Carlo Maria Curci - Sette libere parole di un italiano sulla Italia (marzo 1849)

90 ·LA 'M.\ GG lORUW.>A bice, dico , a che si sono ridotle nella Ilalia oosliluli&- nale? possono .guardarsi altr~rneuti cbe come esclusiva espressione di un parl!to? E se ,fosse vero che sopra rliec i elettori non si .è presentato alt' urn~ .che un solo,, ~~ mag gioran~a ' il vero popolo un solo vo~o vi a;vrebl}e espresso , e q!lesto è che non ha fiducia nel Governo,, che non vuoi sapere di ·rappresentan-ze popolari, non perché le ,Piaccia l'assolutismo, ma pcrchè dalle rimern- , lm~ nze passate e dallo sperimento presente è convinto_, che i suoi rigeneralori non mirano che ad opprimerlo, che a vioJentarne fino i propri sentimen~n e · ~ p:. coscienza. Mostruoso ;floo al portento è ciò che avviene in Rorlna . Allo scellerato decreto della notte dell' 8 al 9 febbs:~u·o, a quell' a:Ho ;~ ~ più in fa~ne e sacrilego tra quanti se ne fossero fin qui veduti nella Penisola, quanti preser )J<1fte? In Roma che p faces~ero ~eriamenlc ~lll oU ·furono p iù di un t.re mila : molto a vero dire, e che è troppo .Jnar\ifeslo indice della dccliBazione morale e reli giosa l . ' fii quell' infelice paese; poco nondimeno se si consideri , a quali mani è slato ahban~onato da un paio .d' ann;·i , dì quali scandali è stato spettatore e complice impuneilnente , quanti aiu~i gli sono venuti 1neno, e soprattutto G·l!lll giornalismo radicale e ~emagogico ,ne ha alla libera e senza .contrasto travolte le idee, ed alterato~e dalla ra~ice il senso !~eligioso e morale. Ma pochi o molli che siano stati per sè stessi i prevaricatori, il f~lto è .~he refçllivamente quelle 1tre tmigliaia nop furono che una piccolissima minorità riguardo ai settantarnila che .2vevano diritto ~l suffragio. Vuoi dire adunque che una ;Parte ventiquattresima deUò la legge e impose il giogo .fl lle . r i mll_n ~nt.i .ve.ntilrè, cioè quasi al tutto, ;mzi q~~ ..

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