Critica Sociale - Anno III - n. 15 - 1 agosto 1893

238 doi figli, cho b&Ue lo donne o violenta l bambini, à porò ruomo cho si s&èrHlca. J>orla patria.,che muore per un'idea, che ha le supremo ,·oluttà dolramicizia. e feconda I più nobili Ideali umani, e mira alla giustizia e lotta per la solidarietà di tutti, e non si perde nelle grettene del pellegolcno minuto, della minuta ven– detta, della nna menrogna, della sterile Invidi&,del malo,·olodispetto. L'uomo di tal guisa, mentre arriva allo più alte ,·etto del male, 11 asside e signoreggia sulle più superbe cime del bene. Ed è perchè egli signoreggia su queste cime, onde muo,•ono lo spinte che incalzano l'umanità sulla ,·ia del suo progresso morale, che può chiamarsi pii) morale della donna. Questa. collo suo virh) più modesto, anche se spesso mera,·igliosamonto squisito, non &\'rebbe mai I&potenza di determinare Il procedere del gran nume umano verso una meta di generalo elovatezza otica. La sola assenza del sentimento doll1l giustizia, con– genita noi maggior numero dello donne, no stabilisce, di rimpetto egli Interessi della colleUiviti\, la.posizione moralmente inferiore. l') Ma. la mia. critica si dilunga, od io debbo arrrettarmi alla flne. Tralascio dunque altre osservazioni di dettaglio, e poichè su tutta la parte che si nolge intorno alla cri• minalità remmlnile io non saprei essere in dissidio so– sta.oziale cogli a.uteri, chiudo il mio articolo con un lie,•e accenno al rapporto fra. prostituzione e crimi– nalità. Che la prostituzione sia l'equivalente della criminalità. maschile è, dopo le dimostrazioni del !..ombroso e della Tarnowsk)\ una. verità ormai acquisita. Ma la prostituzione lo reputo che si&un oquiva.lente della criminalltil specialmente nel senso che essa ò un r1ttto lecito, per quanto doloroso od obbrobrioso, dietro il quale si cola l'illecito del delitto. La prostituzione b come uno stato sociale, nel quale non ci sono quei divleU, la cui inrrazione rorma il d& litto. In quel modo che uno do' nostri mo.trattori sarebbe un ecccllonto capo 1ribù rarro, cd un rispettabile citta– dino f'uoglnno, porchò lo suo 11ualità,antisociali qui, so.rebboro socio.li cd utili presso quei barbari o quei (') BIIOfJDeNbt:•UII po' predel•rmlnara eh• COia 1"inte11d1,In concreto, per IM,W,-for•Ud • p.r 1/eeou., ,a mOl"Gl~- I.o Zerbogllo r. una ritena, ma poi ftultce per ammellere, col 1.ombrOIO,l'in• feriorltà moral• della donna; IOIO la deiermlna nel HnlO che la donna fa meno male, ma ancht meno bene,allacolleul,-Jlà. Siamo dunque nel campo dell'atlollf', che per la donna 6 più limitato che pel tuo com1.-a:1JO; come per l"alplrlHo. che ,.,n conftnato la un perduto u..olare, 6 11ltl limitato cbe pel elUadloo (d"ambO I MUIJ cbe YIH In uaa capll&IL iquetto UII dato antropoLogieol !'(on 6 plutlOlto l"effetto di una coaH111.nu me.nmente M,tlale I K Il _,.o di H"I che Il at1rlbul1Ce, In qu11to HOSO., alla doa11a, non 6 poi eompentato, 1ulla bilancia morale, dal ffleKG dt mole che 11 1mm1t11 Mlii faccia f - Luclamo andatt • l'IIMDt.a con• genlta del 1entlme11to (r) della 1lu1t11l:1•; anche qui 1lamo nel campo delle •a1!11 parole. Qu.a111e •olle, di frente all:. lnll.nlta men&01na e codardia della 1h1.1tl1la mo,dtllc dl clule, 0011 cl 11lamo domando.ti M una gltlllllla f-»1f"1.l1 non rleaclrebbe al– meno a temperarn e la bruta.lltà! - lotanto 6 certo che 11111 folla di acrlllorl ln•l1nl ha aurlbulto alla donna, alla 111amaternità. alla ■teua 1ua deboleua la geneal prima del aentlmentl di glu- 1tl1Ja e di morale 1oclale. Non ■I riducono eul a un tempera– mento portato nella prepotenu della fc.r&a brutale, a un certo rl1pe110 del deboli I I.a rlonna, madre della morale e della giu• 1111.ia n ello nlluppo 1oclale, a•reb~ poi perduto completamente e quell a • quuta I Sareb~ qu•ta aft'ermallone una delle proH della uottra 11unl1la di mucbl I (.','014 ddl4 CRITICA SOCIALI). B1bl oteca Gino E31n e selvaggi, cosi una prostituta., che nell'ambiento comune sarebbe una ladra od una rcrltrlco, ncll"ambicnte della prostituzione è solamente uni\ prostituta.. Nella prostituta. però ,,1 b il più 11pcssola. criminale che non si maniresla., perchè protetta. dal suo mestiere. Similmente. qualora. rosse tollerata una associazione intesa, sotto la par,·enza di un lntei-esso pubblico, a sgozzare o a rubare o a f "rodo.ro , l"aJlparteoonto a <1uella a.ssociazione si chiamereb be non l adro, non omicida, ma si designerebbe dal nomo doll"associaziooe medesima, e quindi potrebbe dirsi di costui che la sua prorcssione è una equh•alente della criminalità., mentre in concreto egli sarebbo un reale delinquente, riparato soltnnto all'ombra di un"istltuziono permesso.. So la prostituta d'occo.slono è pili anormale della. criminale d"occasiono, e che quella ò anche questa o le duo rormo, Innestandosi l'una. sull'altra, dànno ovidcn– tomento una degenerazione maggioro. La mia.tesi, cho non escludo punto sia la prosliluziono In gran parto, 1111cho considerata. a sè, un ratto di re– gressione o,quindi, so non soclalmonto, psicologicamente e antropologico.mente equivalga alla delinquenza ma– schilo, si basa. sulla convinzione cho sia. quasi inscin– dibile la prostituzione da.li& criminalità, o che quella sembri assorbire questa, parendo eostiluiro da. st'!,per la poca imponenza dolla delinquenza. romminile media, lo. nota degenerativa. più saliente. In una parola., ricapitolando, la prostituta ò anche spesso una. crimln&le,ed è perciò naturale che rappre– senti cosi bene nel mondo rcmminino I& criminalità. maschile. .ADOLFO Zt:KBOOl.10. So un giorno condizioni di \'ila pili ripos:lta ci permetteranno di ripreudero un mono di studi da noi abbandonato e che vuol essere trattato con munizione di fatti e di dati meglio che con esorcizi di dialettic..'l nstratta, noi cercheremo di chiarire e di giustificare appiono quella nostr·a che fu ffh\ chia• mata una sulicresta di fronte all'eresia sc1ontiClca dol Lombroso o dei suoi. Por ora, trattandosi di poche note al sunto di un'opera, basterà avere ac– cennato qualche nostra riser\'a. Di qui gli nlcuni 1>unti interrogati\'i che abbiamo intercalato all'arti– colo dolio 7.orboglio. No, noi non sappiamo ncquolnrci a cotesta p1'0- tesa e qutvalen:;a, che lo Zorboglio dico ormai dimo– stra.ta . fra criminalità maschile o prostituzione. Il concet to di equivalenza è essenzialmente subiet– tÌ\'O, con1Oquello che implic..'l un appr'C7J.amento, J'appr-ez.1.amcnto del valO,·e, cho è uu ra11porto af– ratto sociale: osso si modifica coll'influenza inav\'er– tita dei concetti sociali 1>iù ~onorali rormntisi da cia– scuno di noi o esorbita quindi dni conflnidell'indagine puramente biologica. ln realtà si tratt.'l di due or– dini di fatti essenzialmento dh•o1-si,e i tratti comuni (leggerezza dol carattere, ccc., oomuno allo prosti– tuto nate e ni criminali) sono 1>iuttostoconcomitanti o conseguenti cho non C..'\usnli.La ,·ita del delin– quente e quella della prostituta hanno molti lati analoghi che producono analogho manirest.,zioni di carntlere, lo quali è facile scambiare por un sub– strnto comune od anteriore. È facile, ma non ò cauto nò scientifico, mentre il fatto che le donne· di rado delinquono, anche quello che non sono prostitute, anche in quello classi do,•e la prostituzione ,•ora e propria non si voriOca mai por manc..'lnz.., di cagioni economiche del suo prodursi, il fatto che dunque esso delinquono mono dei maschi anche laddove il preteso deri\'ali\'O della prostituzione non scr,•e loro di srogo, dimostra - ci sembm - che esse doliu-

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