Angelo Brucculeri - Il problema della terra

-59Ma comunque debba organizzarsi la gestione delle terre nel nuovo regno promesso dai redentori del proletariato, a noi' basta conoscere che si tratterebbe o d'una gestione affidata direttamente alla collettività, allo Stato, o a privati dietro una convenzione con lo Stato proprietario. Questo, nel primo caso, con i suoi rappresentanti e funzionari ne sarebbe il direttore, l'i'mprenditore, l'amministratorè. Sarebbe certamente quello un. sistema ideale di produzione, in cui l'unità della direzione, l'impiego di' competenze tecniche e di patentati in agronomia, la dovizie dei capitali di cui si potrebbe disporre, farebbero di tutto il nostro pianeta. un vasto Eldorado. Ci riporterebbe la sociaiizzazione a quell'età dell'oro, di cui i poeti dell'antichità ebbero così tristi rimpianti ! Se questi poeti avessero potuto squarciare i velari del futuro, se avessero potuto vedere i Lenin e i Trotzky, quali inni· augurali avrebbero sciolto al nuovo organamento economico ! Di'sgraziatamente si tratterebbe di poesia, non di realtà. La r~altà domanda un fondamento per costruire, come un motore per muovere. Il congegno ricco e seducente, ideato dal socialismo, somiglia troppo ad un castello in aria, ad un orologio prietà privata, ma praticamente i contadini si son divise le terre degli antichi grandi ed esosi proprietari e le coltivano per conto proprio col consenso dello Stato. Essi non sanno fare distinzione tra la proprietà e l'uso della terra, e non suppongono neppure di non avere più il diritto di lasciare ai loro figli la proprietà della terra •. Bibl oteca Gino Bianco

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