Critica Sociale - Anno III - n. 14 - 16 luglio 1893

21◄ CRITICA SOCIALE Indubbinmente il metodo razionale è questo, e questo soltanto. Bisogna dunque dimostr:iro a tutte lo categorie di sfruttati che le rorito per cui soffrono e lenta– mento muoiono di esaurimento. di malattie di scon– forto, o falliti, delinquenti, mentecatti, sono spinti nei rico,•ori, nelle carce1•i, noi manicomi, da nul– l'nlfro l)l'O\'Cngonoche dallo stnto occulto, ma non perciò meno aspro, di lotta incossanto, combattuta non da essi, ma contro di ossi o a lor danno, dalle classi sfruttatrici, protetto dalla tenebra della rasse– gnata incoscien1 .. a dello , 1 itlime. Ai salariati di citt.i. o di C.'LmJ>agna(e sono mi– lioni e milioni in Italia) dimostrate che la loro vita da negri, lo squallore dei tugurii o dei pasti, gli orari e gli ambienti omicidi delle fabbriche, il la– voro notturno, gli eccessi dei ln,•ori campestri, l'al– coolismo usuraio, la J>ellagra, In. dissoluzione delle famiglie, la mendicità, la incertez1.n. perpetua del domani, tutto queste causo a loro volta d1 degene– razione, d'inrermiU1. e dì sconfllt.'l et.orna nella lotta por la vita, hanno radice vera o sola noi ratto ch'essi non sonolil1e,·t <lt l'OtilraUa,•e nè la durata ne tl com}Jenso del lavo,·o. Non sono libel'i perchà dìs• uniti. Dimostrato ai coloni, mezzadri o terziari, la cagiono delle angherie di cui soffrono. Essa non è diversa da quella che valo poi salariati'. Che se si unissoro, durante l'incub.uione del seme bachi, pet• esempio, a chiedere solidali la riforma dei patti colonici, i pl'oprietarii dO\'l'8bbcro pu1-e subirla la legge del !agitone. Ai J.>iccoliproprietari terrieri dimostrate quello h~~~~ :to O Jr::1~, ~i.~~nd 1 ~~e 110 :10 80 f:· i~,!~~ sorie vestigia. Sciorinatela alla luce del sole questa piccola proprietà nominate o datele il suo nome vero: mostratela qual è, tutta cariata, acciaccata, impiastricciata di vescicanti, tutta tatuata di iscri– zioni ipotocnrie, di obbligazioni cambiarie e chiro– grarane e fiduciarie. Il suo nomo vero è debiti, subaste, miseria. E perchèf Perc.hà la piccola pro– P.riet..\ apata, supina, sommossa, ha lasciato. ha dato 11governo in mano ai suoi sfruttatori, ossia at suot credtlo1·t; e que.sli l'hanno maneggiato a lor pro, e hanno rovesciato su quei piccini n- torrente dei tri– buti, tassando. con progressione iuvo1"Maal reddito 1·enlo 1 il poco, il nulla, il men cli nulla. Si, il men di nulla, perehè i loro ave1·i sono dobiti, o la tass.'l sui dobiti sono ancor ossi n. pagarli\; e le terro, ~n1~i1.i~!fes~.~f~id~ifu!:~~fl;1~i ~~~~~~ 3 a~? dia i:~~: governo, son pagate loro a stracciamercato e previa, dedu;tone del CO.JJilale 1·tspondente au·ammon– tarc delle tmposle, che perciò ossi pagher·anuo in r:;rro!~ Om:~~:rnc~utf1ft~~~:~~:ren ~c'!r~ift dolore delle membra che gli hanno recise. Spiegate tutto ciò, e il 1'8Sto,ai piccoli possidenti e sarà uno scandalo grande, un g1"nnde s,•aniro di illusioni, uno sfasciarsi di colpo della buona e mite società campagnuola, denudata nolla sua renio pitoccaggine, ratta insofferente dei grossi peculii ammuCChiali sul suo dorso dai suoi spogliatori. E pari discorso tenete, a ciascuno nella hngu11sua; al capo-bottega, al piccolo commerciante, al proressiomsta minu– scolo, che la cagione dei lor mali ò una, è l'appetito dei grossi ai quali han lasciato, anzi han temprato lo ugne. E vi capiranno; perchè non ,•i capireb– berot E li avrete ratti socialisti. E saranno con -roi. . .. Cosl o non altrimenti. Col dir lol'O come stanno le coso. E porchà. F. come vi si rimedia. Allora intondomnno la necessità di stringersi in ralange guerriera e vi chiederanno lo armi. E le brandi- ~:~~r!n~:r!o,~~e~1~d~ c~,~:~ t~~~ 1: fo~: catene. Senti1"nnno la ribellione dignitosa, poderosa, senm la quale non si è socialisti; o non correranno dietro lo porsone, nè vorranno tutori, cho han pro- ;:~ F~àsfu: 0 ~ho~~i.n~u~1r 0 i~:~!:r ~·,~;r!,~~t quale giustizia amminisfri, o corno il capit..'lle si formi dolio spoglio loro. Vorranno l"intora giustizia del lavoro, conquistata da essi, non dovuta ad al– cuno ruori di essi, quella giustizia cho si conquista rra gli erro1i e le esperienze della liberi...-\, del libero determinarsi o comb..'lttero, non per mezzo conces– sioni, per frazioni ennesime di concessioni. i, vi chiodoranno lo armi. 1;:ssoson là, lo armi poderoso della stmtegia modorna. i cannoni di vasto calibro o le mitragliatrici e i saldi 1·ipari.Non avrete che ad additarli. 1.• Legr1e 1·er1olah·tce ctel Uwo,·o, che non v'è più 1>aosocivile che non no abbia nhnono un inizio; :!1~ d'~:d~ ~yi~g~,!~. ~ ~,i:1ou1~0,~:,:ln~~s1~? 1~~ la,·to e un masstm.o dt ora•,-to non v'è rirorma tributaria il cui otrotto beneflco dul'i o sulla quale si possa contare. Li ò il caposaldo, li ò il chiodo, senza ~riaTT~~~nr~i1;~i!i.; rni~\~i;:;:~:;.: fii~°:gis1a~ toro, come suole, si {Jl'Cpara lento a metter lo spol– vero sui ram compiuti, avanti colla resistenza! avanti colle armale compatte cheincrocian lo braccia, come han ratto a Bergamo or ora, e sror1.ano gli stessi padroni a desiderare l'intervento della legge che pa1'8~i le condi1.ioni della concorronza e non lasci ai piu riottosi e disumani il 1>romiodella bar· b..1.rie.Questa, della resisten, ... 1, ò scuola di lotta di classe, pone gli eserciti di rronto o lacera i veli pie– tosi; e il suo esercizio crea gli altri bisogni e gli altri accorgimenti. 2.• Suffrauto tmi11enale ammtntslraltoo e JJO– ltltco: cho è l'armo d"offesa.,seni.a la ~ualo un po– polo ò gregge i e non v·o popolo infatti, degno del nome, cl10 o non la J>OSS8S'$a o (vedete l'Austria ed il Belgio) non la stia conqu1stamlo. },! intanto, anche qui, mentre la legge nuova matura, avanti con le iscrizioni nello listo, a,·.:mti con lo scuole serali e restive nelle leghe nostro, poi· abilitare quanti più ò possibile, po,· satu,·a1-e il co1·1)0oletto!'alo a norma della logge cho c"ò! Quosta ò la nostra leva mtlt– ta,·e,· con questa allestiamo i qutuh·t . . 3.• Dccentnunento amm.tn1sh·altvo; che è il campo d'azione immediato, racìlo, alla mano. J..,o Stato ò ente astratto, lontano dai bisogni e dal con– trollo dei pili, nel più dei casi inetto. Il Comune é ente naturale, vicino, palJ)abile, suscettivo di ,•ita energica e poderosa. Un Comune non ridotto, come om, funziono burocratica a servizio di privilegiati., ma arbitro di sè e dello cose sue (scuole, strade, bonificho, igiene, assistenza pubblic."\, ecc.); un Co– mune che, por soddisfaroa questi bisogni, proporzioni i carichi rra i comunisti co1l et·Uerto approssima– Uvo. vopolare e st1llelfco, tn n,gtone vrooresstva (,•eda il Vouani ch'io non tradisco la mia fode antica), e vi abbian mano tutti o aia. sotto il con– trollo di tutli; questo ò la Repubblica vera, la sola cho non misliflchi o sia qualcosa più che un nome e uno stemma. . E anche qui, intanto, col Comune che abbiamo, misero, a.ciancato. pupillo, avanti pur sempre a conquistarlo! Favorir:\ ogni iniziativa o movimento operaio, rn-o,•veder,\ alle Camere del lavo1-o,abolirà nello imJ.):09:te comunali le quote minime, farà. p1-o– gressivi 11focatico e la tassa sul vnlo1-e loc..'llivo, rar.\ rispottaro ni propriotal'i lo leggi sanit..1riosulle abitazioni o sullo fnbbricho, costrurrà case operaie,

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