Critica Sociale - Anno VIII - n. 14 - 1 settembre 1899

CRITICA SOCIALE e la va bandendo sopra i nostri giornali, tracciando anch'egli le linee di questo prog,·amma comune. Ora, io non voglio dire che l'intenzione non sia ottima, ma parmi che la sostanza non sia ottima del pari. L'unione dei partiti popolari ha que•lo vantaggio sull'antica Lega pe,· la ltbei'ià, di poco buona memoria: che essa non è sortacon l'adesione di pa– recchi, venuti da tutte le parti poliliche, a un pro– gramma di libertà o di ril'orme economiche, ma è nata dall'accordo spontaneo di tre partiti già vivi eia un pezzo. Per cui, mentre la Lega pe1· la lt– bertà aveva sempre bisogno che un Comitato di savi tracciasse, in bello stile, lo ragioni della sua esistenza e le promesse del suo a\'\'enire, l'unione odierna dei tre partiti ha già tracciata l'opera co• mune in quella parto dei singoli programmi che ò amne od identica. (') Non ò dettando dei programmi e chiamando ad aderi,·vi quanti uomini di buona volontà sono in Italia che si può credere - e lo notava il Tu– rati a proposito del programma messo innanzi da Maggiorino Ferraris - di costituire un partito ed una forza nuova. Ad un programma di riforme tributarie può sottoscrirnre, assieme ad un depu– tato socialista, anche un uomo di Destra come il Franchetti od il Giusso, o uno studioso come il Fortunato, o uno scrittore di Finanza eome il Fio– retti o il Canovai. J\la quale volontà attiva può sprigionarsi da un gruppo siifatto, dove l'oteroge– neitli delle tendenze e l'iucompalibilità delle parli politiche non permette un'azione comune! Ricordiamoci che uno dei grandi mali della vita italiana fu appunto questa politica, che chiamerei atomistica, per la quale ad un uomo di qualche valore si è andato aggregando un certo altro gruppo di uomini, uniti dalla semplice affinità di qualche veduta teorica. Furono questi gruppi che origina– rono poi le attuali « compagnie di ventura• e che, scambio di formare dei partiti vivi nel paese, si accontentarono dei dotti programmi formulali negli amichevoli convegni cogli imparaticci della scuola e i suggerimenliclellastampa benevola. Altro invece deve essere il metodo dei pal'iiti che voglion vivere; p,·ima costituire il partilo con una base salda nel paese, poi cimentare il partilo nelle battaglie della vita quotidiana, poi infine allearlo con·quelle altre parli politiche che le vicende della battaglia gli hanno messe vicine. All'infuori di questa specie di trattati di alleanza fatti davanti al nemico per la necessilà della difesa o per il buon esito dell'offesa, non vi possono essere pl'ogrammi comuni. I vasti programmi, che si librano nl di sopra dei partiti cou lo g1•andiali misericordi pronte ad acco3liero tutto ciò che si rivolge a 101·0,hanno la vita di (l) I.a L~ga f)lr la llbertd, alla quale non parteciparono, come , uole !':unico nonoml, uomini• ,·enuh da tulle le parti polltlrhe •• ma. che ru lnlil:l.llva euenzlalmente ed uclu@lvamente di 11ocia• ll■tl, di repubbllt"anl e di radica.li , ebbe Il 10!0 torto, a aen10 noatro, di formard quandc , ncllrt m aua del no1tro partilo, »on iuevano ttncor:t avuto agio di maturare quelle idee <:heoggi hanno dato luogo all'allcnnza del parlltl 1011olarl, di cui ei~a 11011 (u coi\ che un'anticlpazlono. I.I\ 1it11:izlone, che ravorlaC'e oggi 1'11,lleanu, eslatna Identica allora, ed e1i1tevn, in tendenza, molto temJ)O J)rlma, come il Tt·ae:et h:i. dimostrato In ,,ue~to J)llglne; nè è, 1>urtroppo, noi credliuno, prol!llmn a s1>arire J)tr complAcere l\ll'ttmor proprio di col°''O rhe ,·orrebbero aah·n1·e la loro coerenza preatntandosl come (orzati nll'alle:rnia da 1111a lru1>nlosa quanto rugace e accidentale neceEIIIA tlel momento 1,olltlco (quanto può durare un e momento politlco • sul qua• drante del partiti t), come passtggerl riuniti a difesa da un at– tacco di br11tantl a uno svo!to di 1trada e che si &e))areranno 11ochlt>8HI l)lù in I:\, Anche queata verild è 011portuno che 11 ('Omlncl a dire, 1>erJuclare agli Intuiti meno acuti la 1>ossibllllft di 11rog1111l a combatterla ougl .... pfr accettarla domani. (Nola ddla CI\ITICo\,) tutte le cose artificiali. Non vi è mai uno di questi programmi che possa resistel'e ad uno successivo elaborato con più cura: e chi è di noi che uon possa formulare un paio di questi programmi ogni giorno! Ma mi accorgo di essere forse andato froppo in là dalle intenzioni di coloro che p1·opongo110un programma pei parlili popolari. Benché, a cel'io loro proposte, paia d'essere davanti ad un vero e proprio programma clemoc1·atico,inteso a con– roodere in una fisionomia unica le fisionomie pe· culiari dei partiti assorbiti, precisamente come in quelle fotografie sovrapposte che ci danno il tipo comune di una serie di immagini, pul'e io voglio credere che essi intendessero riferirsi a nienl'altro che ad una azione comune dei tre partiti. E qui soffermiamoci. Un'azione comune presup– pone anzitutto un'indagine sulle condizioni politiche del momento in cui deve esercitarsi. Ora il mo• mento politico attualo è certo dei più gravi. l,a reazione tonde a sopprimere anche nel testo della leggo quelle libertà che venivano continuamente violate dall'a1·bitrio del Governo o dei suoi dipen• denti. Una comune difesa dei partiti più minacciati ò dunque consigliata dallo stesso intento della l01·0 conser, 1 azione. ~la una comune difesa non basta più quando la reazione, invece d'essere transitoria e di provenil'e da cause accidentali, è il prodotto necessario di tutta una organizzazione politica. Allora rimuovo,·e l'origine del male, togliergli la possibilità non solo di iuteasifìcarsi, ma di ripetersi. diventa il dovet•e dei partiti alleati. E qui si riaprirebbe tutta la grave questione dibattutasi fra mo e il '!'urati. A sopprimere la reazione basta un Governo di Siuistra o occorre un rimedio molto più eroico 1 Lascio l'amico 'l'urnti a meditare sul {o1'Se, « la parola più filosofica del vocabolario•• ma anche la più inutile e la pii, nociva all'azione, e abbandono la Sinistra alla gioia ingenua a cui ha aperto il cuore stanco di zitellona inacidita nell'intravede,·e, ent,·o la prosa scintillante di l•'ilippo Turati, la possibilità di essere amata un'altra volta. Rimane dunque il rimedio più 1·a· dicale al qu~le bisogna ormai abituare il paese. Ed ò qui il campo comune all'aziono dei partiti po– polari. Il còmpito è duplice: da una parto bisogna che essi dimosfrino di essere la maggioranza pensante ed operante d'Italia, ossia di aver con loro le forze attivo del paese; dall'altra biSOEflla che essi provo– chino il rivelarsi delle antitesi inconciliabili fra gli interessi popolari e l'attuale organizzazione po– litica. Al primo còmpito provvede uua energica a1.ioue uel Pal'iamento e fuori del Parlomenlo: la recente campagna ostruzionista ha appunto ottenuto cli dimostrare che una piccola frazione di deputati può, so incoraggiata dal di fuori, tener testa a tutta una Camera reazionaria, ed assumer essa runzione di rappresenlante reale del paese, contro la rap– presentanza artificiosamente legale della Vandea italiana. All'altro còmpito può provvedere emcace– mente l'azione dei partiti popolari nei ~lunicipi. lo non intendo tratt.,r qui questa delicata questione, ma parmi che sarebbe er1·ore grave, tanfo se si osage1·assenel volere amministrare entro gli an– gusti oonflui della legge, quauto so ci si ponesse sempre, per partito p,·eso, fuori della legge. Bisogna che gli eletti nei Municipi sappiano propo,·re quelle 1·irorme che, per non esse,·e ape1·tameutee irriHes– si,•amente rivoluzionari~. possono raccogliere il largo consenso di tutti gli spiriti intelligenti e pro– gressi\'i. L'impossibilità di attuare anche molle cli queste riforme. sarà la propaganda più ri"oluzio– naria che si sia mai falla in Halia.

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