Critica Sociale - Anno XIII - n. 14 - 16 luglio 1903

222 CRITICA. SOCIA.LE ORGANIZZAZIONE E POLITICA DEL AVORO nell'organizzazione socialedel consumi IV. A.I di là della lolt" di clRSse. 12. - Il problema del lavoro, come presentasi oggi, non coincide con il problema sociale. Questo è molto piìt vasto di quello, o più vasto del problema sociale è il problema umano. Come mi provai dimo– strare in altro mio scritto - Il sociahsmo e la que– stio11e (lt stomaco - " il disordine derivante dal1a pro– duzione capitalistica non è semplice contrasto tra capitalo e lavoro, tra sala riante e salariato, tra bor– ghese e proletario, ma un ma.lo molto più grave che colpisce tutte le classi e genera i pericoli e le scia– gure di tutti, poveri e ricchi ,,. Le Leghe e le Coope– rative migliorano le condizioni di gruppi di lavora– tori, ma non risolvono il problema generale della disoccupazione e della fame, non eliminano compie. tamento dal campo sociale lo miserie e le ingiusti– zie, e toccano in parte i problemi morali sul rilmo– vamcnto intimo dell'individuo. Tutte le rivendicazioni dei lavoratori non arrivano ad assicurare in tutti il diritto alla vita, perchè il fine economico dell'uomo non ò il lavoro ma il con– sumo. n lavorn è mezzo. :n fine economico s'identi– fica con quello biologico. I lavora.tori ribella.usi alla dura fatica e alla scarsa mercede, perchè non rie– scono a soddisfare i bisogni del consumo fisico e intoJlettuale. Se, magari ribassando le mercedi, si pos– sano soddisfare quei bisogni, l'operaio non ha alcun interesse ad acquistare unn. maggiore quantità di moneta che non servo a mangiarsi. L'avaro ammue– chiatore di moneta è un degenerato ladro di sè stesso. Allo homo sapiens di Linneo serve invece che sieno direttamente assicurati i mezzi di vita. .Lo solo conquiste del lavoro contro il capitale con Passociazionismo perpetuerebbero la lotta sociale, anzichò da individuo ad individuo o da classe a classe, tra i diveni gruppi cli lavoratori e tra i lavoratori e i consumatori. Non tutti potrebbero lavorare, men– tre tutti vorrebbero consumare. Per provvedere tutto il fabbisogno sociale basta cho lavori una sola parte dcll'umanitlt, anche adottando il turno di lavoro in ogni arte organizzata., o,•e gli strumenti di lavoro si appartengano ad imprese private o a gruppi in– <li1>endenti di lavoratori. Se ad ogni arte separata– mente si dessero in cooperativa gli strumenti di la– voro, senza alcun rapporto sociale tra i diversi rami di produzione e con la società consumatrice, un nu– mero stragrande d'individui resterebbe sempre fuori dai quadri clell'escrcito lavoratore o non potrebbe vivere. 13. - L'associazione di mestiere ò opera di lavo– ratori, ma il collettivismo, ossia la gestione sociale della produzione, sarà opert1. di consumatori. Se la produzione capitalistica è insurfìcicnte a soddisfare i bisogni cli tutti, l'interesse ad aumentare la ric– chezza o a socializzarla è dei consumatori, non dei lavoratori. 1 consumatori, sollecitati da un sempre crescente sentimento della ,•ita, nella crescente in– sufficienza del capitalismo a soddisfare i bisogni so– ciali pure crescenti, organizzano i consumi socializ• zandoli. 'l'utto quanto cli socialismo fu attuato finora è il frutto della società consumatrice, non delht lavora• trico. Non furono i lavoratori ma i consumatori che hanno fatto attuare i grandi servizi pubblìci mo– derni. Non furono i vetturali che fecero la ferrovia, non le staffette, i corrieri la posta, non i pedagoghi B1bllote a G1 10 Sian la scuola pubblica e gratuita, ma furono i consuma– tori di merci, di trasporto e di mezzi d'istruzione. L'artigianato, che non 1mò scomparire per man– canza deJla grande industria capitalistica, scomparirà col crescente soddisfacimento dei bisogni primi della vita a mezzo dei servizi municipali e di Stato. Con questi servizi molto imprese private scompariranno; l'artigiano, senza passare per la proletarizzazione nella. grande industria privata, si trasformerà in fun– zionario pubblico: cosi sarà del muratore con la CO· struzione municipalizzata delle case, e così sarà del lavorante fornaio con la panificazione municipale. La mancanza di pane e di carbone, in seguito agli scioperi dei lavoratori e alle coalizioni dei capitaJi– sti, potrà sulla classe consumatrice più che lo scarso sala.rio e la eccessiva fatica sui lavoratori dei campi e delle miniere, cioè pii, che il clolor potrà il digiuno. L'unione dei lavoratori può essere mantenuta dalla resistenza padronale, e può cessare con lo sparire del padrone. Unirsi, d i fronte a cl un nemico comune, è assai ))iù facile, che resta.re uniti per gestire in comune Ja produzione. L1interesse del lavoro potrà non essere sufficiente nel assicurare la proprietà col– lettiva; ma questa sarà invece indubbiamente assi– curata dall'interesse del consumo. Che tutti possano consumare i beni d.i cui abbi– sogna ogni uomo, ecco il vero movente verso il SO· cialismo. l•J.. - 11 profitto capitalistico è sottratto indiret– tamente, col mezzo dei lavoratori, alla massa con– sumatrice. Il lavoratore, in regime borghese, trova vantaggio a vendere la propria forza di lavoro ad un padrone speculatore, anzichè, possedendo gli scarsi mezzi del proprio mestiere, ad un consumatore direttamente. [I calzolaio, che lavora nella. propria bottega. con mezzi propri di lavoro, ha. un guadagno, per lo piì1 minore, pii, incerto e con maggiori ore di lavoro che se lavori presso un grande opificio di calzature a conto di un padrone capitalista. Il cavatore cli pietra nelle cave pubbliche, il legnaiolo nel pubblico bosco, il lustrascarpe e la lavandaia non vengono sfruttati da alcuno speculatore: chi li sfrutta e li mantiene nella pili dura miseria è il consumatore. Nella società, sotto l'impero dell'individualismo e della concorrenza per la. vita, accade un mutuo sfruttamento tra consumatori, dovuto al bisogno in ciascuno cli superare il concorrente vendendo di pii1 di quanto si compri. In questa lotta di reciproco sfruttamento, chiunque possa produrre con mezzi di esclusiva proprietà, sieno naturali o conquistati o ereditari, motte un prezzo di monopolio nel proprio strumento di produzione. L'industriale, organizzando le forzo cli lavoro, pro• duce in maggiore quantità. e con minore costo della somma delle singolo produzioni dei lavoratori non organizzati. Così un esercito dà una forza maggiore della somma delle singole forze cli soldati non reg– gimentati. L'industriale, pigliando il suo profitto di monopolio, può trattare i suoi operai meglio di quanto costoro facciano col libero lavoro della bottega. Gli operai di bottega e le vecchie maestranze lasciano i loro primitivi mezzi cli lavoro e corrono volentieri a proletarizzarsi negli 01>ificidella grande industria. Se dunque l'opera. dello speculatore capitalista ò vant:1ggiosa ;i lavoratori, perchè tra i proprietari del capitale e quelli dello solo forzo cli lavoro cor– rono rapporti antagonistici cli classe e confiitti im– placabili? li profitto del capitalista riesce, come dissi, una enorme sottrazione al prodotto sociale, e di conse– guenza alla. massa consumatrice. Anzi, per conser– vare quel profitto, molta produzione ,,iene sperperata, diminuendo così il quoziente personule della ricchezza

RkJQdWJsaXNoZXIy