto, ne hanno dato fi?o ad ~ra, circa la sua fonte, una spiegazione molto 111suf6c1ente ,,. Il _Cossa pertanto si accinge, per suo con_to, a scoprir~ ed esplorare le origini del fiume maliardo e m1s.ter10s0 che si noma profitto, e che nel suo corso rapmatore e nelle fluenti sabbie trascina Yorticosamente innu– mereYoli pagliuzze d'oro. A parere dello scrittore in parola, la sorgente del profitto è indipendente e separata da quell~ del. s~• lario· il profi.tto non è affatto una quota. 11leg1tt1- mam~nte preleYata sulla rimunerazione dovuta al lavoro· " esso rimane in ogni caso il compenso per l'incre,~iento di utilità ritratto dall'esercizio econo– mico della produzione e rimunera il lavoro 'd'im– pianto, di direzione e di amministrazione dell'azienda e l'impiego del capitale fatto in essa ,,. Per pl'Ova:re l'ftssuuto, il Cossa dice di partire dal fenomeno fisico della produzione "dall'analisi di ciò che esattamente rappresenht l'esPr.essione prodotto del lavoro in quanto è il risultato della funzione fisica compiuta dall'o• peraio ,,. In altri termini: " la questione sta. tutta nel risalire al fenomeno lavoro come esso s1 pre– senta) nella sua irreducibile semplicità, là. dove_ha principio il suo passaggio, come oggetto d'mdagme, dalle scienze fisiche e chimiche all'Economia politica, e nel presentare la domanda se il lavoro dell'uomo in generale può dare ai suoi prodotti delle quàlità e predisporre quinrli delle utiutà e dei valori 1 che non siano già latenti nelle materie e nelle forze che servono alla loro produzione u· E la risposta decisa– mente negativa del Cossa - che, per rompere la tetraggine di quella dismal sc-ience che è l1Economia 1 deve dilettarsi di scienze naturali - è fornita dagli stessi principi delle scienze fisico•chimiche, i quali insegnano che il lavoro dell'uomo, " in quanto è esplicazione di forza nenosa e muscolare, non è che, (I) Gionwlt degli, tco11omisll- Gennaio 19-07. • L'l11esist.:11,w di p/11s- va1ort 1,e/ fcworo e la fo11te ctel p1·0111to, 11ror. t:. Cossn. I un piccolissimo anello nel mer~viglioso lavor? dell'u– niverso e si risolve esso pure lll una semplice tra• sfonnazione di e11err1ici ,,. . . Gli economisti devono ben r1ch1amare alla loro memoria e rinfrancare in quella degli altri cotesti orincipi fisico-chimici e porre come punto di par– tenza alle loro conclusioni che: " se le correnti d'aria e d;acqua che agevolano lo sforzo mus?olare dell'uo– mo riproducono esattamente le e1~erg1e del cal~re solare da cui furono generate; s~ .il car~o°: f~ss1le, oggidì generalmente usato a scopi rndustr1all, cla_una forza corrispondente in misura esatta alla fraz!one di forza solare che gli è spettata nella vegetazione delle piante di cui faceva parte; se le macchine ri– pL·oducono un lavoro che è esattamente ~guale e .co1~– trario a quello posto nella loro costruzwne ed e. vi– sibilmente contrassegnato dal logorio da esse subito j anche l'uomo, in quanto espli~a la_ propria fo~za nel'Yosa e muscolare, riproduce m misura esatta le– nergia potem'.iale contenuta nelle materie_ che ser– yono alla sua esistenza, e non può comp1~re null~ che non sia una derivazione da quella; egll non puo che porre dei legami fra i fenomeni . della natura, valendosi di un dato circolo di materia e svolgendo un circolo di energia, in essa latente, che è la con– tropartita fedele di un tale circolo di materia; non può che equilibrare le forze che v.isi cont~n~ono; n~n può cioè consumare alcuna energia che ~li sia propna e dare fisicame!lte un sopi·evlavoro, ossia un prodotto al di là di quello che è contenuto come forza latente nei materiali che gli mantengono l'esistenza; il suo lavoro dà sempre un risultato, il quale non è altro che la differenza tra le forze attive derivate clai mezzi di esistenza e quelle oppost.e delfa natura: è sempre e semplicemente uno spostamento, una suc– cessione di uno stato che già lo precede, di una ener– gia che, svanita sotto una forma, ricompare sotto un'alfra Posta J~ questione della produttività fisica ed eco– nomica del lavoro in questi termini naturali,, si de– duce che il lavoro dell'operaio non dà.potenzialmente ai prodotti un valore superiore a quello che ha com– plessivamente consumato nella loro produzione e a quello che possa eventualmente provenire dalle sue qualità intellettive e dalle sue cognizioni tecniche speciali. Falsa perciò è la credenza di un plus-valore prelevato sul salario. L'operaio non è che un puro strumento il quale trasforma macchinalmente dell'e• nero-in se~ondo un piano prestabilito dall'imprendi• tor:; ~gli non è un creatore di VCf'lOr~,: al capita– lista soltanto spetta l'incremento di ut1htà, e a tale incremento è affatto estranea la persona che esegue fisicamente il lavoro, nello stesso modo che il pennello di un pittorn è estraneo all°utilità e al valore che acquista il quadro al disopra di quanto importa il suo costo e quello dei colori che hanno servito a comporre il quadro stesso. . *. Non si può contestare che il Cossa, nella dimo- strazione della sua tesi, non manifesti molta inge– gnosa buona volontà, non foss'altro p~rchè risale assai lontano: nientemeno che alle energie del calore solare e, per necessaria concatenazione, alla nebulosa primitiva. Ma il curioso è che tutto quanto egli dice per l'esplicazione dell'energia muscolare dell'operaio si potrebbe esattamente ripetere per l'esplicazione dell'energia mentale e per la produttività econo– mica dell'imprenditore. O che altro di diverso fanno gli uomini, tutti gli uomini, se non "riprodurre in misura esatta l'energia potenziale contenuta nelle materie che servono alla loro esistenza e spostare una energia, una forma fenomenica in un'altra 71 ? E come non estendere all'energia intellettuale del– l'imprenditore quello che si è affermato deJPener-

RkJQdWJsaXNoZXIy