Carlo Maria Curci - Sette libere parole di un italiano sulla Italia (marzo 1849)

VI Quando questo avrà compiuta la sua opera di distruzione, ci vedremo inalbel'are innanzi il sociali smo, che slà tutla,·ia diell'o la scena aspctlaudo con impazienza Ja sua ,·olta. Se la Società non si risolve <~l suicidio, ingaggerà una pugna dispcrula con quel nemico di ogni cunvilto civilè: e riuscilane col di sopra, si troverù lacera e sanguinosa ; costretta però di getlal'si alla rncrcè di qualche . primo console o cliltatorc. li dispotismo sarà l' ulLimo suo rifugio ! Crcsecndo i mali scemarono colla stessa proporzione i prcsidii. Lo seadimrnlo morale è pari alla declinazione religiosa : pr r noi è illanguidita e ha- ]enanle perfino qu rHa fiaccola del Princi palo pontificio che rifulse siccotne faro nelle tempestose vicende della barbarie ! Se al dPlirio del nosli'O orgoglio la Provvidenza permetterà di spcgncrJa , sarà eerto quello un giorno di Jutlo per la Chiesa ; ma per la 1 ltalia sarebbe giot·no di dissoluzione c di morte. Frattanto la ragione o tace a v~ ili t a o non trova :1scolto: il dirillo iulimidilo non ha altro alberO'o ~ f'lll' il santuario della cosciPnza ; cd alla \'irlù non resta allra missione ehe il farsi bella agli occlli dt•l sovrano suo Aulore nellr sElgrete soiTcrcnzP <' nei §agrifizii inapprezzali. ~ondizioni tanto più dolorose, quanto più l i ele 1tiH!ran.te due anni or sono ci sorrhlcv ano ! Com~

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