Critica Sociale - Anno V - n. 4 - 16 febbraio 1895

CRITICA SOCIALE 57 colle nostre stesse mani, a. questa loll&,anzi a. queste • lotte che ci attendono, il carattere della lotta di classe proletaria. (1) E cosi voi sa.resto veramente andati a ritroso; e ci sareste andati porchè avole creduto cho la reazione, onde siamo oggi n.vvolli, sia un passo in– dietro nella evoluzione, quando invece dovevate vedere che è un passo gigantesco in avanti. Non ha infatti essa posto termine a una quantità. di inganni che in– gombravano la coscienza proletaria, Non ha essa rotto una quantità tli sofismi onde la classe llominanle, prima di ricorrere alla. forza bruta, cercava intralciarci e ir– retirci 'J E non è vero che perciò la. propaganda. ratta, a. favor nostro, dalla reazione, fu immcnsat E mentre, cosi, noi avremmo già acquisito alla co– scienza popolare il principio che libertà. non può essere se non conquistata do.lln.forza.del proletariato cosciente, si dol'rcbbe rinunziare o. questa. magnifica situazione che cì spalo.neo.le Yic diretto dell'a\'\'enire, per lego.rei al corpo semi-morto di un partito che tenta rimettersi in piedi colla trasrusione del nostro sangue? Questo noi faremmo quando tutti sentiamo che e qualcosa. traballa », che una. crisi istitu:ionale non ò molto lon• tana, che il \'ulcano della crisi economica. manda rombi sempre più cupi l Come non intuire che il nostro su– premo interesse ò ora di prepararci a far sentire, più alta e più distinta. che sia possibile, la l'oce nostra in mezzo al popolo, in un momento clocisivo1 A tutto ciò, mio Filippo, opporrai forse la tua « pro"a delle prove » che consiste nell'additarmi i giornali offl• closi plaudenti alla. intransigenza. socialista. Ahimè! povera prova! Costoro - tu non dovresti dimenticarlo - parlano in nome di cricche che han la. vita di un giorno. Ma se parla~sero in nome degli interessi di tutta la classe, terrebbero, credi tu, eguale linguaggio l No, no, l'argomento non ò degno della disputa: o quante volte tu, in tante altro occasioni, l'hai srolgorato ! Che se rosso il caso di insistervi, io ti potrei dire malizio– samente: e non vedi quanta fungaia di socialisti nuovi .. ballo ora le mani alla tattico. nuova i Sono costoro quelli che tu bollasti già.col nomo di socialistoidi, quelli che amano il socialismo purehò possa essere lorianismo, riformismo, ftlantropiai quelli insomma. che amano il partito purchè allarghi le ftle per far posto anche a loro. Non è il caso di consultare un po' anche costoro, per sapere qua.le sia. la lotta. propria. del nostro partito! LEOSIDA RISSOLATI, L"articolo del noslro Bissolali è troppo lungo pe1·chè noi ci sentiamo oggi di infliggere al letto1·e una replica sullo steS$O a1·gomento: e la fede nella bont..1.della tesi da noi so~tenuta nei numeri scorsi è ancor troppo forte, perché ci turbi il timore che possa "enfrle danno dal lasciare per quindici giorni 11 lettore sotto l'impressione della nutrita mitraglia del nostro amico. Chiediamo quindi un rinvio à qutn;atne per amore della discrezione. Notiamo solo che gli argomenti del Bissolati, presi ad uno ad uno, possono essere da noi sotto• scritti quasi senza eccezione. Bissolati stesso lo pre• sente ~,à. nelle prime linee, aflermando che, sulla necessità. di conservare al partito socialista il pro– prio caratte1-e, non v'è dissenso f1•anoi. Ma il punto vero o delicato della ~ontesa è di sapere se a questo si arrivi soltanto per una via, tracciata ed imposta a tutte lo dive1•.sememb1-a del partito; se una sola sia, come pei cattolici, la via della salute; se alla (') VPggul Il già citato manifesto dei 60Cl11.llallmilanesi. (Noto lUUo CRITICA}. Gino Bianco sua meta debba il partito essere tradotto per cor· rispondenza come u11destinato al domicilio coatto: o se non piuttosto la diversiU~ di condizioni, di svi– luppo di coscienza e di relazioni fra i partiti nelle diffe1·enti 1-ogioni non consiglino di accordare ai viaggiatol'i un po' di libcl'tà sui mezzi di locomo– zione che convenga loro adottare. Questa sola è la tesi che noi tenteremo dimo– strare. Perché, quand'anco, per la regione nella quale egli vi\·e, gli argomenti dell'amico nostro fossero oro di coppella, una cosa ancora gli con– ver1·ebbe dimosti-are, e non l'ha fatto: che tutta Italia, dall'uno a11'alh-o capo Passaro - come diceva quel burlone - non sia altro in sostanza che una fattoria del cremonese. LA CnlTICA. La classe acer~otale el bor~~esia itali na A PROPOSJTO DEGLIULTIMI ACCORDI li Reuan nel ,olume Les .◄p6tres dell'llMoire des 01'lgtnes du Chrtsttantsme scri\·e,•a: Una.verità. generale ci Orivelata dall"istoria. compa– rata. delle religioni: tutte quelle che hanno avuto un principio e che non sono contemporanee dell"origine dello st esso linguaggio (?J si sono stabilite per ragioni socio.li più che per ragioni teologiche. t assodato infatti cho lo religioni, come tutti i fenomeni della società, non sono che la filiazione e l'espreS:sione dell'ambiente economico. Documento prezioso ne ò il c1•istianesimo, la cui storia è la storia dell"avvicendarsi delle classi al potere. Ogni rh•oluzione del mondo europeo è anche una rivoluzione religiosa. :\fa, se talora possono ingenerarsi rh·alib.\ d'interesse o di supremazia tra la classe dominante e la classe sacerdotale, che è. per indole sua, alleato e strnm~nto necessario di dominazione al servizio del più forte, entrambe hanno però bisogno, pe1• vivere, dell'appoggio re– ciproco. La 101-0discordia forma la loro debolezza e la loro ro\'ina. Perciò le lolle fra le due classi o non sono pro• fonde, o non durano, o quando dm·ano è segno che runa delle due classi cade per essere sostituita da una nuo,•a. . .. Un episodio importantissimo della genesi econo– mica del cristianesimo o, meglio, del cattolicismo si tro"a nella storia d'Italia dì questo secolo. La bo1•ghesia italiana, aspirando a formarsi un ambiente idoneo allo sviluppo della propl'ia industria e dei p1·opri commerci, non che ad ~vero il predominio sulla vecchia aristocrazia legittimista costituita dalla nobiltà e dal clero, e conscia d'altronde della pro– pria debolezza, nella sua l"ivoluzione pafriottica si mostrò dapprima propensa a spodestare il Governo aristocratico, servendosi dell'alleanza col potere chiesastico. Tutti sanno i tentativi dei cosidetti neogu elfi e dello stesse parti più avanzate dei lil >o1-ali.li Maz– zini scrisse una lettera a Pio IX. esortando lo a bandire e capitanare la santa crociata del nazionale riscatto. li Garibaldi gli scrisse offerendogli la spada n suo servizio, e il gl'ido di Viva Pio 11.01w risuonò alla vi~ilia del 1848 come il grido di guerra dei patriot1. E per un momento infatti parve che il pontefice accondiscendesse. Se non che, ~li interessi dell'ari• stoc1-azia che lo atto,·uiava, il timore di perdere la sua potenza all'estero e il sospetto di rimanere

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