Critica Sociale - Anno IV - n. 17 - 1 settembre 1894

CRITICA SOCIALE 259 remo o saremo vinti nella nostra tenzone, ma senza alcun lume e alcun vantaggio pel partito. OavverO non ò questo il momento di giostrare di frasi. Se non ne fos imo convinti, se amassimo lasciarci se• durre dalle esteriorità b1·illanti della polemica, po• tremmo sbrigarci domandando a costoro, che ci accusano di voler tener duro e tenei• fermo, so dunque la tattica del partito, se lo spirito invocato del programma, consistono nel fuggiro e nel cedere: se la bandiera fu da noi inalberata per calarla e nasconderla al primo soffio di ,·ento: se la lotta in cui ci siamo impegnati era un gioco od un acca– demia. Ma sarebbe schermaglia di pa1·0l0: sareb– bero fuochi fatui pili o meno agili che, tosto svaniti, lascerebbero un buio pili cieco. Noi vogliamo libe• rare il campo dai suoni e dalle rosfor·escenzo cho disviano dal fondo secco e lapideo delle cose. Si, le parole e le imagini sono rate morgane. Yoi ci su– surrate p1·utten;a! e noi vi risponderemo tJl"'U– tlenza! fedeli corno l'eco. toi ri gri<liamo: co1·augio! e voi riecheggerete: c01·anuto! Al si1nbolico vessillo del partito, tutti acc01·reremo intorno, tutti proten– deremo di sta1·e alla sua ombra. Ma non basta pre tcnde1·lo: conviene eziandio dimostr-arlo. La tattica ciel partito! Le delibe1·azioni dei Con– gressi! Noi non sappiamo, in ,•e1·ih\. che essi ab– biano contemplato mai lo stato di te1Tore p1·escnto; preveduto, é vero, dai teo1·ici, ma non potuto di– scutere dal partito, il quale - perchè partilo - non può fare l'astrologo. La coeren,.t della tallica con– siste nel mutare, ch'essa fa, a seconda del teri·eno e delle circostanze. Nessuna giurisprudenza, c1uindi. da in,·ocare in materia per g1·an pa1·to nuova. E come si conviene a mate1·ia nuo,,a, e che poi· in– dole sua si ribella alla formolelta spicciativa e ste– reotipa, l'articolo nostro e1--acom1>lcsso o generico. Quando tu, Della Torre, ci osservi che noi nou con– quisteremo la fo1·za « facendoci al'1'esta1·e •, resi– stendo alla ro1·za maggioro, secondaudo cosi la sele– ziono servile, tu dimentichi c1uel noi s·e1·n scritto: « Esso - questo vero pal'lito - non si Jascel'à certo « adescare alle p1'0, 1 ocazioni del potere, che sludia • e prepara il momento ed il pretesto di piombargli « sop1·a con le sue squadre di giannizzei-i ». - E questo medesimo ci distanzia dai partiti della ri– bellione, coi quali a te pa1·ve che noi i voglia quasi cancellare le essenziali « di, 1 ersità di cloLlrina e di melodi ». - Quando lu. Della Torre, ci sospetli di misconoscere l'importanza dello nostre associa– zioni operaie, tu snaturi completamente il nosl1'0 pcnsiel'o. Parlando cl i masse incrti ed apatiche 1 che poco impo1·lei·ebbe oggi di perdei-e se devono sol– tanto incepparci o atti-are1-sarci il cammino, noi uon cbbimo aranti agli occhi piuttosto i cainiciolli ope1-ai che lo giubbe borghesi. Ah! c1uanti agiati sp01·tisti del socialismo conosciamo, che si appa1·tano lemme lemme e sguisciano via il gio1'no che la onesta e piacevole accademia si chiude e il fuoco f1ella vera battaglia comincia. Di questi coda1'Cliche fal'lle? Si allegri pure il nemico della gloriosa sua pr-eda! No 1 quando scrivemmo di cor·nici ufllciali e di impalcatu1·e apparenti, di quad1·i sfoggiali sulla ca1'la, contmpponendoli al vero 1>artito, fallo di coscieuza, di volontà, di interessi, di idee, e che nessuno scioglimento potrà raggiuugere mai, non già potemmo alludere - e in le è arbitrario il supporlo - allo organizzazioni di lav01-atori, che nelle Camere del lavoro, nelle federazioni econo– miche trovano il l01·0 posto e il 101·0 presidio; ma mirammo a un certo bigottismo formale che, negli esl1·cmi sbaragli, sacrificl1erebbe alla tutela della ~~,~~~ 1 i 1~t~~~1i~i ilh~~1~;: ~~/cl~~~toù {~~-o i:iR~:~ benefico e sono da dirende1-si anch'esse; ma guar- B1b1otecnGino B1arr,o diamoci un po' dal pericolo anche di difenderle troppo: badiamo che non ci tocchi la parte del villano che custodisce trepido la valigietta dove 1'01·0, dalrabile ciurmadore, fu mutato in pietra; badiamo di non rinnovare la leggenda dei Giudei che stavano a guardia del sepolcro - e Cristo era svaporato! . . . Con te, Della Torre, la discussione è possibile e, SJ>eriamo, sarà conclusi, 1 a. Perché la vivace tua critica non assale quella, che fu parte fondamen– . tale dell'articolo nostro, o lo ò del nostro pensiero. Anche pe1· lei il rurore clelrodierna reazione in Italia - o dissimulal'lo non gio,•a - non è acci– ,lente sporadico, uscito dal transitorio capriccio di un ministro, destinato a csau1·i1·si con esso; o non ò per accidentale errore di runzionari che esso col– pisce noi pu1•e - socialisti non ana1·chici - come una lettem cho si disguida per caso. Il furore del• l'odie1·na 1·eazio110colpisce dovo mira; e se, come noi lutti auguriamo, pe1· effetto cli vicende politiche, por la dimost1--ala sua inaniU1, sopmlutto per la no• sti·a fermezza nel non ruggirgli davanti, dovrà ri– solre1'Si un giorno, e pofrà forse temperarsi in un non lontano avvenire; non è perciò che si possa sm·iamento con iderarlo come un fuoco di paglia, oggi acceso, spento domani. Questo furore di 1•eazione scaturisce, al contr,nio - noi vi insistemmo ancor prima che si annun– ciasse - dalle condizioni profonde della vita eco– nomica. italiana, in rita1'Clo di mezzo secolo su quella di altl'e nazioni più civili: - dalla debolezza del proletariato appena nascente, dalla 1·ozzezu1.incon– scia e minacciosa della popolazione rusticana, dal c.1.cheltico sviluppo della borghesia industriale e libemle, dalla inesistenza di ,•eri confliUi fra le va1·ie rrazioni dirigenti o quindi dalla mancanza in esse di veri partiti; dal pr-evalere, dall'incombere, sul paese o sul governo, della rapp1-esentanza degli interessi più podag,-osi e reazionari, quelli della grande prop,·ietà te1·rie1·a specialmente meridionale, il solo pa1·tilo compatto noi Senato e nella Camera e che fa schiavo di sè qualunque ministro colla inel'le al'lne del voto. (1) Quesfo partilo, c1uesta immensa e ben 01·ganizzata camo1•1-a, ò despota della situazione. Non contento di elevare il dazio sui cereali e il p1-ezzo del sale, pensa ora a rip1'0pone il macinato, o ha bisogno, esso, medioevale e feudale per natura, che sia schiacciato tutto ciò che 11011 è pi-etto medioevo; c1uindi il catechismo nelle scuole, la istruzione le– sinata. i ti·ibunali statarii, l'ordine mantenuto colle baionette, i111pedito e dissolto ogni 1n·incipio di re– sistenza opemia o contadina, ogni alito di vita po– po1a1·e dignitosa e mode1·na; intimiclili, deportali, l'eclusi i « sobillalo1·i intellettuali » che mirano a lrasfondere coscienza nei lavo1·ato1·i; ritolto e com· p1·esso sov1·atutto il diritto popolare di suffragio('), f') In Sicilia, ller csem1>io,!IU5:t deputali non .,.en'ha che due, crediamo, che non n1>1>arlengan,,,direltamente o tndlreuamente, :i questo parlito che ba a !IU:tbue Il latlfondo, Andnte orna sper,,re che la de1>ut:ttlone siciliana consenta serie riforme della 1>roprlet:\! (') 1:operai:lone, intesa 3 spoueuare il popolo italiano del di– ritto di Toto, J>rocedeIn modo meravlglloso, In forr.a dell'ultima legge, sotto colore di revisione diretta :1.dassicurare la e sincerità• dellt:J llete. ft nota,.la cancellazione di migliaia d'elenorl con•u• mala a catanla In odio epeclalmf'nle al De Fellce. Ad Agglut, comune della JlrOl'lncla di Sasu.ri di circa 3000 abitanti - nar– ra,·ano I giornali di q11e1tigiorni- tu 360elettori non ne furono 1mh·atl che 13. l..aConunlstlone, nella foga del sopprimere, can– èellO :i.nche I propri membri. Qualche e1em1ilodi dlgnitc,sa reti• etenu è dato dalle cittl\ del settentrione, ma il mez;r.odle tutta la camp:igna - I 110,·edecimi del paete - taranoo sacrificati a questa insurretione della Vandea.

RkJQdWJsaXNoZXIy