Carlo Maria Curci - Sette libere parole di un italiano sulla Italia (marzo 1849)

DELL'AUTONOMIA ITALIANA . 49 U:'ando le praliche e le industrie, che sono i mezzi onde si ottengono le convenienze; non mai la forza, che dee essere l'estremo rifugio a rivendicarsi un dirillo chi~ro e i neon lrastabile. E che pur 1' -ombra non ve ne sia , se non ad allro ~pparisce a quest~ , che se vi fosse non si sarebbero 11spettati oltre a quaranta secoli dal diluvio fino a noi per 1·iconoscerlo. E quand"' anche alla età moderna fosse stato serbato il privilegio di questa scoperta ., a troppa originalità pretenderebbe l' Italia Foe professasse di essere essa ~ola a sentire la forza di questo di-ritto. EgH converrebbe <lare dell' i-ngannato e del violento a mezzo genere umano che in codesto star suggello civilmente d'un popolo ai- 'J' ~llro. , o meglio in codesto star suggello di ' 'ari i popoli <Id una sola autorità , ha potuto riconoscere un principio di declinazione, se volete ancora una sventura, ma non ha sogn-ato giammai vedere la violazione di nessun dritto. A ùi nostri , solto i nostri occhi non ci ha gran corpo politico che non ahbia qualche parte eterogenea, e tuili starebbero in abituale, permanente e Oagrnnte violazio.ne di un diritto imprescrillibile della natura I La Fraucia segnatamente, sostegno antico che si pretende della libertl{ di tutti i popoli , allorchè si apprestava a sostenere 1~ affrancamento italiano , avria dovuto corninciare dallo affrancare la Corsica italiana quanto la Sardegna, e l'Al- ~azia e la torena tedesche quanto qualunque altro paese rlell' Alemagna. O ci hanno due giustizie e due dirilli, si che possa trova.rsi equo sulln Mosella e sul Heno ciò che <è iniq-uo sull' Eridano c sull'Adige? Ma singo1arissiruo ed unico for~e nel suo genere è il co.nlegno del Piemonte in questo fallo. Lo stato italiano

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