Angelo Brucculeri - Il problema della terra

- 153 - sistere la grande proprietà che integri la prima ; donde quell'equilibrio delle fortune, senza il quale, secondo il Roscher - « lo sviluppo, la forza, l'ordine e la libertà non possono conciliarsi» (1). La grande proprietà può compiere una grande funzione sociale: qua_ndo non è strame per gl'in- :fìngardi assenteisti, riesce un campo· di esperienze, uno stimolo al progresso dell'agricoltura. Diciamo inoltre la piccolà proprietà, ma non la piccolissima, la quale è della prima la deformazione più funesta, o meglio l'agonia e la morte,· giacchè non permette che vi si possa applicare una grande e feconda operosità nè che si' coltivi con metodi razionali. Così, non rendendo altro che un frutto meschinissimo, essa popola le campagne di un « vero proletariato di proprietari i », come scrive il senatore J acini (2), i quali sono per le loro tristi condizioni, come li chiamerebbe il Morpurgo, « i martiri della proprietà » (3). Di pi'ù, la piccola proprietà non dev'essere dispersa e disseminata qua e là in piccoli lotti angustissimi, come avviene in modo particolare nella Sardegna. Tutti sono d'accordo nel denunziare i gravi danni di un tale frastagliamento fondiario, _quali sono : tratti di terra resi inutili per confini e sentieri innumerevoli; perdita di tempo, mentre il coltivatore deve portarsi da uno all'al- (1) Economia dell'agricoltura nella Bibl. dell'Econ., terza serie, voi. 1 °, p. 693. (2) Atti dell'inchiesta agraria, voi. XV, p. 73. (3) lvi, voi. IV, p. 470, B bi oteca Gino Bianco

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