Critica Sociale - Anno IV - n. 17 - 1 settembre 1894

CRITICA SOCIALE 26i Da.qualunque lato lo si osservi 1 l'homesteacl appare il parto di un tempo e di un pensiero di transizione; fra i due opposti - proprietà. individua.lo o collettiva - si sceglio una media che ha i danni di entrambi e i vantaggi di nessuno. Incaricato di ricondurci l'età. del– l"oro, esso al contrario non farà. che acuire il desiderio di una soluziono più schiet.ta . Esso non pacificherà gli animi, non darà. pano o lavoro ai disoccupati, non to– glieril lo srruttamento dell'uomo nè il contrasto fra capitale e lavoro, sarà insumciente a favorire i pro– gressi agricoli e commerciali, ci ricondurrà, insomma, a ritroso dell'evoluzione. Giuridicamente, la borghesia è sorta condannando le manomorte, i fidecommessi, tutto ciò che inceppava la proprietà, ccl ora coll'homestead ritornerebbe a. una. forma rimpicciolita. dello stesso istituto. Economica.– mente, colla liberti\.degli scambi o coi rapidi mezzi di trasporto, essa rovesciò le complesso e primitivo eco– nomie domestiche e sforzò ogni paese ad adattare lo sue colture per mododa produrre soltanto ciò che fosse il porto.to naturale di ogni plaga. Il dominio della bor– ghe~ ò sinonimo di monopolio, di grande industria, di tecnologia.universalizzata.i ed ecco che essa ora ton• terebbe risuscitare la piccola coltura. col frazionamento dello fono, colla disparità. degli intenti, cogli strumenti rozzi o faticosi. Questo ritroso callo che essa tenta, sconfessando sò stessa, non ò esso il sintomo di una involuzione, di un desiderio impotente, da moribondo, di strozzare il nuovo organismo che essa ha. incon– sciamente generato e che si fa ogni giorno più po– deroso? In Italia, dovo da un lato il proletariato è sprovvisto di tutto, dove lo terre buone sono tutte - o bene o malo - messe a. coltura e i nuovi terr~mi da distri– buirsi esigerebbero una. larga anticipazione di capitali che mancano, dove non già il credito ma !"usura im– perano sulla campagna.i in ;Italia, dove, d"altro canto, gli avanzi dello grandi proprietà. comunali, i diritti di pascolo, di legnatico, ecc., sullo proprietà priva.te ,ten– gono vivo !"antico spirito di collettivismo o di comu– nionoi la riforma che si concreta. nolrhomeslead non ha, io credo, alcuna possibilità. di avvenire. L"abbondanza doi terreni e dei capitali la. rose possibile negli Stati Uniti, dovo una borghesia più avveduta o più audace potò credere per un momento di sfamare i la,•ora– tori gettando loro lo briciolo della sua mensa. Eppure anche agli Stati Uniti i disoccupati aumentano di giorno in giorno, la. loro organizzazione di\'onta. sempre più formidabile, e la. nazionalizzazione della. terra. o degli strumenti di lavoro ò riconosciuta runico rimedio pra– tico allo difficoltà.della situazione. Questa convinzione si fa strada ogni giorno più anche in Italia. L·insuccossodei tentativi che si fanno in senso opposto non rarà. che avvalorarla ed alfrettal'nc il trionfo. m. s. I LIMITI TECNICI D~;r,COLLETTIVISMO nella produzioni: agricola L'aver io affermata la semplicità dello sl,•umenlo di ,lavoro in viticoltura, senza punto illustrare la mia affermazione ( 1 ), ha lasciato supporre ch'io parlassi soltanto poi• ciò che vedevo nel mio paese, (I) veggasl nel num. 9 e Il della Critica. anno corrente, gli articoli di O. BoNto: La ouurio11e della piccola proprletd, e So• clall1mo e plccOla proprlttd. B1b1otecaCì1noB1arco senza curarmi del resto, o che pertanto le mie conclusioni a"essero un valore ben limitato. Ora io posso a0èrmare di essermi fondato, non la11tosulla vilicollu1·a che si fa in pal'le o in tutto il Monfer1•ato(che pure 8 una delle pili intensire in Italia), quanto sullo stato presente della scienza e della miglior arte viticola. E siccome annetto molta importan,,a a questo punto, al precisare cioè quale sia la tecnica della miglior arte viticola attuale, pcrchè penso ch'essa sola ci po sa dare la vera chiave del p1·oblema - come penso che. per risolvere razionalmente il pro– blema agrario in generale, occo1-reappunto esami– nare ca.so p er caso e ispi1-a1-si al grado cli S\1ilup1>0 dello strumento di la,,oro in ogni singolo ramo di produzione agraria - così spero mi si vor1-à tolle– rare se 1·itQrnosulrargomento per trattarlo breve– mente dal lato tecnico. I. - Vitieolturz. e piccolaproprietà. La miglior arte , 1 iticola, fatta qualche eccezione, non la troviamo in Italia che, JH11·eavendo clima e suolo i pii, adatti per la coltura della vile, segue ancora in gran parte sistemi estensivi e irrazionali. La coltura intensi,,a la dobbiamo cercare in Fmncia, dove, specialmente nei dipartimenti meri– dionali, la produzione della vite raggiunse propor– zioni inaudite, fino a 300 eUolitri per ettaro, mentre in Italia e nella sua regione meglio colti, 1 ata, il Piemonte, non si ha che una media cli 23 eltolil1·i ad ettaro. Ben è vero che in Francia renorme quantità andò in parlo a scapito della qualità. ma r•esta il ratto che ivi si sa produrre in media da 50 a 00 ettolitri ad ettaro di ollimo vino da pasto, mentre in I\alia questo risullalo ottengono amiena i migliori. E a.dunque in F1·ancia che dobbiamo cercare la coltura intensiva o razionalo della vite e vedere quale influenza vi abbia esercitalo sulla ripartizione del suolo. Ebbene, tutti sanno che la Francia è la nazione che ha il suolo più frazionato. Più di IO milioni ivi sono i piccolissimi proprieta1·i cli l a 2 ettari, e cioè più dell'85 'I., del numero totale dei pro– prietari fondiari. E vero che questi 10 milioni di piccoli p1·01>rietal'inon posseggono che 12 mi– lioni cli ot~,ri e cioè il qua,·lo def suolo francese, ma è anche vero ch'essi posseggono quasi esclusi– \'amenle il suolo vilalo (ettari 2.300.000) che è la ,,era e sola causa della loro vitalità. Del resto clappel'tutto, come in Francia, si può dire in massima che il frazionamento del suolo è in rapporto diretto colla viticoltura; la piccola pro– prietà essendo quasi sconosciuta nei luoghi dove, come in Inghilter1·a, non alligna la vite. Ecco quanto dice in proposito uno dei tecnici pili competent_i, Ottavio Ottavi, nella sua Vilit:oUiwa teo1·tco-1n·attca: Dove v·ha la. vile la propriotà può su,ldi\'idersi i o per ,·erit,\ i latirondi, nei paesi vitircri, scompaiono grado grado e la proprietà. rurale si fraziona.... Alcuni di questi modestissimi poderotti sono coltivati in modo esemplare o producono sicuramente da flO a 80, talvolta anche più di 100 ettolitri a.1 ettaro (si badi che rauto,·e pal"la dell" llalia), che corrispondono ad un cospicuo reddito annuo. Dd. vari anni noi acquistiamo lo uve da questi contadini o constatiamo quante cure ossi prodi– ghino al loro vigneto o qun.nto benef\cio no ritraggano. Qua.loaltra colt.ur: \. potrebbe permettere altret.tanto1 La vite ò quindi una pianta. coloniz1.atricoo per essa la <1ucstionesociale si a.Hicina ad una reale soluzione pratica. Veramente la viticoltura non può sciogliere ll83· suna que tioue sociale o tanto meno, come dice al– trove l'autore, l'endeudo pili economici i suoi mezzi

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