Critica Sociale - Anno XIII - n. 14 - 16 luglio 1903

210 CRITICA SOCIALE brave persone alla ricerca di elettrodi e di pile di Volta .... . . . Eppure la più elementare prudenza - specie in gente che teneva ad affermarsi " positiva ,, o " evo– luzionista ,, - consigliaya a.Itra predicazione pilì rispondente alla realtà. innegabile de11ecose. 11 socialismo era sorto a Messina dopo tanti anni di lotta veramente eroica - sostenuta da Giovanni Noè - contro i camorristi deJla vita pubblica. La lotta, dopo tanti sforzi titanici, era approdata: il pubblico, senza per questo convertirsi in massa al Corano marxista, dava tutto il suo consenso ai so– cialisti. Le camorre, ad una acl una, minavano. Sj trattava ora dì ricostruire, di incanalare le energie popolari irrompenti, di sfruttare cum grano salis, sapientemente, il consenso pubblico, Qi dissodare proficuamente il terreno insalubre e pieno di sterpi occupato sino allora dalle consorterie semi feudali del luogo. Jl pubblico, dopo essersi sbracciato ad accla– mare i socialisti nella loro opera negativa di criticf\ demolitrice, li attendeva ora nell'opera positiva di restaurazione. D'altra parte, i socialisti -- debole minoranza e non del tutto preparata ad affrontare l'amministra– zione della cosa pubblica., che richiede studio, attitu– dine) competenza tecnica - non potevano assumersi il grave ponclo de11aresponsabilità del potere. D'onde la necessità. assoluta d'assimilare le valide energie delle altre frazioni della democrazia, di reggimen– tarle, di spronarle, cli condurle al potere, ·salvo co– stituire colla minoranza socialista una guarclia vigile ed ardimentosa: facendo del Gruppo socialista la vertebra d'acciaio, la spina robusta dell'organismo clemocnitico ! Esperimentare, insomma, le energie liberali (che a Messina esistono realmente), contrac– cambiando una. leale, onesta ma parsimoniosa colla– borazione - salvo ritemprare ed accrescere nel con– tempo le forze del partito socialista per una futura, più larga e diretta collaborazione. La via era duuque d'una chiarezza meravigliosa. Ma come giustificarsi dinanzi al proprio credo intransigente? Come abbandonare l'idea ... luminosa del passaggio alla " luce elettrica" interponendo, tra questa e il petrolio attuale, la fa.se ... elci becchi a gas? Ed ecco un imbarazzo serio, dal .quale tuttavia si poteva uscire con un atto cli franchezza: abbando– nando le velleità del rivoluzionarismo aprioristico e scegliendo lealmente la via -pill logica e pill couve– uiente al proprio interesse politico. Ma no! Ed ecco la mancanza di sincerità. I socialisti di :Messina non vogliono abbandonare la loro etichetta e si fanno chiamare intransigenti ai quattro venti, ma poi nel fatto - vinti dalla realtà - si... alleano coi repubblicani, coi radicali, persino coi monarchici a1Ja Fulci (a momenti si alleano coi reazionari"), costituiscono l'amministrazione popolare con un Sin– daco ch'ò repubblicano e anche commendatore (o cielo! o cielo!), restaurano le finanze comunali, cac-– ciano i ladri, munfoipalizzano l'acqua, si acquistano le meritate simpatie del popolo. E giorni addietro - durando sempre l'etichetta re('.isamente intransi– gente - l'accordo delle varie frazioni della democrazia viene rinnovato; i partiti popolari vincono daccapo nelle elezioni suppletive; iJ successo ò confermatoj Noè, Fulci e il Sindaco repubblicano-commendatore sono acolamatij i socialisti intransigentissimi fanno dimostra.zioni al grido di v-iva, i J_Xtrtit-i 1Jopolari!... Ma, intanto, nei quadri sinottici del socialismo uffi– ciale, Messina è segnata con una crocetta rosso fuoco: int1'ansigentissima. E ta.le nomea quella città godo ancora in Sicilia, dove è riguardata come una for– tezza eroica dell'intransigenza riyoluzionaria, e tale etichetta quei buoni compagni ancora si affibbiano, non intendendo rinunziare alla " luce elettrica " e ai relativi elettrodi rivoluziot1ari . Questione di apparenza. E l'intransigenza " per gli occhi del mondo "' come il lutto tenuto per la suocera. . .. Scrivevo tempo addietro in un giornale palermi– tano - parlando del " corredo clelperfetto marxista ,, - che la politica è come l'amore. Già. Ogni uomo ha la sua maniera particolare di amare. Vi sono quelli che, per esprimere la piena prepotente dei loro sentimenti,uon possono fare a meno di calzare i1 coturno della tra.gedja classica e di ab– bandonarsi ai colpi cli scena, alle risorse filodram– matiche, alle sortite sentimentaloicli. Per costoro l'amore è uno spunto di retorica, una fucina di frasi concitate; l'amore diventa quasi una forma d'arte drammatica se non addirittura un dramma d'arena a forti tinte. Accanto a questa gente, che vuole avere la voluttà cli soffrire per l' " amore contrastato "' che intende esaurire un ti– rocinio cli tentati suicidi amorosi, e che bene o male ha ingoiato, a varie riprese, una buona dose cli pa– stiglie cli sublimato prima. di decidersi a chiudere con un semplice epilogo burocratico - dinanzi all'uf– ficiale dello stato civi.le - l'odissea turbinosa del proprio amore; accanto a questa categoria d'eroi greci in ritardo, esiste un'altra categoria, più modesta, cli uomi11i che, pur avendo una. elevata potenzialità affettiva, ama le donne così, pacatamente, semplice– mente - senza lettere con frasi rubate alla Dame aux camélias, senza sublimato, senza suicidì, senza " amore contrastato .,, - ma tuttavia con amore ve– race e rohusto. In fondo si tratta di temperamenti. E anche di gusti. Ebbene, ladifferenzasuddetta,che c'è in amore, esiste anche in politica ... Chi non ricorda per esempio il mazzinianismo drammatico cli taluni italiani? La re– pubblica dei mazzinfaoi della pregiudiziale non ò forse una specie di "amoretto contrastato? ,,. Accanto all'uomo di parte, che resta sereno ed esplica in modo sobrio la propria fede pertinace, c'è chi ha bisogno d'estrinsecare un po' rumorosamente, un po' vistosamente le proprie idealità, chi non sa rinunciare alle esteriorità della fede politica, restando " neofita " per tutta la vita ... Vi sono individui che non possono ,professare una idea senza gridar forte e gestire come ossessi. Questi ultimi credono di essere i piì1 forti, perchò apparen– temente - ma solo apparentemente - si attengono alla tradizione (ch'è sempre una forza) mostrandosene continuatori. E così son nate le " tendenze .,,, che sono un bi– sticcio, un grosso equivoco, non essendovi una sia pur minima differenza seria cli contenuto dottrinale fra due scuole italiche (come altrove per ragioni storiche). Il giochetto delle tendenze, alla fin fine, per usare un po' di eincerità, è una speculazioue politica. I pii\ che sono in buona fede, specialmente i neofiti, gli antichi compagni che non si sono più curati cli rimpolpare, con studi più freschi, l'ossario politico delle formule antiche (che ora, appunto perché antiche, sono necessariamente anacronistiche), se– guono, è naturale, la tendenza intransigente, perchè nominalmente ò la più ossequente al passato, la pill genuina marca cli fabbrica. E in fondo non si tratta che cli aggettivi - poichè anche Enrico Ferri, senza saperlo o volerlo, è un riformista e scrive dicendo che l'Estrema ha ancora molti ,:òmpiti da. eseguire in pieno accordo, che bi– sogna trovare delle soluzioni parlamentari utili al proletariato e - ietiutivamente - allorchò si tratta

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