Carlo Maria Curci - Sette libere parole di un italiano sulla Italia (marzo 1849)

IL GENIO DI PIO IX. 77 l' evento é stato appunto J' effetto di quel loro contegno. Putrcbb' essere eziandio che in animi retti ma poco generosi fosse entrato il tarlo segreto della gelosia e di un cupo scontento, al vedersi o credersi quasi dimentichi e t rascurati, mentre ai patriotti demagoghi si compartivano confidenze e favori. Fù il caso in cui la paterna predilezione pel figlio già prodigo e penti lo, ingenerò dispett o Jlel fratello stato sempre docile ed ossequente, intanto che questi a quell'aspetto non volca meller piede nel paterno tello. Se supponete finta per ipocrisia la conversione del prodigo, il quale poco stante si fosse yòllo a nuova t" maggiore sconoscenza, la soliludine del padre ne saria s lala la conseguenza. Abbandonato dal buono perchè punto da lle carezze usate al tristo; abbandonato dal tristo perchè restio cd ingrato alle carezze, usategli anche a rischio di alienarsi il buono. O che io non veggo nulla, o questo è il ritratto piu espressivo della solitudine in che si è trovalo Pio lX siccome Principe: solitudine che avrà dovuto ferirlo insioo Jl! cuore, che forse a nessun'altro Pontefice sarebbe incontrata, e che nondimeno era effeUo necessario di quella popolarila profana e patriottica onde un partito scellerato ed ipocrita erasi consigliato d' ioebriarlo. Lo abbiam letto cogli occhi nostri in una lettera del Mazzini venti mesi or sono : Il {aut l' étouffer dans sa gloire. Si<1mo intimamonte convinti che l' iniquo consiglio non ebbe effetto; la pietosa unzione, Ja celeste serenità onde spiraron sempre i concetti e le parole di Pio IX, ce ne assicurano piu del bisogno; ma se a quella purissima sua llnimt\ qualche lieve nebbia terrena si fosse appresa, Iddio che l'ama gli ha dato troppa materia di rassegnazione e di

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