Critica Sociale - Anno III - n. 14 - 16 luglio 1893

CRITICA SOCl.lLE 215 cu,-crà l'igiene nelle "<:uole, promuover,\ la trasfor– mazione. della bcncOccnm, darà gli arpalti alle cooperab,·e. occ.. ecc. E sar:\ la C..U.'\ do popolo, il suo baluardo. Yoloto vederof Soltanto vigilando davvero il commercio dei commestibili, imponendo lo misuro giusto agli oscrcenti, manovrando con rigore il calm.erfo sulle carni o sul J>,.'\.ne, ssopuò dttro ai la,•oratori dieci ,•olle ph'1 vant..'lggio che non l'abolizione dei dazii sulle farine e sulle paste ~he l'Albertoni vagheggia, e la quale in Italia. dovo ti prezzo _d~i gram _si ~t·ea da negozianti incettatori e camorr1sh che v1 giocano sopra al rialzo e al ribasso corno fanno i borsaioli coll'oro, colraq;ento od oggi perOno coi soldoni; in Italia, dico, si nsol\'e in una ingenuit..\generosa. j.; questa dunque la via; percorretela pure abil– mente, con quegli adallamentl cho il tempo o il terreno consiglia, ma la vin O questn; e seè questa non può essere un'altra. E poichò ò In via larga. sicura. souzn trappolo, la via sulla qunlo ci prece– dono lo al lt'O nazio ni lottanti, la vin vc,·a in una pn1-ola,o abbia.mo i fati allo reni cho ci sos\lingono, o lo cose prec ipitano quasi pili 1-at>ldo dei nostri stessi presagi ; sal'l.\ il caso per 001 di indugiarci nelrombroso square di un progetto come que11o Albertooif ·o, non mi persuadete. Mentre la libertà dello sfruttn.mento ci strozza alla gola e ci fa ,•h·ere peggio che in seh•a sel– vaggia di banditi, mentl'o fa- grande propl'ietà di– vora a quattro palmenti e la bm-oc1·nun o l'esercito sbasoffiano quel ch'ella lascia, no, non è ciò che promo. nò conclude, il rimettere il centesimino di snlo in saccoccia al contadino indifeso, nè il muli• nnro un'imposta sulla rendita. forso impossibile per legge, cel'to inapplicabile all'estero, dannosa agli enti mo1-ali soccor1-evoli ai J>0\'01·i. turbatrice, pcl miraggio di un effetto emmc1-o,di tutta l'economia nazionale; nO l'almanaccareuua P,l'Ogrcssivit,\dell'im– posta oroclitaria, i cui effetti p1l1 sicul'i s.1ranno la .itimolala vendita o quindi il dcJ>r'8z1,.1mento degli immobili, e le intest• .1Zioni fittizio dei nuovi acquisti agli eredi,e il h-afugnmento dei mobili, o ,·la ,·ia ogni maniera di frodi. Che queste riformo av,·engano, si comprende abbastan1.a; che la democrazia lo solleciti s1 com– p1-ende troppo. Ma che il partito socialista, della lotta di classe, inalvei qui le sue forze, o domandi qt1oslo riformo a 9.uel Parlamento n. cui Prnmpalini ha appena finito d1 gridar sulla faccia: « Voi non sioto c~e il ~mitato della borghesia>; questo è che non mt capacita. Parrà a Mala~i che cosi si pigli la rincorsa. A mo queste piuono soste; e ne.-u1cl1e tiposahici. 1-:MILIO GALLA\'RESI. LE POSTILLE DELLA " CRITICA ,, All'amico Malagodi deve esser parsa. una dannata Ironia che, proprio mentre usch·a pubblicato il suo articolo, i giornali in coro echeggiassero il gagliardo e vittorioso mo,•imnnto a ravore delle filandiere di Ber– gamo, init.ialo, sostenuto, condotio In porto dal dottor Oalla,resi. L'articolo del Mala.godinon si indirizza\'& a. coloro che, mentre e meditano sempro e solitari, gridano poi Il fffl·mal a que· pochi che soli e sempre combal– tono •f Non era anzi per questo la sua conrossata irri– t.ulone1 F. Gallavresi gli stan mostrando coi ratti, mentre l'articolo usciva per le stampe, ,·egli b di quelli che meditano o non anzi di quo' che combattono. Ma non per questo, nè per quel che Oalla,·resi or gli possa ri pondere, si ricrederà Mala.godi: perch4', come egli stesso ben disse, quella elle qui si discu1e non ò tanto la queslione del progolto Alberloni, quanto una questione g~neralo di metodo: ossia di tendenze, di consuetudini, da temperamento. E questo cose non si sgominano con lo fllzo del l!illogismi. Anzi Malagodi, mettiamo pegno, troverù. di calth·o gusto questo battere che ra il suo contraddittore, quasi canzonando, sulla buona armonia coi democratici o sul cantino del salo; mentr'egli, Malagodi, gii, disse, o lasciò intendere, che i\ l'azione dOllll proJ>atanda quella che dl\ coloro o carattere a una JH'OJlOSta, o qui la propaganda la rece o la ra sopra tutti Il J>rampollni; e che, quanto al ule, Il progeuo non dee guardarsi da questo solo lato, ma prendersi e giudicarsi net com– plesso suo. Pure il e eauivo gusto• del Oalla.vre.sinon riesce a dispiacerci del tulio; perchb è agevolmente intuibile che, se al prog-eUoAlbertoni gli levato il sale, esso ,,i riesce assoluiamente sciocco (alludiamo al sa– pore) per gli scopi della propagnnda. Gli ò come il pane di Oeno,•a por chi non ci ha rotto il palalo: si ,·olta, si biascica, ma a slento lo si montla gili. E quanto alla comunella con i democratici, ò ,·ero che le cose, in questo mondaccio borghese, non son di chi le r., ma di chi le piglia. Pure questo ,. problema delle origini• ha anch'esso la sua rilennza e il suo signi• flca10. Non impunemente si è figli di uno piut1os10che di un altro. E non per nulla ad esser figli di più babbi (coso che capitano al mondo) è una condizione seccante. O perthè que· democraticissimi, quo· rndleall lllla Ric– cardo Luzzatti, che carezzano o ninnano il progetto Albortonl e gli porgono il latte dello proprie mommellc 1 non si destarono mai quando si tratla\'11.di scioperi, di ,•lolenzo contro il mo,•imcnlo operaio coscicnle, e a parlaro di lolta di classe si ranno, anche circoncisi, il segno della Cl'Ocel Il suo pcrthè ci a,•T'('l,bcpuro da essoro. E s:m.\ nell'ambit'lllt. come ,lice Malagodi. ~lcra,•i– gliosn. parola! Che cosa non si spiega coll'ambit1Ut, e cho cosa non l!i combat10 o 11011 si giusliftcaf Esso è tanto largo e ,·ario ed elastico e tanto buon pastrie– ciano, che i suoi ra,·ori non li lesina ad anima vh·a. L'ambiente! si, certo, il nostro ambiente non è l'am– biente tedesco; ce ne accorgiamo nuche troppo, Ma sarà per ciò che il socialismo debba mutare natura? }~ se de,·e mutarla - osserva bene Oallnvresl - rimarn\ socialismol Non san\ meglio, compiacendo all'ambiente In tullo e per tulio, mutargli anche nomo di balte. simo! Noi non sappiamo che lo con,•int.ionl, quando sono salt.leo precise.,racciano all'ambiente ianli ulamelccchi! Esse lo sfidano e mirano a lrasrormarlo, a crearsi l'am– biento lor proprio dentro l'ambiente nemico. Il socia– lismo non ò esso tuUo una reazione all'ambiente nel quale si sviluppa. all'ambiento borgbese? Le verità assolute se ne inllschiano, dell'ambiente, In modo asso– luto: dite dunque a un matematico che Il duo e due ranno quattro o il tcoroma di Pilagora do,·ono adattarsi agli ambienti. Ma.le ,·eritil mono assolute, quelle della fisica, ad esempio, o dell'economia, de,·on rare i conii con osso. Pure una cosa. è sicura: che 11111to più esse cedono all'ambiente quanto meno Bono ,·erilà., ossia, nei rispetti subiellh'I, quanto meno sono con,·intioni. Pirrone, Il capostipite degli sceltici, dh·enta nella pra~ tiea Il re degli opportunisti. Perché di coteste transa• zionl, o, come dicono questi sociologi della decadenza spenceriana, adallamtnli all'ambiente, ve n'ha di doppia

RkJQdWJsaXNoZXIy