Carlo Maria Curci - Sette libere parole di un italiano sulla Italia (marzo 1849)

IL GENIO DI PIO IX. 79 Tra il luglio del 46 cd il novembre del ~S noi vediamo due periodi diversissimi nell'andamento della cos:t pubblica in Roma; e se ne dovessimo ancor segnalare il punto preciso di divisione, iudicheremmo per ultimo allo del primo periodo, o per primo del secondo, la pubblicità della discussione nella Consulta poco innanzi costituita. Pubblicità pretesa , domandata e concessa, come tutto il resto che venne appresso a quell'alto. Tra quello che facciamo spontaneamente, di tutta e piena nostra volontà percbè conosciuto siccome bene c siccome tale voluto, e quello a cui ci ricusiamo fermamente per un dovere imperioso di coscienza che alfrimenti vi resterebbe gravemente compromessa, debbono di necessità trovarsi molti gradi per mezzo. Da un perdono illimitato , a cui il cuor di Pio si abbandonava in mezzo ai tripudii di una città che ebbra di contentezza non sembrava mai sazia di applaudirgli, fino al Ministero democratico, che preteso colla ribellione e col cannone , obbligavalo ad involarsi trepido, nascoso e soli lario alle torbe furiose che ne attorniavano la dimora, crediamo che molli stadii mediani si siano dovuti consumare. Esaurite pertanto tutte quelle condescy.ndenze che stimò utili al suo popolo, e tanto solo bastavagli per concederle, innanzi di divenir vittima di una oppressione sacrilega , ce ne furono parecchie altre che il Pontefice dovea vedere pregiudizievoli , rischiose e d'incertissimo esito; ma che chiedendoglisi da tali , inuanzi a cui non avea mezzo da sostenere un niego , egli potè non sentirsi obbligato dalla coscienza a romperla definitivamente , come fece pel Ministero Mamiani. Tale ci sembra la liberlà quasi illimitata della stampa

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