Carlo Maria Curci - Sette libere parole di un italiano sulla Italia (marzo 1849)

DRITTO E CONVENIENZA 35 mirsene colle proprie forze, han rivolto un occhio certo non lieto al malinconico settentrione, nspettando che di colà scendesse una forza vergognosa per noi e spiacevole, ma che si potrebbe talora stimare per unica condizione della tranquillità cilladina. In questa guisa si sospirerebbe, non che al teùesco, ma al russo ed al turco, se per altra via non si credesse potere esser redenti dal caos sociale. Il primo bisogno che abhiano i popoli è di vivere , ed a questo sono pronti a sacrificare qualunque allro bene ; la tirannide poi è l'agonia dei popoli , e l'anarchia n'è la morte: nell'una e nell'altra si va alla dissoluzione. Pertanto se il tedesco ha in llalia protettori ed amici, li ha appnnto nei patriottici rigeneratori, i quali mantenendovi lo scompiglio, l'oppress ione ed il caos, vi alimentano questo disperato e maladetto concetto, che l' Itnlia cioè non può aver pace se non visilala a quando a quando dalle baionette germaniche e corretta. dagli spro"i imperiali. Chi più patriottico, chi più italiano dell'Alighieri? e pure con quanto vigore e con che lagrime non implorava una discesa di Alherlo tedesco? !\on vi stizzite adunque se le nostre donne, i nostri mercanli, i nostri contadini messi alle stesse strette non sappian mostrare maggior patriottismo e più scolpita ilalianità di quel che ne avesse l' italianissimo autore del Poemc' sacro. Se si prescinde da quesl' unico caso, di cui già dissi a cui fo;i deve imputare la colpa, le tendenze italiane per l' :\ ustria sono follie od imposture, ni ente mP.no che gli odii politici c le avversioni mortali. Il solo che può asserirsi con verità è che una parte d'Italia, e forse la maggiore, è indifferente a questo che uno Stalo della Penitiola sia o non sia suggello allo straniero, in quanto la

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