Critica Sociale - Anno V - n. 6 - 16 marzo 1895

CRITICA SOCIALE 83 reazione, sono appunto « usciti dai fianchi della democrazia~. S'ei ne sono uscllt non ,·i sono dunque rimasti; essa li ha rinnegati o combattuti. E il ratto che il potc,·e li ha cosi tl'asrormati - a non volei• l'ipetore il luogo comune dogli anarchici che « il potere corrompe» - questo sopratutto significa: cho la reazione è ancora così rubesta in Italia, che ossa schianterebbe il miuisti·o, da do,,unque venuto. che a lei non si prostituisse; onde la necessit:\ di convergere assieme tutto lo ro1·ze destinate a flac– cal'ia. Rissolati nota pure che la comune opposizione alla dittatura fa una cosa sola di Cavallotti, di Zanardelli o di Rudinl; e che, poichò Cavallotti aderì al ban– chetto in cui Zanardelli disse qualche cosa contro di noi, che si legge anche nelle sentcn1.o che ci condannano, e Zanardelli ò il punto centrale del– l'opposizione .... il lettore intuisce il rosto. li primo argomento equivale a quello di chi equiparasseanar• chici, socialisti, repubblicani o clericali, perchè tutti sono ugualmente avversi al Jll'esente regime: e il se· conrlo emula proprio la lo~ica di quelle sentenze, alle quali esso allude, le quah ci condannarono col pre• testo di pal'ole dette da alt1·i in un Congresso cui abbiamo aderito. Con la catena delle affini!.\ - va– lutate per eguaglianze - si sopprimono in natura. di anello in anello, tutte le distinzioni: il ragno si identifica all'uomo. Ma Bissolati, che ò giurista o filosofo, non può avei· dimenticato un vecchio afo– l'Ìsma, che non è solo del diritto ma della natura delle cose: a(flnilas non pari/ a(!lnilatem. Ma i suoi argomenti, dicemmo, non intendono a provare soltanto che un partito democ1--aticonon esiste in Italia: pro.verebbero, se veri, ch'esso non poh'ebbe esister,•i. E qui dove denudano tutta la loro debolezza. ln,•ero - egli dice - la feudalità, nel senso giu• ridico, è scomparsa, dacchè fu introdotta la libera cii·colazione delle terre; o quanto a quella classe di grandi proprietari terrieri, che ne ha preso o conse1•vato il posto, in che cosa la nuo\'a borghesia, venuta su colla rivoluzione, ha interessi che stiano in antagonismo coi suoi 1 F. cita il rimprovero che fa il Colajanni alla borghesia siciliana: che, avendo trovato i suoi più forti elementi nei gabelloti (non dissimili molto, quanto a idealità rlemocl'atiche, dai fittavoli del cremonese, grandi elettori di taluno dei nostri deputati radicali), scambio di gareggiare con !'altre borghesie nelle lotte liberali, sposò gli int eressi dell'ar istocrazia, le si fece vassa1la ed emula nel conculca.re le plebi. «.Or mi si dica - esclama egl i - in qua l modo due classi le quali_non han~~ 1nte1·esstantagontslici possano dar vita a partiti ,,cramente opposti e lottanti fra loro, e io ip.i darò per vinto.» li rilievo del Colajauni fel'isce la mano che l'im, pugna contro di noi: ne11·attoggiame11to speciale di quella nuova borghesia siciliana esso rimproverò l'eccezione, cho conferma la regola opposta. Ma la conclusione che Bissolati ne trae è di quelle che non provano nulla, perchò pro~ano h·OJ?J>C?· Nes~ur! anUìgonismo dunque fra le \'arie classi m cm s1 fraziona la classe possidentef Nessun antagonismo fra proprietari ed affittuali. rra. signori della terra e del capitale, fra borghesia magra e borghesia arassa, nessun conti-asto d 0 intoressi del quale possa 11proletadato giovarsi 1 Or questo ò neç-are una delle leggi pill note e generali dolla storia econo– mica, una legge della quale in un certo opuscolo sulla lotta at classe in Ingltillerra, che il J3isso- 1ati c onosce, vi deve essere pure qualche traccia. !\fa la.scia.mo andare le leg~i generali; e lasciamo andaro i gabello ti siciliani o i fittavoli del cremonese, che non sono, neppur essi. tutta l'Italia. 'l'eniamoci ai ratti più palpabili e noti. Ci neghi Bissolati, se G no 1a o pul\ che in Italia, in Italia specialmente, viva, o ,~egeti, o muoia, ad ogni )Jlodo s'addensi una classe modia, una piccola borghesin, la quale del presente 1·ogime soffi·o tutti i danni, e che, minacciata dalla concorrenza dei forti capitali, Osmu·ita dalle tasso, 1•ovinnta dai c,·aks banrari, guarda alla gazzarra megalomane dell'aLlualo governo corno al suo peg• gio1·0 nemico; e odi:t il militarismo, la triplice al– lennza, l'ospansiono milita1·e africana, odia. tutto ciò cho ra la forza o la ragion d'essere degli attuali potel'i, dell'attuale sistema di go\'erno, tutto ciò che In insidia. la dissangua, la proletarizza. Attorno ad ossa, che ha pure i propri deputati, i propri inter– pl'eli, i propri giornali, attorno ad essa. molte altro fo1•zesi raggroppano, dello quali sarebbe lungo erigere qui l'inventa,·io. Questo è il partito democratico. Amalgama di malcontenti, direte, piuttosto che pa1·tito. Accozzaglia cte1~ogonea pilt atta al demolire che al ricostrurre. E sia. Il <lemolire non è poca cosa nò indifferente per noi. Pu1·0 è da <1uestoamal– gama che uscirono quei pochi radicali che, in qual• che modo, tentarono far argine - in Parlamento - alla congiura dei reazionari di ogni gradazione. Non seriamente può avei• detto l'A'co del Popot,o (num. citato) che la costoro elezione ad altro non si debba se non alla barba dell'uno, alla voce tonante dell'altro. Ed ò per la preoecupazione di queste ba1•be e di queste voci (allo quali risponde assai pili eco nel paese che non dentro l'aula, ed è quasi l'unica eco che della vita parlamentare nel paese si espanda}, ò per paura di costoro, assai più, con• fessiamolo, che non dei pochi gruppi socialisti, lo cui fo1·ze elettorali sono poi momento così esigue, che il Gov':)rno - cui poco importa del diluvio del domani - si affanna a strologaro il tempo eletto– rale, a purgare le liste, a far danzare il trescone a p1·cretti, a predisporre gli ambienti e a propiziarsi sopratutto i voti un po· stitici ancora '.dei clericali. E so qualche barricata. - pa1•1iamo al figurato - ò ancora possibile in ltalia in un tempo pros– simo, che o risusciti la costituzione abolita o la rinnovi, ò ancora al ~uono di queste voci e al flut– tuare di queste barbe che la vedl'emo rizzata. rn cotesta minuta borghesia sono ancora riposte molto delle speranze immediate del paese e nostre. Pederico Engels, nella lettera alla Critica Sociale cho citammo nello scorso numero, accennava ad cs~a scrivendo: « È la piccola e media borghesia e del medio evo in decadenza e disintegrazione, la « piit parte proletari futuri, non ancora proletari « dell'oggi; è questa classe 1 sempre faccia a faccia « colla rovina economica, ed ora spinta alla dispe– « razione, che sola potrà fornire e la massa dei « combattenti e i capi di un movimento rivoluzio• « nario. » e) Alludeva, già lo ricordammo, alla pre– sente situazione in Italia. Che a questo amalgama poco stia a cuore la li– bertà politica delle masse, non contestiamo. Intanto, costretto a lottare contro un regime di prh•ilegio, esso dovrà pure lottal'e per lo libertà. Ch'esso sia povero d'anima, propendiamo a crederlo: toccherà a noi fors'anco di prestargliene una provvisoria. Un partito non agisce solo per quel ch'esso vale, ma per quello che valgono i partiti coi quali ha a elio fare. Dipenda da noi il suo successo, dovrà. pat– tcg~iare con noi, non foss·alti'o che per la gola dell'appoggio e dei voti. Non migliore era certamente la borghesia del 1848 in Germania, a.Ila quale la camarilla burocratica. e feudale, impersonata nel ministero Brandenburg– ManteuflCI. strappava tutte le conquisto rivoluzi~• nario, cacciando l'Assemblea nazionale di sala 111 (') Crlttca SotUJl~, 189$ 1 pag. 3,.

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