U. Zanotti-Bianco e A. Caffi - La pace di Versailles

V L O S M E M B R A M E N T O D E L L ' A U S T R I A - U N G H E R I A « La vita che noi infondiamo negli al tri — scrivevamo nel luglio del '18, insistendo sull'azione che avrebbe' dovuto svolgere l 'Italia tra i popoli della monarchia austro-ungarica — è arra, condizione per noi di vi t toria». Le stesse parole ci salgono alle labbra di fronte al penoso travaglio dell'Intesa per costituire quella Confederazione da– nubiana che ha talmente spaventato e irritato l'opinione pub– blica italiana; giacche esso non è che la continuazione e lo svolgimento dell'azione spiegata durante la guerra dai gruppi politici e finanziari per salvare la compattezza morale ed eco– nomica del distrutto impero. I l generale Smuts che si è agitato tra Vienna e Budapest finche l'esplosione bolscevista di Bela Kun non ha rovinata la sua laboriosa missione, è l'identico Smuts che nel febbraio dello scorso anno partiva per la Svizzera allo scopo di tentare una pace separata con l'Austria. I l sig. Allizé le cui movi– mentate trame ed i l cui « stile forte » sono uno sgradevole saggio delle arti diplomatiche con cui la Francia rinnovata intende lavorare nel mondo, non è che l'espressione governa– tiva di quel gruppo tenace di Francia che ha sempre preteso l'ossequio dell'Italia al proprio programma autigermanico, ma non si è mai preoccupato di considerare la tesi della guerra e della pace italiana. La forza morale dell'idea di cui eravamo banditori, ha fatto vincere — nonostante deficienze e cecità d'uomini di Governo e di Comandi — la nostra tesi di guerra: solo la forza morale da cui sarà animata, farà vincere la nostra tesi di pace. La quale non dovrebbe essere una contro-battaglia diplo– matica contro le arti dei vari Allizé e Pinon di cui la Fran-

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