Carlo Maria Curci - Sette libere parole di un italiano sulla Italia (marzo 1849)

DRl1'TO· E CONVENIENZ'A coll' opprimerla , ed ha voluto guadagnarsi un' autonomi~ che certo ci starebbe bene , ma che nessuna. cosc ienza si potrebbe voler comperare al prezzo della sconosciuta giustizia e del diritto calpesto. È veramente strano che col tanto chiacchierare· sui nuov-i bisogni dei· popoli, noi ci siamo quasi al tutto scordati del vecchio ma supremo bisogno dei popoli, cioè la giustizia con tutti e per lutti. So che il parlare in questa guisa è o.ggi un delilto in · llalia, e se non frulla allo scrittore il pugnale, frutterà certo la maledizione ed il fuoco allo scritlo. Ma la verità è forse meo vera , pen~bè altri non puo proclamarla senza rischio estremo ? cangia forse gl' immutabili suoi dettami la giustizia, perchè quegli a cui spiace strabilia, bes temmi a e brandisce il ferro ? Il non licet che costò al Jlatlisla la Hberlà e la vita nella reggia di Erode , non truova talora miglior fortuna tra i popoli battezzati ; ma tra i popoli battezzali non mancherà mai chi ardiscapronunziare quella parola; e segua che può. Se ci ba caso in cui si vuoi pa·ocedere col piè di piombo e con una seria considerazione del diritto, è, certo la dichiarazione , la intrapresa di una guerra , &tteso gl' inesausti sacrifìzi di lutli i generi che l' accompagnano, i rischi svariatissimi a che espone, gli abusimedesimi che ne sono indivisibiJi, e le- sventure inopinate che ne possono essere le conseguenze. Tremenda e la responsabilità dell' aomo che a sangue freddo condanna. le miriadi di suoi simili inconsapevoli ed innocenti , tanto più degni. di riguardo quanlo più ossequenti e valorosi , le condanna ,. dico, ad essere decimati dal moschello e dal canrlone su di un campo di guerra. La ~ilrcma necessità ) un diritto inconlrastabilc sono· i due-

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