Critica Sociale - Anno XI - n. 16 - 16 agosto 1901

CRITICA SOCIALE 249 organizzato quando s'accorge che, resistendo troppo, rlanneggerebbe i propri inleressi. La borghesia è di\•isa fra. i reazionari, i quali, anzi che cedere, ,·orrebbero la guerra ci\,iJe, e i radicali, che sentono tutto il danno di una guerra ad oltranza e J>referiscono cnlmarc i la– voratori annuendo in })arte alle iloro richieste. J~: vero che in questo modo si salva la borghesia, ma si sal\'a anche il proletariato, il quale,· non essendo ancora per– fettamente organizzato, riuscirebbe trotlPO malconcio eia una guerra ad oltranza. E se anche la guerra. dovesse finalmente riuscire fa– vorC\'Oleai lavoratori, come potrebbero essi tenere hm– gamente il JlOtere quando non avessero acquistata in antecedenza quella J>ratica del potere che dà l'organir,• zazione? La vittoria ,di u1u\ mass:\ agglomerata solo Jler il momento della battaglia non dÌL affidamento di una conquista durevole. Tutta la storia è lù. a dimostrarcelo, quella storia che Arturo Labriola invoca malamente a dimostrare il suo asserto. Solo in un campo ))errett.a– mente libero, le due classi di fronte, organizzandosi, ri– soh·eranno il JJroblema $QCialesenza convulsioni e senz:i sangue. ]fa se, aiutando i radic:lli, il Partito i;ocialista non avvantaggia la borghesia, in che differisce esso dal par· tito radicale? Differisce in questo: elle i radicali vo– gliono le riforme quando sono mature, e i socialisti le fmmo matu,.are. 1 primi, costituendo un partito borghese, non si damrn cura di organizwre i ))l'Oletari, pur risJJet– tandone le organizzazioni; i secondi solo in queste or– ganizzazioni tro\ 1 ano· l'ossigeno vivificante. I JH'imi ce– dono, i secondi incalzano. J primi, ))Ur accettando una riforma, fanno delle risen·e sulle altre; i secondi appro– fittano di una riforma per ))assarn ad un'altra. J primi godono tutti i prh•ilegi dell'organizzazione borghese, i secondi vogliono distruggere quei privilegi. I JJrimi am– ministrano per conto della maggioranza, che ò oggt._dei partiti borghesi, gli altri lottano per unn. massa infinita, che è minoranza soltanto perchò non ancorn organiz– zata e cosciente. l primi lottano per h\ supremazia di un gruJ)J)O definito etnicamente e geograficamente, gli altri lottano per Puuione intemazionale dei la.\'orato1·i. Perciò un rap11resentante dei lavoratori non andrà al potere con raJ)presentanti borghesi - salvo il caso ec– cezionalissimo di un Ministero di salute 1rnbblica in mo– menti cli JJericolo gra\'C ))Cr la nazione - ; ed un socia– lista non accetterft urtlci o incarichi plll'amente borghesi se non come cittadino privato, non mai come rappresen– tante de' suoi com1>agni. , 'intende che fanno eccezione le cariche amministrative, 1>erchè, accettandole, non si vengono a sanzionnre o consacra.re le ingiustizie del– l'ordinamento attuale, ma si J)iglia. posizione per com– bnttorle ed eliminarle quanto è possibile. (1) r•orso tanti dissidii non sarebbero sorti, se si rosso da.to nll'azione del Part.ito in -Parlamento il valore reale che deve a.vere. Alcuni hanno affermato che il Parlamento è il campo dove le forze politiche e sociali vengono a contrasto, dove tutte si discutono le quistioni pili vitali, dove si elaborano i destini della nazione. Altri, itn'ece, ritengono che l'azione ))arlamenfare è azione addormen• tatrice, se non corruttrice. In verità si è esagerato dal– l'una e dall'altra ))arte. Le forze ))Olitiche e sociali dello (I) su questo punto, è licuc che Il Jeiloro confronti le 11rgomc11tn– z10111In senso conlrMI0 doll'nrllcolo di K. t:111nor pulJIJllcnto In (]lleSto e noi prorMonte fnrtelcolo: nollnsecondnparto <101 qunlearlleo1O è l\llChO !nq)Jteltnmonto rl!ljlOSIO Alla 110':ltllll\ (\ Ort(l{O-iQ. (,Volli delM CRITICA}. te ri C no B1a e Stato hanno radici profonde. E il Parlamento non è che la superficie di un mare, nel cui seno avvengouo i piì1 mnravigliosi contrasti. Lo scio))oro di ùenO\'a si è riper. cosso nella vita della uazione assai ))iÌ1 dcll'ostruzio· nismo OJ>JJOstoda.ll'tstrema alle Iegj?i pellouxiane. D'altra parte, sarebbe errore grandissimo lasciare i comodi seggi parlamentari ai nemici del proletariato quando vi si J>osson mandare i suoi difensori. }~anche sarebbe errore grave disinteressare la massi\ lavoratrice dalle complesse questioui che si dibattono in Parla.mento. li'orse una delle caus(', per le quali il 1>ro– letarinto inglese è così distaccnto dal movimento inte1·– uazionale moderno, sta nell'essersi rlisintcressato dal mandare i rappresentanti della propria. classe alla Cn– mera dei Comuni, lasciando :ittuare le riforme a voltn. a volta dai consen,atori e dai radicali. Così non ha po– tuto acquista.re una visione chiarn e pr('Cisa.de' !ò:uOi \'el'i interessi, e non solo non ha. capito il danno dell'impe– rialismo al suo nascere, ma non lo capisce neppure oggi. Per combattere la borghesia bisogna conoscerne tutte le arti e tutti i sentieri, e a questa. conoscenza. si a..rriva, meglio che in qualunque altl'O n::odo, stan,10 a contatrn de' suoi legittimi rappresentanti. )lii si debbono appren. dere quest-0 arti per meglio sventa.rie, come il poliziotto impilra le furbm·ie del ladro per poter meglio f:Orprcn– derlo e colpirlo. 11 pea·icolo dunque di divenire pos!ò:ibilisti o riror– misti non sta. tanto nell'affc~nrnrsi ad un dato momento pili o meno mini!ò:torialoidi; (]_uanto nel da.re troppa im– J>Ortanza alle schermaglie 1mrlamcntari, climonticamlo che esse sono un'eco ben pallida e spesso falsata delle voci del paese. A queste schernrnglie d:rnno oggi tl'Oppa. imJ>Ortanza tanto i miniRteriatoidi quanto gli antimt– nisteriali. Se non sad~ il tìnimondo un )finiste1·O Sonnino - e Io credo auch 1 io con Arturo f,a.briola - sar:\ l'or,;e il finimondo il Ministero 1/.anardclli-Oiolitti? Non esage– riamo. L'uno e l'altro ))Ossono ben di JlOCOaffrettai-e o ritardare il trionfo del proletariato, il quale si afferma splendidamente da i\rolinella a Genova, dal J-.'erra.l'ei-e al Valdamo, da Rom:~ a 'Xapoli. La c1ucstio11e ò meglio posta così: " GiO\':\ oggi un po' cli tregua? 11 Ciascuno risponda senz:i sospetti e senza amlJizioni. )fa ò certo che, a proposito di una. q11e5tione così sottile, a risol– vere la quale, occorrenclo lllH\ infinitìt di clementi, non bastan piì1 i principii e~sonziali del partito, sarebbe assurda una scissione. Evolversi ,·uol dire ditl 'erenziar.ii , ma il Partito socia– lista è cosl ben definito nel suo fine e ne 1 suoi mezzi che 1100 è J>Ossibile una Yor::i.1li\'i"ìone. .Potr:'Ldetèrmi– narsi nel suo seno nQa differeuza cli tendenze pratiche, ma qnestn. differenza nnc.:cer:'tpi\l eia.Ila.varietà. di tem– peramento e dì cultura negli indi,•i(luì che da J)rinci))ii chiari e ))recisi. Anche se unn. dh'isionc <1O,·es:;e nJ\SCere, non donebbe però dar luogo a. opposizione e avversione fra le due parti. Gli aspri dissensi dei socialisti francesi hanno origine personale e non rispondono a un bisogno del ))artito. Oli ope1·ai riuniti nelle I,eghe non conoscono di questi dissensi. Ciò mostra cho la massa dei l:ivora,. tori ò semJlre migliore della. classe borghese, migliore anche di quella. parte che, disertando, si è schierata sotto la bandiera del J>rOletariato. 1 borghesi - gras.'li e magl'i - portano con sè in generale un bagaglio di piccinerie astiose, di sof:petti, di ambìzioncelle, di pregiudizi, di soflstichel'ie scola– stiche, dal quale non sa)rno liberarsi neppure quando passano nelle file clel socialismo. i:: tanto mnggiore è in

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