Critica Sociale - Anno XVII - n. 11 - 1 giugno 1907

CRITICA SOCIALE I 73 gia fìsira dell'operaio e dire che, nel ciclo inde– finito dello energie che esatlllmente si riproducono, anche l'imprenditore " non 1rnò dar vita ad un pro– dotto al di là Ji quello che ò contenuto come forza latente nei materinli che gli mantengono l'esistenza n? La distinzione tra ener,:rie fisiche o intellettuali non è parecchio arbitraria? E a base di qualsiasi atto umano non si trova uno stato di coscienza in cui volontà, sentimenti e intelligenza si intrecciano con• fusamcnte e indistricabilmente? Onde non sarebbe arrischiato dire senz'altro che, per necessità logit.:a, le osserrnzioni 1>resein esame sfumano in un nebuloso generico; che la distinzione trn energia muscolare dell'operaio e energia intellet– tuale dell 1 imprenditore ò alquanto artificiosa; che, por assodare che noi prorcsso economico l'operaio non fo. cho spostare macchinalmente la materia, si piglia l'abbrivo da principi troppo indeterminati e generici; che, pertanto, noi ci trnviamo di fronte ad una dimostrazione la quale pecca per eccesso. Per voloro pro,•ar troppo si rischia di non provar nulla. Ma, anche ammesso cho il 1>rof.Cossa, nella ricerca delle fonti del profitto, non sia caduto in una tau– tologia <' abbia congruamente utilizzato i principi generali della fisio-chimica e magari della termo– dinamica; che si siano cosl fissati i limiti naturali rlella produtth•ità del lavoro e che si sìa (vedremo in che senso) accertato come l'operaio, il salariato dall'imprenditore, non conferisca un'aggiunta di va– lore superiore a quella che rappresenta la reintegra– zione della sufl forza nervosn. e muscolare ed il com– penso dolio sue abilità. tecniche o qualità intellettive speciali; non per questo le elucubrazioni cossiane recano, come no hanno la preteso, un colpo decisit>o alla dottrina socialistica ( 1 ). Cho anzi 1 senza alcuna sottigliezza dialettica, esse 1>oseonoservire di rincalzo alla dottrina stessa. Ammetto infatti il Coesa. che è possibilissimo il fatto che, per date cause intralcianti l'esplicazione completri della libera concorrenza, il profitto di molti imprenditori si compong-a almeno in parte di una quota indebitamente prelevata al fondo di reintegra– :dono delle forzo dell'operaio o sottrn.tta a quanto in pili gli ò àovuto per la sua particolare intelligenza e pcriziR; è possibilissimo in altri termini che, in condizioni A-normali di libera. competizione, il profitto rappresenti realmente un costo poi lavoratore. Orfl noi vorremmo domandare ai cultori di scienze economiche quante volte la libern concorrenza si ma– nifo3ti oggi effcttirnmento in rorma i11tegrale e rom– pleta; e se non aia vero che nel mondo contempo– raneo il monopolio rappresenti la regola e la libera concorrenza l'eccezione. Un tempo, allorchè gli stu– diosi cominciarono a rivolgere la loro attenzione a quel ratto ritenuto 1)(lrftcolare, che è la rendita mo– nopolisticn, ai credeva che il campo del monopolio fosse as!:lai ristretto; che i casi in cui la concorrenza non si afferma integralmente fossero casi eccezionali. Ma 0l?~i la tendenza è tutta in senso opposto: di fronte alla realtà si è costretti ad ammettere che il monopolio sta effettivamente alla radice dei rapporti economici. Infiniti sono gli oetacoli o gli attriti che intralciano l'esplicazione completa della concorrenza: infiniti come le Yit>le di primavom e le foglie secche d'autunno. Pel Cossa i casi in cui la concorrenza vicno inceppatiL sono, e vow· cause, casi sporadici, dovuti n, peculiari condizioni anormali; per noi (e siamo davvero in buona compagnia) il contrario ò prc– cisn.mento il vero. M.a 1dlora, se il monopolio è la regola e la con– correnza l'eccezione, per quC'l che s'ò detto più su ('I Y•Cclamo notare 41 paH&lf8'I0 Chll la crlllca Rl concetto m11r:1:I• ,•1co di rt1l01•t e 41 Mtltr,cul ~ 11ata f11tt• da aual tempo d&8'll eteul t1ocl11ll1t1rtThlo1111t1. l'illazione limpida e incontrovertibile è che l'impren· ditore solo eccezionalmente non trae ìl profitto dal compenso do"uto al la,•oro e di reg-ola la fonte del profi1to sraturisce dalla quotn. illegittimamente pre levata sul rondo di reintegrazione delle forze dell'o– pcrnio. IJO sfruttamento capitalietico ò provato e posto in rilievo per altre vie o con forme diverso da quelle del marxismo tradizionale. lndi1>cnclentementc da qualsiasi altra considerazione, nulla impedisce che i ragionamenti del Cossa possano venire imbranditi come domoliente catapulta contro il sistema domi– nante. Cosl il colpo deciah•o alla dottrina socialista si risolve noi suo contrario o il contraccolpo dialettico (direbbe un hegeliano) conduco a risultati insospet– tati o stupefacenti. Onclo noi ci accorgiamo di avere a torto imbran– cato il prof. Cossa tra gli ortodossi, aia pure non tendenziosi. No, la sua dottrina, in fondo, è sovver– siva. So no accorgerà lo stesso autore so vorrà pren– dere seriamente in esame il fenomeno del monopolio e cimentare alla. pro,·a dell'esperienza o della scienza quali sono le condizioni della concorrenza completa, cho soln fa suo stesso dire) può far sì che il profitto non si riduca ad un costo più o meno gravoso per l'operaio. Di tal che noi possiamo concludere che si nmplifica anzichè imJ>icciolirsi l'arsenale orn rinve– nire gli strumenti e le armi atti a denudare le ini– quità dell'ordinnmento dominante, ordinamento che nessun pensatore osa più considerare come definitivo e immutabile, o su oui trovernnno il loro addentel– lato necessario forme più tangibili di giustizia so– ciale. Sia pur lontana e difficile a conseguirsi questa gin· stizia sociale, in cui saranno ridotte al minimo le discrepanz<' dPlle posizioni iniziali e in cui ad ogni costo corrisponderà un'adeguata rimunerazione, non per questo è meno corto che ad essa ci a,•,•icineremo tanto pili, quanto 1>iùelevato tenor di vita sapranno conquistarsi le classi lavoratrici, o, per usare una terminologia pili su adopemta, quanto p;ù abbon– clanto snrh. il fondo di ninteyl'azione delle forze ope· mio. All'incremento di questo fondo 1 materiale o mor1do, ò tutta indil'izzata l'opera nostra. E. MARCHIOI.I. CRONACA SOCIALE Lecondizioni della classe operaia milanese. La fami~lift. - r:immigruione " l'<'tà. - Il r..iddito ~ la spesa. .....Lo Jlrofonioni. - I ulnr1 o lt_,giornnto di lavoro. - Le conclusioni. r)Ufflcio ciel Lavoro dell'Umanitaria µubblica. i risul– tati di un'inchiesta fatta il 1° luglio 100:.1 sulle condi· zioni dt vita e sul salario delle classi operaie miìaoesi, che merita di es'lere ria..,sunta. Vimpre:-ia non era facile e forse non tutte le difficoltà furono 11uperate. Per alcune categorie professi onali più importanti. le cifro degli operai rilevati dall 'inchio.da dell'Umanitaria sono notevolmente inferiori a quelle del con11imento del 1901. Cosi per la categoria XII - industrie attinenti al vestiario e A.Jl'ecooomiadomestica e della p ersona - il ceu~imeuto operaio del 1903 dà un tota.lo di 8.j,12-2 persone; quello del 1901 rileva in– vec e 4G.8 8G operai. Por il porsoualo di servizio le per– sone rilevato sono rispettivo.monto OGG7 e 26.657. Invoco il censimento do\ 1003 dt\ cifre più alte per le categorie X VII, Y0ndita <li merci o derrate, e XXIV, ammioistra:doni private i ciò che 11iguificherebbe che nel cousimento operaio del 1003 svuo state comprese persone che il censimento 1001 avo,•a messo nelle cate– gorie dei non dipendenti. Ed e certo anche che dà poco affidamento la distin– zione fatta fra lavoranti per proprio conto o per conto di

RkJQdWJsaXNoZXIy