Critica Sociale - Anno VIII - n. 14 - 1 settembre 1899

CRITICA. SOCIA.LE 211 Non insisto sugli atteggiamenti che potl'anno pl'endel'e i partiti popolari tn molte alll'e questioni, ma parmi aver dimostrato a sufficienza che, senza bisogno di un programma comune con tulle le ri– rorme futul'8 elencate e illustrate sapientemente, si possa procede1'8 insieme e colpil'e uniti. Oggi infatti si tratta solo di imprimel'e un atteggiamento uniforme ai tre partiti alleati: far'8 che questo at– teggiamento sia il più risoluto possibile, e renda tu!t.o il fremito rh·oluzionario che passa sulle te1·re d'Italia; ecco quale deve essere li nostro dove,·e. . .. Senonchè per l'amico Pessimista tutto qucslo non si può fai-e, avendo con noi i radicali legali– tari. Questi poveri 1'8dicalisono l'incubo di quanti amano la bella posa gladiatoria, il suono rumoroso dei nomi, la veemenza giacobina e tribunizia. È bastato che il Turati mi osservasse che tra il p,·ogramma dell'on. Sacchi e quello di qualche gio• vane deputatodi Sinistra.non co1·re rorsedifferenza alcuna, perchè i radicali fossero subito confusi da parecchi cogli uomini della Sinistra. Madi grazia, io chiedo, ti-a l'on. Sacchi e, per esempio, l'on. Ca– lissauo, primo maggiordomo di Giolitti, non v'ò proprio alcuna differenza 1 L'unoha votato sempre contro B Pelloux, ha coope1·a.toall'ostruzionismo, ha fatto allo di solidarietà coi ,·ovesciatol'i delle m·ue; l'altro ha votato sempre per Polloux quando questi aveva a fianco il fido Marsengo-nastia (gio– HUiauo puro sangue), ha rip1-ovato l'ostruzionismo, ed haconsacrato le vacanze parlamentari ai disco1·si per il maestro Gabelli, autore della marcia reale. Ma il programma? Il programma, ossia <1uelba– gaglio di 1·ifo1·meeconomiche ed amministrative che ogni uomo politico li1·a fuori nei momenti so– lenni, è in Italia una cosa da ridere! Se si doves– se,-o misurare gli uomini politici col provino dello riforme che caldeggiano quando non sono al po– tere, anche il più devoto monarchico parrebbe un sovversivo pericoloso. li criterio fondamentale per caratterizzare un pa,·tito è il suo atleggiamonto dentro e fuori il Parlamento, è la rispondenza fra il suo programma e i suoi atti. Ora, si ha ttn bel dire che I ratlicali amavano chiamar:;ifino a poco tempo fa legalital'i, e che finora 11011 hanno rinunciato ufficialmente all'aggettiro; ma quaudo Ettore Sacchi fa, a nome loro. dichiarazione aperta di solidarietà coi 1-ovo– sciatori delle ul'no, non si può più accusarli dian– tepo1Te lo scrupolo di parere spiriti timorati, al dovere imprescindibile di resistere nlle violenze governative. Che bell'atto legalita1'io ò mai questo di confessarsi correi coi violatori (almeno secondo l'opinione del Governo) dell'art. 118 del Codice penale! .. Ma allora, perché questi radicali non passano nel gruppo ,·opubblicano ! li Pessimista chiedo addirittura che ossi formino il « nucleo pili sim• patico e più auto,•evole • del gruppo t'epubblicano, con poca coerenza con quanto aveva detto più su intorno alla remissività pau1'0sadei radicali. La ve– dola di solito cosi acuta del PesstmWa ha sofferto qui uno strano offuscamento: egli non si è reso conto della funzione dhrersache esercitano in Italia l'epubblicani e r•dicali, delle ragioni storiche che li hanno diffe1·en1.iali,degli inte1·essi e delle ti·o.• dizioni locali che ne hanno plasmata la fisonomia, ossia di tutto quel complesso di spiegazioni positive nel quale consiste il materialismo storico di buona lega, ben diverso dalle affermazioni aprioristiche che egli, con molta ragione, mette in canzonatura. I repubblicani in Italia - e parlo specialmente di quelli ,•ecchi - sono una continuazione più o meno ammodeniata del movimento mazziniauo.111 essi uoi tro\'iamo sovente il richiamo alla illegittimità dei plebisciti, alle vicende storiche tra cui la monarchia fondò il suo dominio, alla rinnovazione etica pre– dicata dal iirande genovese ed affrettata poi dai suoi seguaci. Per la qual cosa, là solo dove la pre– dicazione dell'idea ebbe apostoli più ai·denti, si ro,·mò un partito repubblicano puro: oltre l'Italia centrale invece esso dovette spogliarsi dal suo ca1·attel'8 cli scuola, degenerata qua e là in setta chiusa, e la– sciarsi penetrar~ da altre correnti democratiche. 11 partito radicale invece, benchò condotto da antichi mazziniani, venne su dalla vita economica più intensa e più varia del Nord. Abbandonato.al primo sorgere del partito socialista, dalle masse proletarie, esso trovò nella piccola borghesia delle città e delle grosse bo,·gate una forza sufficiente per vi\'ere. Ma In natura sua e In sua origine lo spinsero allo riforme amministrative e tributarie, distogliendolo dai grandi e complessi problemi po– litici. Corse quindi dietro Giolitti, che gli promise l'imposta progressiva, si ribellò a c,•ispi, che gli rubò i quattrini ed i figli coll'Africa, tornò a spe– rare col Rudini e a disperare col generale Pelloux. Ancora oggi esso non è dol lutto s0duciato nell'a– zione della Sinistra, e l'ou. Sacchi nel Tempo sti– mola gli uomini della_Sinistra coslituzionale a rac– cogliere lo speranze del radicalismo italiano. (') Per divenlare apertamente repubblicana questa piccola borghesia ha bisogno di nuove esperienze, di nuove lezioni di cose. Cosi anche i repubblicani, per raccoglie,·e h1tti i desideri e le ribellioni che pullulano nel paese, hanno bisogno di uscir fuori aa una certa rigidità di dogmi e cimentarsi nella realtà del p,·esente. Ma a ciò occorrono tempo o selezioni sapienti. Chi volesse oggi fondere insieme radicali e 1·0- pubblicani farebbe opera nociva. La piccola bo,•. ghesia, spaventata dai nomi, si ar1·esterebbe in quella sua evoluzione che la trascina inconscia– mente verso i partiti sovversivi. I repubblicani,al contatto dei nuovi venuti, gente pratica senza vaste palingenesi da compiere, si troverebbero a disagio e impacciati nella loro aziono individuale. Quello che ò da augurare per ora è che gli uni e gli altri camminino ad incontrarsi: i radicali debbono esaurire al più presto possibile i loro espe– l'imenti.... costituzionali, i repubblicani debbonoal– largare il loro poasiero a tutu i gravi problemi finanziari, amministrativi, politici della Italianuova. . .. Affi·ettare tutto questo, stimolarlo, indirizzarlo, facilitarlo, deve essere opera del partito socialista. Non affermo con questo che il partito nostro sia più perfetto degli altri: sarebbe uno sciovinismo politico dei più ridicoli. Ma il pal'fito socialisla è, a differen,.a degli altri due, un partito del tutto giovane, senza tradizioni nel passato, senza ambi– zioni pel prossimo futuro. Esso ò quindi nella con– dizione migliore per servire da stimolo e da guida. L'azione nostra de,•e essere sovratutto orienta– trice e selettrice; orientatrice, indirizzandoalla re– sistenza risoluta i partiti alleati e distogliendoli dalle facili illusioni di lre(!ue insidiose; seleltrice, criticando dei partiti affim quegli uomini e quelle azioni che paiono non adeguate alle esigenze della battaglia. Il Don Clltsctotte, a certi attacchi del– l'Avanti! all'on. Bovio, scl'iveva che i socialisti operano una « selezione violenta ) : violenta uo, ma certo 1•ivoluztona1·ta. Ed ò questo appunto il nostro primo dovere. l') • Anct.'10 - tu".rlue Il Sacchi - ho delle t"on,inzi(lnl, dt'lle 1pernn:ie .s 1tdte f>(l111·.s 1&u\J'argome1llo »; • con c16 fece HO a quanto noi S<"rh·e,·:tmo. (J\"ota della CRITICA),

RkJQdWJsaXNoZXIy