Critica Sociale - Anno VI - n. 7 - 1 aprile 1896

CRITICA SOCIALE 100 affermano nel paese e nel Parlamento le loro t.endenze antimonarchiche, o la democrazia borghese, 11n tempo repubblicana, che !asci& euurirsi un moto popolare che poteva esser gravido d·avvenire, e la quale, all"in• fuori di una piccolissima rraiione traente roria pill dalla simpatica audacia de' suoi capi che dalla vita proronda di un partito, si accontenta di un ministero rigida– mente conser\'&tore. La Lolla 1ti cla&1e ('}, commentando una frase mollo schietta dell'flalia del PoPolo, rilevav& appunto come la repubblica « non può essere f&.ttache col concorso delle rorze borghesi, delle classi possidenti, e nel loro interesse ». Ed aggiungeva che queste classi n,in po– tranno inilursi a compiere la loro rivoluzione coll'aiuto incomodo di un proletariato, non pili carne da mitraglia come quando innalzava le barricate per conto esclu11:ivo de~li allri, ma proletariato socialista, che, a villoria compiuta, reclamerebbe la propria parte di utili. Cosicchè la piccola borghosio. o la borghesia indu– striale, costrette a sce~liore rra In tirannia soffocante del militarismo e delralta Danca e i pericoli che vor– rebbero loro da un proletariato ,•igoroso ed aurl&cecon cui con,•errebbe scendere a patti, per quell'istinto di classe che nelle supreme decisioni erompo dJ.I viluppo degli inflngimenti o delle ragioni politiche, preferi– ranno sempre, come hanno prescelto nell'ora attuale, di lasciarsi dissanguare a poco a poco da un parassi– tismo, nella cui aziono di schiacciamento politico pare stia unicamente la salveiza dei loro interessi. Pmttosto di avanzare verso un ignoto che temono, scelgono di gettarsi all'indietro, nel precipizio che sta loro aperto alle spalle. E che sia cos\, gli ultimi avvenimenti d'Italia. o le affermazioni concordi dei nostri giornali, stanno a pro– nrlo. Tanto che mi parrebbe (11tica. sprecata l'insistervi ancora, se rorse l'insistervi non potesse risparmiarci In avvenire qualche disputo. inutile, qualche (11.llace speranza. Poichè, parmi, che possa rivelare meglio il carattere e la. naLura dei partiti che si muovono accanto al no– stro questo loro atteggiamento nei momenti in cui ognuno prendo istintivamente il proprio posto di bat– taglia., che non la loro aziono consueta in mezzo alla schermagli& caotica della nostra grama vita italian11, La vita normale permette lo sviluppo delle anormalità nel carattere dei partili: è rinOuenza del giornali, è quella personale degli uomini politici, cho possono far r.ssumere ad un partilo, por un fenomeno di sugges1 ione, una tendenza che non è nella sua. natura. Solo quando scoppia d"improvvi:Jo uno di quei ratti cho non erano nè preveduti, nè preparati, la posizione assunta rapi– damente da un partito è la ri volazione del suo pen– siero e della sua natura intima, della sua coscienza collettiva. Ora, dal fondo medesimo del pa.rtilo democratico ita– liano, è venuta. questa verità.: esso non può muoversi per la diffidenza che lo allontana dalle classi lavora– trici, ed Il nostro aiuto, scambio di ringagliardirlo, pa• ralizza o scorna le sue forze. Perchè io non credo che la fiacchezza della demo– crazia in Italia provenga da.Ile diserzioni de' suoi se– guaci. Al contrario. Più il processo capitalista aume1\ta le ftle della piccola borghesia o del proletariato intel– lettuale, ph\ i nuovi tormenti del fisco accrescono i tormentati, o più il partito democratico va racco- B gliendo nuovo simpatie. M& sono simp&tie sterili, di gente che muore di imbecillità o di pigrizia.. Per co– storo ben venga la repubblica, ma dopo un& Sèdan qualunque, quando non occorrono le barricate per li– berarsi dal parassitismo della Corte e delle sue ade. renze, quando non c·è il pericolo di trovarsi a fianco un proletariato rivoluzionario che reclami I suoi di– ritti all'avvenire. Ricordo i pochi giorni della Lega per la libe1·tà. Nello nostre piccole cluà. dell'alta l!alia., i democratici che ,·i aderirono, rimorchiati da. quelli di Milano, pare,·ano riluttanti, so11pet.tosi, e con l"aria di chi pensa: mi ci hanno spinto, proviamnci pure! E dopo i primi co• miii, quando vltlero che por tutti i pori pene1rava lo spirito battagliero del nostro partito, e che essi vi ra– CO\ano le flgur! I.di don Abbondio da,·anti al cardinal Federigo, si adombrarono, e non vollero procedere oltre. Così che al Congresso di Parma i sociallst! non ebbero che da seppellire un c<Hlavere. Per questo io credo cho la. demncrazia in Italia. non saprà. mai darci nulla di vitale; essa non oserà mai allearsi al prolet&riato socialista in una lotta aperta contro il parassitismo dell'elemento militare capeg– giato dalla Corte. Forse, so non interverrà qualche cosa. di imprevisto, noi arriveremo colla monarchia llno alla vigililLdello. società socialista. L"ironia della storia. vorrà. che la monarchia si sai vi por volontà degli an– tichi repubblicani. Molti pseudopositi visLi,che amano portare nella po– litica il loro evol1uio,1ismo, anche quando questo e,·o– luzionismo, ancora nella lor mente allo srn.to di con· cozìone primitiva, porta alle mirabili trovate del loro Spencer che, tra l'altro, afferma terminata la ( o.se so– ciale del militarismo proprio quando rispunta più op• primonte che mai, gridtiranno all'eresia nel sentirsi ar– rermare che per la socie1à.collettivista non è condizione lndil'!pensabile il precedente sviluppo dello (ol'me re– pubblicane. Eppure per noi, che non ragioniamo con le comode analogie dell"or11a,ii.t1no~ociale, ma che ri– teniamo legge storica. di tuHO un lungo periodo la lolla di classe, questa impossibilità. di formo politiche più libere, nel declinare di una civill.à. apparo chiarissima. A misura cho una rormazione sociale discende la propria china, non solo di\'enta sempre più reazionaria verso le (or1.e che raccoglieranno reredità. sua, ma unirà in un supremo istinto di conservazione tutto le varie fra– zioni di cui essa à composta. Se i partiti borghesi in lil!(hilterra hanno potuto chiedere alternativa.monte lo aiuto del proletariato, era perchè questo non ora. ancora. rivoluzionario, e la bor~hesia si tro,•ava ancora al sommo della sua curva. Ma oggi la borghesia liberale tedesca non vorrà chiedere alla democrazia socialista un"alleanza per ba11ere l'Impuro, quando ques10. al– leanza potrebbe costarle la vita. Alla nostra. namma. tutti i partiti hanno paura. di bruciarsi lo ali. Quando la lotta di classe acquista coscienza di sè. quello che i psoudopositivisti chiamano il prog,·euo non O più possibile. Se i socialisti italiani avessero voluto ad ogni costo salire uno d1 quei ramosi e gradini> della e sc11laevoluti\'&>, si sarebbero ratti mitragliare soli, magari fra le lacrime Isteriche della democrazia; o runico progresso compatibile colla nostra rase so– ciale, che consisto nella nostra organizzazione cosciente, sarebbe stato distrutt.o. Avremmo, proprio a venticinque anni di distanza, rinnovati gli errori della Comune di Parigi che presu-

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