Carlo Maria Curci - Sette libere parole di un italiano sulla Italia (marzo 1849)

36 DELL' AUTONO!\IIA ITALIANA: moltitudine non vi vede compromessi i suoi in(ercssi , ecl al decoro ilalico resta del tutto estranea. Per quanto si è predicato e mentito, in capo ai nostri popoli non è entralo che l'origine di tutti i loro mali ed il principio di ogni loro bene dipendono dal tenere o non tenere l' Austria uu piede nella Italia. Il sentimento poi della dignità nazionale , la quale certo si vanlaggerebhe non poco se tutta fosse padrona di sè , non è , e forse non può essere co- • m une alla moltitudine. Il pretendere di risuscitare gli eroismi pagani di Sparla e di Roma è quasi lo stesso C'he voler divert ire i nostri popoli coi giuochi islmici o rolle Jolle glad iatorie. L'antichità pagana ebbe una grandeua non possibile a riprodursi nella età moderna; e l" idolatria della patria è una virtu o un vizio, non buono ad altro che per alimentare i sogni di qualche riscaldato cervello. Con questi elementi imbarcatici lo scorso anno nell' ardua impresa di affrancare il Lombardoveneto, avemmo tutta la colpa di una fla grante ingi ustizia, tutto il ridicolo delle prelensioni le piu sfoggiate , julla la vergogna eli on conato improvido e che dovea fallire; gollarnrno èl lle desolazioni della guerra ed alle vessazioni della conquista le contrade più ricche e più prosperose della Penisola : che piu? ribadimmo con nuovo e più tenace e piu doloroso titolo il dominio tedesco in Italia, senza che ci po tess imo onorare neppure dell'arditezza di avere osato. E di codesta nuova piaga della palria nostra crerliamo nascondersi la raùice in un giusto ed onesto concetto, fa lsato dalla malizia di pochi, c non potuto o non voluto :\Vvisare dalla cieca avventatezza di molti. Dalla convenienza dd una indipendenza nazionale , che ogni animo

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==