Critica Sociale - Anno XIV - n. 20 - 16 ottobre 1904

CRITICA SOCIALE 309 1-'.ll ò per questo che imJ>ropriamento, a mio giudizio, ru detta sciopero generalo l'a'3ton~iouc gonorale dtil hl· voro in alcune citti1, avutasi di recente accanto al vero sciopero di :\.lilano, Oeuova 1 Venezia, ecc. A Reggio, per esempio, gli OJ)Crai tutto il 1Osettembre hanno disertato lo oflicine e affollata la Camera del la\'Oro, votato un ordine del giorno contro gli occicli, manifestata solenne– mente la loro riprovazione al Governo: J)ure questo non fu lo sciopero generale politico .:\la, e questo che cos'è adunquo? f.: sciopero generale politico, quando il JJrOletariato si lascia cader di mano gli strumenti di lavoro e protesta di non volerli ripigliare, so non dopo che lo domando ohe egli a,·anza siono stA.toaccettate dai supremi potori dello Stato, cui s'indirizzano. Logicamente perciò lo scio· pero generale è l'ullim.atum che precedo, in caso di ri· luto, il cominciamento dello ostilità, cio.ò della. guerra i vile. a. Ora, mossa da parte, so non come a:;-1urda, come sommamente improbabile, l'ipotesi che oo,•orni forti di armi, sieno mai, di regola, per cedere o arrendersi a tali intimazioni, rimane come ipotesi, in ogni caso, som– mamente probabile questo, che il Oo,·erno resista nou solo, ma, obbedendo alle uocossifa della ,•ita, esca dalla legalità che l'uccide (ricordiamo il famoso la ley(llitl 1wus tue di Odillon Barrot) 1>er risolvere colla violenza una situazione fattasi insostenibile. Allora, delle due l'una: o il proletariato ritira il suo uUimat,mi, so lo ri– mangia e ritorna alle-officino, o il 1>roletariato raccoglie il guanto, scende in piazza e a sua volta ra ricorso allo armi. Nel primo caso non c'ò bisogno di far parola per mo· straro che ci troviamo di fronte a un disastro di conse– guenze incalcolabili. L'effetto della ritirata non può es– sere che deleterio. Consideriamo ora il secondo caso. Senza che nessuno se n'abbia a malo, io sono sem1>ro del parere che alla lotta por le strade, a questi chiari di luna del secolo XX, non possano pen-Jare a cuor leg– gero che dei frenetici e degli allucinati. Certamente Federico Engels non ora socialista, come i socialisti di nuova marca: 1>ur tuttiwia qualcosa egli dove contare pur sempre tra noi. Ebbene, si abbia la bontà dì ricordare quel ch'egli scriveva noi 1895 nella 1>rofazione alle Lotte di classe in Francia di Carlo Marx. Yoi certamente e i compagni del Circolo conoscete quello scritto o io non lo trascrivo. E pensi chi ha a1>– JlOna duo dita di sa.le in zucca quali siano J)Oiper es– sere gli effetti d'un gran salasso proletario opera.to da. c1uegli ignivomi gingilli ohe fanno cosl bolle meraviglio lo ricorda llilano) nelle lunghe vie dei no-Jtri quartieri operai, cumo lo stesso Eugels osserva. Ma, so è a ciò che ne conduco lo sciopero generalo politico (quando non voglia risolversi in una demoralizzante spacconata), ho io o no ragione di rimanere molto in forse a fargli buon viso? Pur tuttavia ammettiamo anche che lo rhances d'una lotta per la strada non sicno sempre co'!l di-;porate, com'io le vedo. Quel che In guerra civile può dare n.l proletariato può ,•aler la pena che la si tonti? lo lascio di proposito ogni altra considerazione, che non si rife– risca strettamente ai pilt materiali interessi della cla-J'le 1>roletaria: gli orrOl'i della guerra, lo sperpero della ricchezza, il rinculo della produzione, il fomento dato dallo spettacolo della violenza ai pili brutti istinti che covano in fondo all'uomo; tutto ciò io trascuro - e mi domando aneora: Il rischio può essere, ò proporzionato ,~Ilo s))orato guadagno? Che cosa può dare al proleta• riato lu lotta 1>er le 11trndc? Tutto, ruorchò l"emanripa– zione economica e politica. Questo almeno si riteneva per certo in quei bei tempi di cui ora non è qua'li pili memoria, quando tutti orn,·amo concordi nel credere e nell'insegnare che l'uso della fofl,a (o della violenza, come vi piaco) può ben mettere un presidente al posto d'un re, ma non sostituire all'economia ca1>italistica l'e• conomia socialista. La storia non ci fornisco por a.neo, In materia di scio– pero generale politico, una larga documentazione - e mi auguro con tutta l'anima che non sia J)er fornirla mai, nemmeno noll'avvonire. Un caso però di sciopero generale politico, tipico e imponente, lo abbiamo recente abbastanza, o che non ò proprio contrario al mio modo di vedere. Alludo allo sciopero del proletariato belga di due o tre anni or sono (cito a memoria) 1>roclamato por imporre al Governo la adozione del suffragio universale egualitario. Il proletariato belga Ri ritiene il più maturo d 1 l-~u– ropa, tanto che fu pill volte il Belgio preconizzato come il primo J>aoso in cui il socialismo potrà. raro il suo sperimento: - l'entusia.'lmo era generalo, la prepara– zione era eccellente: i capi. .... oh! i c!lpi erano uomini, che cominciavano un capo coll'a"erlo sulle spallo dav– vero. Pur tuttavia il risultato fu disa-Jtro30: corse san– gue; si vide l'impossibilità. di ottonoro lo scopo colla pressione morale; si com11ro3e quale follìti fosse una lotta a oltranza. Si disarmò. rt risultato ru questo, che al giorno d'oggi il proletariato belua ancora non si ò rimesso dal tremendo colpo rice,·uto. lfo detto da principio che lo sciopero generalo poli– tico va considerato anche dal punto di vista dell'eleva• zione intellettuale media e dell'educazione politica pro– letaria. È un punto di \'ìsla che non va trascurato. Un proletariato rozzo, indisciplinato, ,·agamento conscio dei proprì scOpi, della propria entità di classe o della po– tenza contro la quale ò rivolto lo sforzo - inso!Torento di disciplina - è corto por lo sciopero generale in con– dizioni di gran lunga inferiori a quelle di un proleta– riato ..... \'ice,•ersa. :Ma, per non uscire d'Italia, chi si sente di dire che fu raggiunta qui, tra noi, una tale elevazione della coscienzr~ proletaria da permettere che senza terrore si guardi in faccia ad uno sciopero poli– tico, generale 1>erdavvero e risoluto a tutte le even– tualità? Io no, mille volto no, !)Or l'anima mia. Lasciamo Pltalia o torniamo, se ,,( piace, alla tosi astratta. A chi mi fa carico di non sdilinquire por lo sciopero generale io OJ)J>Onòun'autorità. incontestata. (Purtroppo, noi - mi si permetto ancora una volta il noi? - noi, gl'iconoclasti, siamo ridotti assai spesso a questo: a discutere piuttosto col prestigio dei nomi, che colla forza delle ragioni). Leggete nell'Aranti! del t 0 ot• tobre l'articolo " A Brema ,, di Roberto ìllichels. " Nel " Congresso di Brema l'atteggiamento generale do! pnr– lt tito era ancora tanto O'ìtile a questa forma di lotta di 11 classe, che il sottoscritto P,lichcl~, s'intende) e Carlo " Kautsky, che avevano proposto un ordine del giorno por "applaudire la condotta coraggiosa e vittoriosa(?) dei " compagni italiani nel loro sciopero generale, fummo " costretti ad eliminare l'odiosa parola, - .-iciopero ye,ie– " rale perch> i compagni l'olmar e Bl'l>el aternno fatta " ,ma controproposta, 11011 i·olemlo che lo sciopero yeuerals 14 si co,isi<le,·asse 1tn 1 armci praticabile. " Ora mettiamoci una mano sulla coscienza. Volmar ò un poco di buono, un nobile, un arrivista, un addor– mentatore - rors'anche, por quanto non lo si sappia di

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