Carlo Maria Curci - Sette libere parole di un italiano sulla Italia (marzo 1849)

82 IL GENIO DI PIO IX. ben longi d' imputarlo a tulli; ma quanto ad una solidarietà bastevole a subirne le conseguenze, furono moralmente tutti. Pochi è vero consumarono la fellonia; ma tutti non seppero, forse ancora non vollero impcllirla o disfarla quando sicurarnenle potevano; e con ciò ne presero sopra di loro la responsabilità. Alla men trista si chiarirono per po(lolo nou cétpacc di governo costituzionale, non maturo per quello e certo ueppur \'uglioso di averlo. J.... a maggioranza dei sudditi pontifici si è mostrata ben poco sollecita delle libertà cilladine, quando si è trovata sì morbida a soUornellersi al dispotismo demagogico. E crediamo di non ingannarci dicendo, che il popolo romano all'assolutismo di Pio nono e del Collegio dei cardinali non vorrebbe preferire il liberalismo di Sterbini e del circolo popolare. Sulla quale osservazione ogni uoru ragionevole vedrebbe appoggiato non dirò solo un diritto, ma una somma convenienza di rivocare delle concessioni alle quali il popolo non si trova maturo, e protesta , como può solo, tacitamente di rinun1.iare. Qui non si tratta che il Principe riprenda i suoi diritti , ma si veramente che rivendichi la libertà dei suoi suggelli dalle violenze di un potere tirannico ed usurpato. Se ad un Governo con elemento popolare non partecipa la maggior parte del popolo , si ridurrà la concessione ad un monopolio di una minorità ardita ed arrischiala, che lungi di accordarsi col Principe pel beno dell'universale , mirerà solamenle a soppiantare il Principe per opprimere l'universale. Con popolo cosi disposto, il Governo rappresentativo, so si mantiene , non sarà che una perpetua lotta ; se cade, non può che risolversi in tirannide. .Ma che sia delle yiolenze, delle ùeLolezze dc '•li ' c

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