Carlo Maria Curci - Sette libere parole di un italiano sulla Italia (marzo 1849)

IL GENIO DI PIO IX. 75 senno della nazione al reggimento della cosa pubblica, ed :~priva il sincero suo desiderio di vedere la Penisola sgom- }H·a di armi straniere: si vide che eziandio un Pontefice romano nel secolo XIX può essere riformatore civile, quando fece egli in sei mesi ciò che altri non avria compiuto in mezzo secolo. l n somma dopo Pio IX quella parola che il l)apalo è essenzialmente stazionario e retrogrado, che la Chiesa è di necessità congiunta tlll' assolutismo, quella parola, dico, dopo Pio IX potrà essere la espressione di un folle, ma non mai piu in eterno la maschera di un ipocrita. Non fu questo immenso guadagno? Oh ! fossimo restati tra quei soli termini ! che beatitudine per la Halia, per Uoma se i buoni colla loro leale cooperazione, i tristi col loro sincero ravvedimento si fossero uniti di studii e di amore col nono Pio per innalzare quell'edifizio, del quale egli avea gettata cosi fidente fa prima pietra ! Oh l fossimo restati tra quei soli termini l 1\Ia questo si sarebbe accordato coi nostri interessi non coi disegni della Provvidenza, la quale prevedendo i nostri inganni c ie nostre colpe, vi apparecchiava una nuova gloria per la Chiesa. Guardale! Si ardi pensare P scrivere che nel genio del nuovo Pontefice si compieva la gloria di Roma e d'Italia, e si portava un colpo mortale al vecchio caltolicismo. Iddio scherni nel suo segreto quella heslemmia; e nel genio ùel nuovo Pontefice preparava una nuova gloria al vecchio caltolicismo, cù uno dei piu gravi flagelli che sinn mni pesati snll' Italia e sù Roma. Se le cose fosse•· restate nei termini della legittimità e della giustizia , si s;uehbe avul<t la glori a di un Papa, non l'apologia del Papato. Anzi sù questo saria restala qualche ombra per non aver tentato innanzi l' ope-

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