Critica Sociale - Anno XI - n. 16 - 16 agosto 1901

260 CRITICA SOCIALE generale questo bagaglio quanto minore è il sacriftzio da essi fatto nel disertare la bandiera della borghesia. Con ciò non vogliamo negare l'utilità. grande degli elementi venuti dalla borghesia. Anzi riteniamo che, senza di essi, l'avanzarsi della classe lavoratrice avrebbe ritardato di parecchi anni. La cultura attuale della classe operaia non è ancora. sufficiente al la. direzione di un movimento così grandioso qual ò quello del socia– lismo. Oli elementi colti venuti dalla borghesia costitui– scono la parte intellettuale dell'organizzazione, ma è doveroso riconoscere che uno sviluppo esagerato di questa parte intellettuale può produrre nel Partito un fenomeno simile a quello del rachitismo nel corpo umano. Nei momenti di sfiducia e di depressione morale questi elementi intellettuali attingono nuova forza da quella fonte inesaurihile e pura che è l'anima del proletariato, anima. ascendente - dolorosa insieme e serena - alle cime icleali dell'anenire. Ùl!EOAUIO. NB. - Avevo gì1\ scritto queste considerazioni, quando ho letto l'articolo dell'ultimo fascicolo della C.S. 11 Par– lamentarismo e .Ministerialismo ,,. )lalgrado le argomen– tazioni del signor Kurt Eisner, non credo dover cambiare opinione quanto nl principio che un socialista non deye accettare la responsabilità del potere in un :Ministero borghese. Bella figura ci farebbe davanti al proletariato, che esso rappresenta, sia nelle parate più o meno so– lenni, sia dai banchi ministeriali, mentre un suo collega difende gl'interessi della borghesia! Con buona pace d'Arturo Lnbriola e· dello scrittore tedesco, altro è ap– poggiare un Ministero borghese, altro è farne 1mrte. Si appoggia un .Ministero per evitare il peggio; ma per ottenere delle riforme possibili in regime borghese, non ò necessario accettare un 1>ortafogli: i borghesi te sanno attuare da. sè. O. Abbonamento cumulativo Criiioa sociale ed Avanti/ anno L. 2:1, se– m,estre L. :10,!'>0. ILDISEGNO DILEGGE MILLERAND PERLOSCIOPERO E L'ARBITRATO OBBLIGATORI! Esposizione dei motivi. II. Noi abbiamo in Francia la. legge del 2G dicembre 1892 su la. conciliazione e l'arbitrato in materia di dissidii collettivi fra J>adroni cd operai o impiegati; una espe– rienza. di sette anni ne dimostrò ampiamente Pinsufft– cienza, Dobbiamo riconoscere che, in materia cosl nuova e delicata, il primo passo è il più difficile, e cotesta. legge ebbe se non altro il merito di provocare un movimento cl'opioione in favore della soluzione arbitrale dei con– flitti industriali, grazie al quale possono prendersi oggi misure pill decisìYe. Insufficiente a. prevenire gli scioperi, J>Oichèin sette anni non vi ebbero che 83 ricorsi prima dell'abbandono del lavoro, essa lo fu pure per termina.re ra.pi <lamente gli scioperi cli qualche gravità, e non esercitò un'azione utile - e anche questa in troppo debole pro1>orzione- se non negli scioperi molto limitati. Alcune cifre chia– riranno la dimostrazione. Ecco, col numero annuale degli scioperi, quello dei ricorsi alla. legge sulla conciliazione: Bib roteca (Jrno Brarcc Sci<>peri R-icorsi P-ro1}()rzio11e 189:l 634 109 17 °lo 1804 301 101 25 11 1895 405 85 20 ,, 189G 476 104 21 ,, 1897 35G 88 24 • 1898 368 94 25 11 1899 740 197 26 ,, 1'otali 3370 778 23 °lo Quali furono i risultati di tali ricor:,;i? Quanti Comitati di conciliazione furono costituiti? Quanti conflitti pote• rono essi regolare direttamente con la conciliazione o l'arbitrato, o indirettamente in seguito a riunioni tenute dai delegati? Notiamo anzitutto che 54 scioperi finirono, durante la procedura, prima che il Comitato fosse costituito; e 34 altri finirono dopo che •gli operai ebbero notizia del ri– fiuto dei padroni di J>restnrsi al tentativo di concilia– zione. Vediamo dunque l'esito degli altri 690 ricorsi. 1893 55 28 33 5,20 1894 65 ~I 39 9,97 . 1895 53 24 30 7,40 1896 53 21 22 4,63 1807 54 25 30 8 1 42 1898 52 18 99 5,97 1899 l0G 36 46 6,20 438 183 24 15 222 6,58 - Il 6 1 /, per cento degli scioperi, terminati mercò l'ap– plicazione della legge 27 dicembre 1892. L'insufficienza della legge attirò, già da gran tempo, l'attenzione del Governo e dei membri del Parlamento, e due progetti <li legge tendenti a modificare o comple– tare quella del '92 furono presentati a nome del Go– verno, 1'8 luglio 1895, da Andrea Lebon sui Consigli permanenti di conciliazione, il 23 gennaio 1896 da bJe• surcur sul tentativo obbligatorio di concilia:1.ione . Altre proposte sulle stesse questioni presentarono l'on. Dé– jeante il 7 novembre 1895,gli on. Jauròs il 21 novembre e De Mun' il 25 novembre stesso anno, gli on. Bovier– Lapierre, Carlo Ferry e DutreLx. il 22 novembre 1898 1 il senatore Magnien il 19 giugno '96, l'on. Fournière, sul– l'arbitrato obbliga.to.rio 1 il 15 giugno 1900. lll. :Noistucliammo a lungo, colla preoccupazione costante di diminuire i mali dello sciopero e di fondare una .organizzazione stabile <lei lavoro, i disegni di legge sottoposti al Parlamento francese, le legislazioni estere e il risultato degli sforzi tentati in ogni dove. Oggi vi presentiamo un insieme di dis1,osizioni, tolte in· gran part~ alle legislazioni vigenti, e la cui adozione ci par– rebbe costituire un progresso sensibile nella via che altri prima cli noi si sforzarono di battere. Negli stabilimenti cui si applicherà' la presente _legge, delegati permanenti scelti nel persona.le e da esso eletti avranno l'incarico di J>resentare a.i capi dello stabili– mento i reclami degli operai ed impiegati, dissipando cosl i malintesi. Oove insorga qualche grave dissidio che i delegati non riesca.no ad appianare, le J>nrti dele– gheranno degli arbitri per risol verto. Se una. delle parti

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