Carlo Maria Curci - Sette libere parole di un italiano sulla Italia (marzo 1849)

IL GENIO DI PIO n:. Sl cioè all'autorità competente , al Capo della Chiesa , etl egli tenersi al coperto. Al Papa che unisce in sè stesso l' uno e l'altro carattere sarebbe forza pronunziarsi; e qual consiglio dovrebbe prendere? Condannar come Pon.. tefice una legge a cui come Principe apporrebbe la san~ zione? Ovveramenle usando del proprio diritto negare quella sanzione? Ma allora converrebbe che i Papi si censissero a perpetuità un_palazzo a Gaeta , per ritirar·- cisi un paio di volte l'anno, ed avesser sempre pronto un Ferdinando Il a festeggiarli e ad onorarsi di ospiziarli. Ma quella violenza che ad un Pontefice solo, sconosciuto e tradito , eslorquendo concessioni a dir poco di estremo rischio alla pubblica tranquillità ed alla Chiesa, riusciva finalmente ad opprimerlo, esautorarlo e gridarlo · a morte , quella violenza stessa, dico, è quella che gli 1Jorge un sicuro titolo , e forse ancora gli suggerirà il pensiero di ritirarle , rimettendosi al punto , fino al quale avea operato con piena libertà e padronanza di sè medesimo. Qunnd' anche Pio IX fosse niente altro che un Orleanese preso in piazza per commettergli una parte ùel pubblico reggimento: quand'anche non avesse a!Lro tiloto di Principato che un contralto sinallagmalico tra lui e il popolo , non altro appoggio che una cat·ta costituzionale, non grazioso . suo dono , ma effello della necessità o del caso, come non avrebbe egli un pienissimo titolo di ritirare ciò che ha concesso , quando l' altra parte contraente ha si bruttamente e iniquamento violate e calpesle le sue obbligazioni ? Nè si dica che ·a rompere quelle obbligazioni fu una parte anche piccola del popolo. No l quanto al delitto siam

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