Carlo Maria Curci - Sette libere parole di un italiano sulla Italia (marzo 1849)

It GENIO DI PIO IX.. 69 cagione Jelle altrettante speranze tradite della Italia. Ma non si creda , che o le idee o la loro adulterazione siano merce nuova tra noi: questa è anzi faccenda di qualche secolo; e benchè abbiano al presente acquistato maggiore intensità ed estensione , erano nondimeno ben conosciute anche dai nostri vecchi , si che la età moderna ~on ha da insuperbire di nessuna scoperta su quest o punto. Ma le idee , storte O· diritte che siano, restano affatto. sterili, se nel loro esplicamenlo non sono sostenute da alcune congiunture di fatti che ne rendano possi bile r ei agevole l'applicazione. E ve ne furono poderosissimi nel caso nostro,. i quali aff-orzarono quelle idee , le fecer() ingigantire ed irrompere come torrente che ogni ostacolo urta, schianta, ravvolge e porla via.. Le quali congiunture toccherò brievemente, perchè mi sembrano indispensabili a portare equo giudizio sulla presente condizione d'Italia , ad intendere come e perchè le concel le speranze ci fallirono, e a stud!are se ci ha via e quale sareht;>e da· inslaurarle. C~nto tra questi faUi come precipuo l'avvenimento al trono ponlificale del .Mastai Ferretti, c le riforme amminislraliv.e e civili, cominciate c compiute da lui con tale fr.anchezza ed ardiruento da ispirare meno stupore per la novità, che sgomento pel suo. e pel comune pericolo. La via su cui egli entrava cosi sicuro, il rifondere da capo l' organamcnto dei suoi Stati, la larghezza di un perdono illimitato a centinaia di r.ei polilici , la. piena fiducia concessa ai traviati, l'aver loro .dato stanza in Roma , nella sua reggia e più nel suo cu{)re, chiamandone perfino alcuni alla partecipazione del governo , (Q·

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