Critica Sociale - Anno VI - n. 7 - 1 aprile 1896

101 CRITICA SOCIALE clato il mistero che si cela in quelle impenetrabili incognite a:. y. ~-te.che sian no li sotto e qua sopra. E, da Odiamici, manterremo gelosamente il segreto, per noi, prorsssionale. Ma dobbiamo dire perchè abbiamo rnsol'ito, lascianrtogli la sua ro,·ma ol'igi · uale, questo appello, che ad alcuni parr:\ una burla, ad ahri una sassa.t..'\ Noi ,•h•iamo. nella gmnde « r,uniglia » giorna~ listicn, un tantino appar•tnti. 'on racciamo parte di società o non sentiamo che as~ai debolmente lo spiri lo di co1•po. E non per disdegno o dispetto. ma anzi per un sentimento di sinrera tristczia. Sì, lo spettacolo, veduto nel rell'OSCCua, della stampa po– r1odica, quale si è \'enu1a foggiando in questi ul– timi anni in ltnlia ed altrove, cl appare proron • damente. ineffabilmente triste. Il giornale si 6 tra~rormato in una casa di com. mercJo, il più spesso di atr..wi loschi, dei quali nulla do,•e tra1:K,ht1·0 alla superficie. Sì dico cho è questa uua necessità dei tempi e si l'ido rlel gior11ale an• tico, orga110 d'una rode e ba11dio1·ale d'un pro• ,~~~~l~\•i•~O()I:, si•i!.l'l~:~rnJ°d 1:~~~.•~g ti S~~~:~~lJ~O~ quella in magazzino, nessuua l'isponrfenza reale. L"uticolo copre un interesso. o Il traflletto di$Si– mula un mercato. Lo scrittore ò lo strumento im• pcr~nalo di un appaltatore o di un prestanome. In Milano. e non soltanto in Milano, s'è potuto ,·e• ~!t:!rrOl~l~~tt~n~i ifi:•l~l\~i1:~:~n~iih~lii~?.~~ listi. Quello poi di giornali birbe, scritti da degli idealisti del galantomismo, ò il p1l1 comune dei renomeni. Rd è strano che in tanta gio,·enti1 ,•h•a ed ale1·te. dondo. pu1· fra il coro dei morllocri, tanto raggio di Intellettualità guizza o s'irradia, è strano, diciamo, che in questa gio,•cntl1 che si prest..1.per dei salari di fame, alla vergognosa. complicilà della mistifica. 1.ione o dell'imbroglio, non un moto di reazione collottivn sia ancora Meattato. Sono letterati più o meno riusciti, prodi hwomtori intellettuali, cervelli versatili o qualcho volta ,•e1-ame11tegeniali, che passano da una redazione all'altra di opposto co– lore, al servizio di opposti e non conres:J..1tiinte– ressi, colla dishn•oltu1·a della bagascia che muta di educandato. La cosa non fa più meraviglia neanco ai p1·urani. Si dice: è il bisoguo di pauo. Certo è qualche cosa che supera lo 1·esistem~e normali del l'iudividuo isolato. Poi· noi la diagnosi è certa: l'l1nm,01·alità del otoniattsmo moderno st tlece at non esseni an– cora llellneala 1n esso e~7Jlicllamenle la lotta di classe. Per una contl'tvtclizioue che sembra inespli· cabile, tutti questi scombicche1-atori di cartelle, questi mano,•ali dl·ll"ingcgno, non sono sorti al Ji. ,•allo di co,cienza e di cliguità che hanno ra~iunto i loro miuori collabomtori, i compositori e gl"im– p1'eS!Ori tipografi; che hanno raggiunto i guantai. 1 cnp1>ellal, qua e I:\ l>e1'8i110 i con1adini Come il leggeudario somaro c 10 porta il vino e s'abbevera d'ucqua. questi illuminatori dell'opinioue colletti,•a, vivono. por ciò che li riguarda pii1 dapprosso, nella solitud1no e noi buio morale. Le associazioni della stampa non sono che me– schine procacciatrici di meschino o singolari ulilit.\ matorlall. Non un anelito, da esso, por la dignità della stampa, per la sua ,•ita morale. Rico1-diamo - e no nRrrammo qui - quando. per ecce1.ione. all'a~inzione milaue.."e, souo la tempesta dei se– que:itri politici. ru tentato un mo,•i111ento per la ltbe1·1h. del p+>n-.ioro. Btjuchè a-i.:1i1titida mediocre fiducia, p1·011dtimmoparte all'iul1.ia1ivn, o rac~mmo votai-e, lluasl nll'unanimità. u11 ptttto di sohdal'iet:\ e di difesa contro_ i soprusi del llsco. I primi a h'adire quel 1>atto fu1•ono quelli che l'avevano pili vivamente caldeggiato con noi. li potere occulto che domina il giornale si rivelava nei ratti. Ma noi non crediamo che que!lta demtnullo ca– ptlls dello scrittore quotidiano debba durare in eterno. La noca~ità.. cho stimola ed organizza il proletariato iutollettualo in altri campi pii1 oscuri, don:\ far~I ,•iva ,la ultimo anche in qu03to, dove, secondo lo apparenze. aHobbe dovuto precerlere. Verrà giorno che lo sciopero dei salariati rlella penna costringerà gli s1>0c11lntori ori i rurranti a ce1'Carsi da sè i lettori o a scri,•erili da loro stessi i loro giornali. Noi opporremo i noòtll'i.e si vertr:.\. È perciò che - senta ,iperan1.a di effelti imme– dia1i - nbbhuno inse1·ito l'appello. E ora la stampa amica e nemica ci dilanii. Nor. IL DOMA~I E LADEMOCRAZIA (li Ormai anche l'ultima ooo delle dlmo,trazionl popo• lari conlro la. pnllUca reazionaria e milltaro ò svanita in quest.'arla pigra e greve che par di maremma; ormai le consorterie militari e r,mda\l, scosso il primo stor– dimento della batosta, costringono Il nuo"o Ministero a pallega:lanl col vecchio il cli,o,wre della pa"e, e la democrazia 1·è rldolla & patteggiare per I& test& di Grispi gli antichi Ideali ; e li nostro bealo pt.ese, & questo primo rinverdire di primavera, Intesse l'idillio col marche1e gaUmluomo. C'è quindi serenità. e arca.– dica pace più di quanta ne bisogn& per trarre, impar– ziali e sicuri, le nostre lozioni di cose. È d'uopo conrossarlo. Quando, all'Indomani di Abba Garima, che parev& dover essere il colpo mortale &i partili mllitarl e &Ile loro clientele, era corso per t.utta questa vecchia Itali& un rremito di giuvioeua che non &vev&I&consueta vocequerula e ftoca,qua.odo Milano pareva deci11t.& rarla ftnlta con la dominazione rerocemente bigotta della. Vandea, o Pavia Insorta e Cremona tumullUante &dditavano I& strada, abbiamo avuto un po' tutti l'ingenuità. di supporre che quel ri• svt,glio risoluto del paese cl potesse condurre a ben altro che ad un ministero Di H.udinl. Certo, so l'irrequietezza di quel momento non avesse annebbiata la visiono di quanto avveniva dlnlorno, noi, specie nello citi~ secondarie, avremmo poLut.ocon• stataro, fln dall"inliio, come il movimento parti,ae esclu– sh•amen1e d& noi, e si egitasse In m~zzoalla diflldenta dei partili radicali. lo(atti, in quell'ora In cui la demo– crazia poteva sventolare la propria banJier& aotidi– nulica., eu11.ebbe quui uo'iulntlva rilut.tania ad im– brancarsi nella pltbe; e se alcuni de' auoi vennero ad ingrossare le nostre dimostraiiooi Jel primo giorno, appena - o non era ancora ben certo - 11 seppe che Crlspl lasciava il potere, anche costoro si rincluusero in casa, aspettando che l'ultimo vocio della rolla si perdesse lungo lo strade. Cosi che, appena un ministero qualunque potè troncare quella. loro penosa loquietu– dioe., rone Saracco o Di Ru•hnl, si affrettarono a con• cedergli la e benevole upeuath'& •• che è quanto dire la rinuncia alla propria vitalità di partito. Colla nostra conceilooe socialistica non duriamo ratica a 1plegarci questa strana situazione: I 1ocialisli che (1) 1.os no 1tre ouenaalonl al pretenle 1crlHo ,ono consegnate nell'artlcot,uo che ,egue.

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