Carlo Maria Curci - Sette libere parole di un italiano sulla Italia (marzo 1849)

76 IL GENIO DI PIO IX:. ra cui noi applaudimmo; e lulte le vecchie querele contro i Pontefici avrebbero acquistato non so che aria di legittimità e di giustizia dalla moderazione medesima, onde si fossero acquietate dopo le sospirate concessioni. Laddove gli eccessi a che si gettarono i pretesi riformatori italiani , ne salvò la ipocrisia porlentosa, chiarendo il loro zelo patriottico per quel che è veramente , rabbia democratica ed eterodossa mascherata: giustificarono pienamcnle · il riserbo fin qui guardato dai passali Pontefici , che colla loro tenacilà non fecero che differire ai loro popoli il flagello della tirannide popolare; e da ultimo quegli eccessi lungi dallo scemare la gloria del nono Pio, lo cinsero di una nuova c più degna aureola, in quanto noi crediamo che al Vicario di Cristo meglio che non gli allori profani del Campidoglio, si addicono le spine, le sconoscenze e ~l' insulti del Calvario. Diciamo degli inganni e delle colpe che consumarono il tracollo; c poscia compiremo il disegno che a noi sembra vcdervi delinealo dal dito stesso di Dio. E ci torse un inganno dalla parte di molli buoni: non giova dissimularlo. Il genio di Pio IX fù poco inteso da parecchi nella Penisola, e meno ancora pei suoi Stati. Essi invece di dar mano al Principe nella nuova impresa, ne adom!Jrarono e se ne ritrassero. Riputandola improvida o intempestiva, invece di unirsi al movimento e temperarlo colla propria moderazione , se ne sequestrarono, se ne dichiararono estranei e lo abbandonarono alla balia di tali che lo avrebbero sospinto agli estremi. Cosi mentre aggrandirono al loro pensiero il pericolo, lo crearono e ne furono vHlima. Ma indarno vorrebbero giustificar dal.. 1' evento H loro contegno; perché, secondo a noi pare>

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