Carlo Maria Curci - Sette libere parole di un italiano sulla Italia (marzo 1849)

E Dli:MOCR.AZIA. ., t) che vi ci manndussero. Più ottenemmo noi che non la Francia colla suhita espulsione degli Orlenncsi ; che dove quella nello stesso genere di governo liùero si dicùc pi ù larghe forme , noi daW assolutismo di parecchi secoli trapassammo di traHo ad un genere del lullo nuovo, e1l avemmo o g~ i su g~ctti acl una legge comune coi popr.! i quei Sovrani , i quali ieri non conoscevano altra regola, che il rcllo loro vol ere , ma che avrebbero potuto ezian.- òio il loro capriccio. Dato cosi ~ran pass '> ncW arringo civile , parca che rl ovessimo quiet ar finalmente , c appli car l' animo a correre il nuovo compito che la Provvidenza ci aveva assef!nato; ed era lungo, fati coso , forse ancora di non si curo riuscimento. Dovevamo di comune accordo iuaffiarc la nuova pianta perchè profondasse le sue radici ; dovevnmo educarla con lungo amore, ed allendere con pazienza che alle foglie s' intrecciassero i fi ori , ed a questi succcLlesscro i frutti. Sopnlltulto dovevamo ahitu C~ rvi gl'inespert i che eravamo lulli; ~:Ìffid a re gli ombrosi che erano molt issimi c fors e i piti . Senza queste due coudizioni un {ì-(lyerno con elemento popolare non riposando sulle simpat ie e sul concorso del popolo, l'arà sempre torbido e precario. Non usi al nuovo regime trovavam(} tutli gl ' intoppi, le incertezze, le noie dei comin ciamenti; e ci era pur forza soverchiarli con pazienza longanime e con cos tanza. l\fa vi par e rhe... a ne m potuto non darci pensiero dei sospctto~ i , de i diffidenti , dei nou curanti e fin dei con trari ? Questi nella Italia costituiscono fuori di ogni controversia la mé\ggioranza numerica; e la nessun;t parte r he han preso uei collegi elettorali ne sono una proTa irrepugnabile. So che c.odesto con\cgno non ù lollevolc,

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