Carlo Maria Curci - Sette libere parole di un italiano sulla Italia (marzo 1849)

74 IL GENIO DI PIO II. italiani esuli e fuggiaschi aveano riempiti gli orecchi a mezza Europa , trovavano simpatie e compianti negl i eterodossi, perchè forse consci del mistero, nei cattolici pcrcbè illusi dalle apparenze. l termini a che si era venuto sul fine del ponteficato di Gregorio sestodecimo, dovcano certo ispirare molli timori ; c se si fos se venuto a qualche estremo, se il Cappellari fosse ilo esule como }Jio IX , non saria mancato chi avesse dello : ben gli sta ! l'ha voluto! sopraltallo i traditori e i ribellanti avrebbero è\Vuto un mantello solto cui coprire l'odio verso la cat-. tolica Chiesa. Yero è che si era deUo non poco in contrario , si era scri llo , si era protestato; ma il monùo raro è che resti persuaso dalle parole : esso vuoi falli; e ques ti fatti la l,ro\ \'idenza gli ha messi al cospetto di lutto il mondo per mezzo di Jlio IX. li quale per questo ci sembra un uomo provvidenziale, e degno che fosse donato ::11la Chiesa con unél elezione la quale tenne certo del portentoso. I falli sono noli abbastanza , c sanno tuUi che essi fur tali da farne trasecolare chi non l' avria stimato neppur l'ossiuile , da far non credere ai propri occhi ; e conviene uscir dalla Italia per vedere gli effetti Séllutari che han prodotto in favore del callolicismo e del Papato. I~e nebbie densissime di pregiudizi secolari addensate attorno al Valicano per trecent'anni, dileguarono in istanti quasi per incantesimo. Fu messo nella lùce piu piena che l' Evangelio non è nemico delle franchigie dei popoli, quando il piti legittimo interprete dell' Evangelio ne faceva dono grazioso ai suoi suggelli: si vide che l' as. solutismo e i' Austria non sono i compagni indivisibiH deUa Chiesa, quando il Capo della Chiesa si associava il

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