Critica Sociale - Anno XII - n. 3 - 1 febbraio 1902

Sl C!U'l'ICA SOCJALll nistra 1 in cui si dilapidarono allegramente gli avanzi di bilancio e si mandò in malora il pareggio fati– cosamente ottenuto dai ministri cli Destra. :Kon si mette più inn[lnzi un programma ferroviario com– pleto, ma si discorre di direttissima tra Roma e Na– poli, di acquedotto per le Puglie, di porti e di boni– fiche o di tante altre belle cose, la cui utilità non vuolsi negare in astratto, ma çhe faranno spendere di molti milioni allo Stato. JI <1uale certo non ri– trnrrii dalla direttissima un frutto conveniente del capitale impicgntovi, mentre molto lucreranno ap– paltatori e uomini d'affari, che perciò si agitano per persuadere al Mezzogiorno essere la.costruzione della nuova ferrovia un problema di vita e cli morte 1>er il suo avvenire. E si discorre di Tripoli, e di equi– librio del Mecliterraneo 1 quasi che si avesse soltanto eia allungare le mnni per J>iglinrsi la 1J'ripolitania. e l'Albania, e non _ci fosse invece la certezza di grossi guai e specialmente del ritorno del disa,·anzo nel bi– lancio dello Stato. Nò basta. Oli sgravi' tributari' forniscono un altro passatempo innocente agli uomini di Governo e ai dilettanti cli filantropia per provare il pro1>rio svi– scernto amore per le classi umili; quasichè non fosso evidente come la luce elci sole che l'effetto della abolizione dei dazi sullo farine sarà limitatissimo e che con essa nulla si muta a ciò che forma il vero malanno del nostro sistema tributario: di essere cioè ostacolo potentissimo alla produzione nazionale. Par– titi conservatori e partiti popolari vanno a gara nel dire che essi vogliono un po' pili di giustizia sociale nelle imposte e, per ottenere il lodevole scopo, si apparecchiano a trasportare il peso di una imposta dalle spalle degli uni sulle s1>allcdegli altri. Quasichè invece non premesse sopratutto di rendere meno pernicioso in complesso il gravame tributario allo sviluppo della ricchezza; quasi che ('andar dispu– tando, se debba cssel'O Tizio o Caio a pagare un 1 im• posta, non fosse una disputa da gran signori, e non fosse preferibile per un paese povero, come l1Italia 1 modificare sopratutto quei congegni tributari che sono funesti allo i,i,viluppodella produzione, che tol· gono quattrini ai contribuenti e li costringono a spese cd a produzioni antieconomiche, senza alcun van– taf!'gio o scArsissimo dello finanze dello Stato. I~ qui mi sia concesso di accennare non già ad un indizio di spropositi futuri, ma ad uno spro– posito giìt commesso da quanti sono - a fatti od a parole - desiderosi della riforma tributaria: voglio accennare all'agitazione contro il dazio sul grano. La riduzione progressiva - e sia pure lenta per uon portare un improvviso squilibrio nell'eser cizio dell'industria agraria - sarebbe stata una magnifica. piattaforma per sgravare sul serio i con– sumntori italiani, avvantaggiandoli almeno tre o <1uattro \'Olte di più del chmno arrecato aJlo Stato. lnvece, do1>0l'nccademica discussione nvve1rnta nella .primavera scorsa. alli, Camera, si lasciò cadere la cosa; ed oggi chi legga il pugnace Jibro: Per la, li– berftt del pcrne, del valoroso Giretti ha l'impressione di trovarsi dinanzi ad un capitano senza. soldati, il quale combatte a vuoto. Se le classi dirigenti pensano a buttar via denari nella direttissima Honrn.-Nnpoli,le classi popolari non si sottraggono alla. medesima tendenza, cli volere fare il proprio bene accrescendo Je speso dello Stato. Di <1uile discussioni o la propaganda per le leggi sul lavoro delle donne e elci fanciulli, per le ispezioni o per il Consiglio del lavoro C). Tutte belle e buono (1) lnull\o rl11otero - lo l\1·1·erllrnmo gl/l. hl Rltrn occasione - etio lll nostri\ 01111110110 IIU<1uo1t1 l)UIII! è Rl(luanto d!vcua da (jllClla dCI· l'egregio 11011roco\lRbOratoro. Mt~ ((UAI 1111, e 11erchè, anmmo otl llH('0\0 ('Rllll)O (Il ehlRrlre In l\rllc-011 IIJ)f'CIRII. (;\'Q((t dtlllf ('fUTIC-A). B b ote l.ì o a e cose, ma che clislraggono dall'opera che oggi è vera• mento urgente: consolidare l'aumento di ricchezza presento e pre1>araro aumenti futuri. Ncll~1quale opern Governo e partiti politici hanno una parte non principalissima, ma, pure molto im– portante, che consiste nel modificare l'ambiente giu– ridico in guisa favorevole allo S\'iluppo della ric– chezza. [ socialisti tedeschi si sono accorti da. un pezzo della verità di questa affermazione. La loro mirabile campagna. presente, contro il progetto della. nuova tariffa. doganale, ò non soltanto una lotta per conservare il pane a buon mercato per gli operai tedeschi; ma ò sovrntutto una. campagna a. favore del l'inclustrialìsmo e del capitalismo progredito 1 contro i vecchi metodi economici di produzione arretrata e lenta, rnppresentati dalla Junkertlmm agra.ria. e feu– dale dell'Ovest gcrm:rnico. Proprio così: sinchè gli operai italiaui non si pcrsunderanno che ò pernicioso ai loro propri interessi cli imporre soverchie restri– zioni legali nlhl libera ~•ttivitfi.degli industrinli) che è pericoloso intimidire il copitnlc, tanto scarso e tanto timido eia noi, con lo spauracchio dell'imposta pro– gressiva1 non si farà che alimentare illusioni e met– tere in pericolo hl prosperitìt iniziat11siora. llisogna. invci;e fare come i socialisti tedeschi, e decidersi a prestare tutto il proprio appoggio ai capitani del~ l'industria moclernn, ai capitalisti pronti a mettere su imprese nuove, alle .llnnchc forestiere desideroso cli portare i propri cn1>itali in Jt.iria. Bisogna. 1>ersuaclersiche, se vogliono guadagnar molto, gli operai debbono fare deJ loro meglio per~ chè il capitalo sia. impiegato nel modo pi\1 produt• tivo ed economico possibile. Parrà un paradosso, ma. è indubilato che nllorll. gli 01>erai italiani riu– sciranno ad elevnro durevolmente le loro sorti, quando diventeranno piit gelosi cultori degli interessi del capitale che noi siano i capitalisti mnclesimi i quando si persuadernnno essere meglio rinunciare a qualche milione di lire di aumento sul bilancio del Ministero clcll'Agricolturn, Jndustria e Commercio (altra. cu– riosa melanconia, qucsta 1 dei deputati popolari, di chiedere og-ni tanto che il bilancio dell'Agricoltura sia portato a 100 milioni !) 1 pur di mettere in grado il Tesoro di bruciare mm qunntifa corrispondente di moneta cartaceit e così Affrettare la scomparsn. del cambio e, colla scomparsa del cambio, la intro– duiioue in Jtalin di capitali stranieri e il rialzo dei salari. Occorre faro inte11dero agli operai che è neces– sario OCCUJHtrsi) un 1>0 1 piì1 cli quanto non abbiano fatto sinora, della rinnovazione elci trattati cli com– mercio... , questo un problema che li tocca sul vh 1 0 come consumatori e come produttori. (') Come con– sumatori, hanno interesse a volere una politica doga– nale, che ribassi il costo dei manufatti ohe si im– portano dalrestero e per conseguenza il prezzo dello merci prodotto in paese. Come produttori, hanno in– teresse che i dttii protettori non indirizzino i capi– tali Yerso impieghi poco produttivi, e che i trattati di commercio siano negoziati in guisa da a1>rire il più ampio mercato possibile all'estero all'agricol– tura. cd alle industrie italiane. Problema. nc,n facile e su cui sarebbe bene che anche gli operai si inten– dcssero1 discutendo in modo chh1ro cd aperto quei punti in cui gli interessi degli operai ciel , etten– tl'ione possono trovarsi in contrasto con quelli del Mezzogiorno, gli operai di un 1 industria con gli operai di un'altra. In Ocrmnnia queste coso si discutono e molto vi– ,,acemento; e vi sono opcrni liberisti ccl operai pro- (1) \'('rlsslmo; e, 11cr coml11cl11ro1 R\Jblamo J)rC'gnto I uostrl umici I.ulgt •:11m11dlO .\lllllo CAblllll (CIie cort('S('IU('Jlte acl<rlrono) di OC· <'lll)flrlll di tfll(' RrjCOIIINIIO IICI pro,11111111 numeri della no111m J(lvl111a. (.\'0!11 dtl/(t' Cl'llTIC,\}.

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