Carlo Maria Curci - Sette libere parole di un italiano sulla Italia (marzo 1849)

S't· IL GENIO DI PIO JX:. . c h e cioè il potere temporale dei Papi è una immoral-ità in r·eligione. Pensate qual giudizio abbiano a portare questi signori della cattolica Chiesa, la quale avrebbe consacrata nei suoi Capi una immoralità per undici secoli !. E questi erano che farne'licavano di amore per Pio nono, che ne imploravano genuflessi la benedizione ! e soUo il peso di un anatema supplicavano pei lumi del santo Spi· rito nella Chiesa di Araceli l E con ciò la Provvidenza spezzava in mano della eterodossia italiana l'arma più poderosa che in questi ultimi tempi abbia brandita; rivelava alla terra un nuovo pregio della Chiesa; glorificava di una gloria tutta pura ed·emia: entemente evangelica un grande Pontefice; giustificava da inique accusazioni il Pontificato; e a tutto questo valeasi delle nostre debolezze , dei nostri errori e delle nostre colpe. Dugento milioni di cattolici innalzano incessanti suppliche per vedere il loro Pontefice tornare su quel Quirinale che poco stelle a cangiarsi in Golgota! Mentre i demagoghi di Roma dilapidano l a eredità de' santi ·, e stan per metter la mano ai sepolcri degli Apostoli, è una te~ net·ezza a vedere come fuori l' llalia i fedeli tutti, e più i più poveri , soccorrono del sudato loro obolo il padre comune. Non si può sentir senza lagrime come in Francia segnatamente, fino il soldato ed il prigioniero dimezzano il loro pane, e il garzone e la fanciulla prolungano le già lunghe ore del notturno travaglio, per partecipare all' onore di stender la mano al soccorso di Crislo povero e sofferente nel suo Vicario ! nel suo Vicario fatto povero -e sofferenle per nostra opera ! Dio mio! a quali oul~ averate voi serbata quella mi-

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