Carlo Maria Curci - Sette libere parole di un italiano sulla Italia (marzo 1849)

DRITTO E CONVENIENZA , crsione che ne avete ,·oi , che farebbe questo, quando qui si tralla di recare un argomento che persuada il mio intelletto e che acquieti ~a mia coscienza? o credete che l'intelletto possa restar convinto dagli odii politici e dai partiti prevalenti? Ora per quaulo si è slrepilato su questo punto, non si è addotto finora un fil di ragione a convincere , che il diritto ed il dovere di gover- • 11are un popolo non possa risedcre in un soggetto per Jmgua, per lcgnaggio e per patria estraneo ad esso poJ•Oio. Anzi suvponendo che per mezzo di questo emani ogni volere, voi non recherete in eterno una ragione che 'alga a persuadere ripugnaute, che un popolo possa commcUere l' autorità suprema ad un astraneo. Se la Corsica, per figura di esempio, si assembrasse in generali comizi a decidere delle sue sorti politiche, e dovesse sct•gliere l'aggregarsi alla Italia o alla Francia , a qual titolo le si polrebhe impone il debito di unirsi alla prima colla quale ha comune la favella? a quale titolo le si iJOlrehbe fare un delitto se volesse slarsi colla seconda, la cui unione potrebbe per interessi piu gravi esserle utile? Cbe se si dicesse nessuna ragione potere avere l' Italia di starsi congiunta all'Austria, e di avere una preciIJU3 sua parte soggetta a questa; moltissime ragioni •u·ervi anzi in opposito per la indipendenza, per la dignità nazionale, mi avreste perfetlameute d'accordo , e "ti avreste davvero assenziente la migliore e maggior 1•arte degl'Italiani. Ma non uscendo quelle ragioni dal giro delle convenienze, sarebhe strano che ci si yoJesse fondare un dir·itto imprescrillibile : ci si potrebbe benis611HO apr~oggiare un volo caldo, uui,·crsale , operoso; ma

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