Carlo Maria Curci - Sette libere parole di un italiano sulla Italia (marzo 1849)

58 TENDENZA RELIGIOSA. diva non rendesse alquanto scusabile la bonomia e la imprevidenza di esserci lasciati cogliere al laccio. L' intreccio adunque di alcune circostanze ci fecero venire in isperanza che lo spirito irrelig ioso potesse se non cadere al tollo, almeno acquetarsi non poco tra noi. lo scadimento del protestantesimo nei paesi medesimi che ne furono culla e fautori; alcuni veri nltra volta neppure voluti udire ed oggi proclamati lealment e dai mede- . simi eterodossi; qualche libro corso in Italia che semhrava in senso cattolico, e che trovava simpatie tra quei meùesirni che callolici non erano stati mai ; il movimento verso il cattolicismo che si osservava nella Inghilterra e nella Francia; ma soprattutto l'avvenimento al soglio di un Pontefice che colle opere di tre mesi potè dissipare h~ nubi di prcgiudizli agglomeratisi lungo tre secoli at, torno al Val icano, tuili questi furono al!rellanti :~rgomenli da farci veder vicinissimo e quasi seguito un ravvicinamen lo de' traviati italiani alla verità cattolica, Speranza tradita 1 e noi ci scordammo un poco che la Chiesa fin che pellegrina militando sulla terra ncn dee aver pace o tregua giammai l Quelle apparenze erano calcolo d'imposto"! ra, erano arti scellerate, erano portentose ipocrisie I Si volle affittare i buoni , si voller trarre nella trappola i semplici, si volle indormire chi dovea vegliare e spillarne sacrifizi , condescendenze , almeno silenzio; si volle (e chi sa che non si sarà iì perato sul serio?) aver il Papa complice, slrumenlo o mantello ai più iniqui divisamenti , per mcllcrlo ùall' un dci canli , quando ne sarebbe cessato il bisogno. Pensate? oùii immortali contro il Papato, rancori diuturni contro di Cristo e della sua Chie., t;a ~ covali c rugumati lanli anui in una dispettosa impo•

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