Critica Sociale - Anno XIV - n. 6 - 16 marzo 1904

CRITICA SOCIALE potrebbero guadagnare parecchie delle ore di lavoro perduto con la riduzione dell'orario; e calcolando il magg-ior profitto, che dall'insegnamento si riCAYC· rebbe col distribuire meglio il lavoro per un numero maggiore di giorni di lezione, non ci sarehbc neanche il bisogno di modificare i programmi attuali. Sic– come, poi, il maestro, impiegato in due scuole, con un orario giornaliero di 6 ore e con due scolaresche diverso, o perciò costretto a un maggior dispendio di forze, vedrebbe aumentato di 2 ,~ il suo stipendio normale, sarebbe questa anche un'ottima via per contribuire a migliorare la condizione economica dei maestri. Coi maestri resi disponibili in grazia cli questa riforma, di indiscutibile vantagg-io pedagogico ed eco• nomico, si istituirebbero (art. 6) nuove scuole infe• riori, dovo ce ne fosso bisogno, salendo via via a istituire coi maestri sovrabbondanti altre scuole su– periori; o sebbene sia vano spernre che tutti i Co– muni riescirehbcro per questa via ad avere corsi elementari completi, perchè su 8262 Comuni soli 1789 avevano n1'l 1901 la 4.tt e la 511. elementare e 64 rn avevano le sole primo trC', pure le scuole superiori crescerebbero senza dubbio cli numero, o In spropor– :dono rivolataci <lalla statistica del 1901 verrebbe, se non altro, ridotta a meno disonorevoli propor– zioni. Avremmo così una scala di Comuni, dei quali i piì.1, forse, continuerebbero a non a,·ei·e altro che le scuole inferiori, ma pili rispondenti al loro scopo e più sufficienti ai bisogni della popolazione i molti istituirebbero anche un numero discreto di quarte elementari; altri prolunghcrcbhoro il corso alle classi quinte. Non sarebbe l'ideale dell'istruzione elemen– tare completa per tutti i hambini, ma sarebbe som– ]Jre una istruzione meno ristretta che non sia ora ; e avremmo preparato il terreno a una ultcl'iore ri– forma definitiva. .Affinchè, per altro, la riforma desse tutti i frutti necessari, bisognerebbe ridurre a 50 il massimo degli alunni di ciascuna classe, perchè con una scolaresca di 70 hambini - quando non sono per abuso anche pili di 70 ! - nessun maestro può impartire un buon insegnamento, sopratutto se, finite con una scola– resca tre ore di lezione, deve passare a farne altre tre con altri 70 Yisi nuovi. Inoltro non si deve di– menticare, che so nelle campagne la. riduzione del– l'orario sarà bene accolta dalle famiglie, e varrà da sè sola a ridurre il numero elci disertori della. scuola, perchè i contadini sogliono adoperare i bambini fin dalla prima età in mille piccoli sen'iziucci poco fa. ticosi, e una lunga permanenza dei figliuoli a scuoln riesce sgradita; nelle città, invece, e specie nei centri industriali, dove entrambi i ~enitori sono tutto il giorno alla fabbrica, la riduzione dell'orario avrebbe l'effetto di far rimanere per quasi tutta la giornata i bambini per le strade senza sorveglianza: la ri• forma, quindi, dovrebbe essere accompagnata da un maggiore sviluppo delle istituzioni sussidiarie volte a raccogliere e curare fuori della scuola i figli degli operai. ]Ifa dove troYare i quattrini por tante bolle cose? - La stessa riduzione dell'orario (anche non com• plicata con la riduzione del massimo dogli alunni 7 che annullcrcbhe p,trtc dei 1rnoivantaggi economici) ponnetterobbo bensì di moltiplicare le classi con una spesa assai tenue, cioò coi "/ 5 della spesn. che sarebbe necessaria con la vecchia legge a istituire nuove classi; ma anche questi 2 /r. sono una spesa, che riescirebbe gravosa a molti Comuni. Vou. Or– lando, messo di fronte a questa ,iifficoltà, insupera– bile per lui, stretto com'era fra la miseria dei Co– muni e le· prementi necessità dello Stato, non ha potuto fare di meglio, dopo aver escogitato una ri– forma così geniale, che lasciaro in facoltà dei Comuni di attuarla. 1\: ,·ero che l'art. 6 della logge di~ all'i– spettore scolastico la facoltà di proYocare il riordi· namonto clcllc scuole, quando la iniziatiYa sia tras– curata dai Comuni; ma chi conosce quanto sia pro– c~ria In, posizione dogli ispettori scolastici, sbalzati cli qua e di là por 11rtalia, secondo le voglie e i capricci dei prefetti o dei politicanti farabutti, può prevedere con piena sicurezza che gPispettori, salYO eccezioni. .. eroiche, si muoveranno solo quando non abbiano nulla da temere dalle amministrazioni co– munali o dai protettori politici di esse; si muove– ranno, cioè, proprio quando non ci sarà. bisogno della loro opera; e la legge sarà. applicata solo nei casi, in cui i Comuni avranno necessità. assolutn, di isti• tuire nuove classi e saranno ben lieti di farlo sop– portando solo i 2 /:. della spesa. In mancanza d'altro, sarebbe questo - bisogna riconoscerlo - sempre un vantaggio non disprezza.. hile, perchò diminuirebbe in parte g'li ostacoli finan– ziari, che vietano a molti Comuni, anche volonterosi, la moltiplicazione delle scuole; ma. è assai strano che il disegno cli legge dia questa facoltà." a condi– zione che il numero di ore cli lezione per ciascuna classe venga ridotto et non meno cli ·tre ": cioè, i Co– muni potrebbero riunire duo classi, lasciando intatto l'orario di cinque ore e facendo lavorare il maestro dieci ore. È questo un tale assurdo che si deve SUJ)· porre noi disegno di legge un errore di stampa o una distrazione cli forma: probabilmente doveva es• sere scritto: a non 11iù cli tre. Il male è che con questa nuova forma si rcndercbhc possibile ai Comuni cli ridmre le ore di leziQne a duo, a una, e magari a mezza. Occorre, insomma, stabilire nettamente che lo oro giornaliere cli IC'.liOnein ciascuna. classe sono tre; due classi dero110 (non possono) essere officiate ad un solo maestro col supplemento elci 2 /~ dello stipendio, finchè vi sirrno nel Comune maestri disposti a inse– gnare in due classi; affìnchè la riforma non av,,enga in maniera troppo precipitosa e tumultuaria, si sta– bilisca pure che i Comuni, concretato un piano cli riordinamento scolastico conforme alla legge,abbiano tre e magari sei anni di tempo per eseguirlo a grado a gradoj ma il riordinamento sia reso obbligatorio, e quanrlo i Comuni non no prendano Piniziati,,a 1 questa passi cli dovere agli ispettori o ai Consigli scolastici provinciali; le maggiori spese per i corsi inferiori dovrebbero essere sopportate dai Comuni, ai quali non si tratta in fondo che di fa.r eseguire con minor aggravio la lc_ggc sull'istruzione obbligatoria; lo maggiori spose per i corsi superiori doHe!Jbcro esser rimborsate ai Comuni dallo Stato. ln via subordinata, noi caso - assai probahile ! - che la idea del riordinamento generale obbliga– torio non avesse fortunn, si potrebbe nccettare, tanto por far qualcosa, l'idea ridotta. del riordinamento facoltativo; ma nell'art. 5, nell'inciso: i. a condizione che '.l numero di oro di lezione per ciascuna classe venga ridotto a non meno cli tre "' bisognerebbe in tutti i modi sopprimere le parole uon meno (li. . .. Altra rifornrn, proposta dall'on. Orlando e degna in massima di pienissima lode-, ò la istitu7.ionc di una scsb\ cl.isso elcm(•ntarc in tutti i Comuni dove i corsi superiori maschili e femminili sono completi fino alla quinta classe (art. 8): in questo modo, mentre i Comuni, che finora avevano il solo corso inferiore, salirebbero ad avere anche un certo nu– mero di quarte e di quinte, i Comuni, <'he avevano già. il corso completo, aggiungerebbero allo primo cinque una sosta classe. Non sarebbe l'idealo del corso elementare cli sci anni a. tutti i bambini, ma sarebbe sempre un progresso di fronte allo stato attualo.

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