Carlo Maria Curci - Sette libere parole di un italiano sulla Italia (marzo 1849)

E LA ·coSTITUENTE. 33 ' ' igile e più provvido in più ristretta sfera; la minore complicazione delle ruote governative ; la maggiore scioltezza della macchina amministrativa; il men compromettersi con meno vaste relazioni; il più far da sè, son tutti vantaggi che toccano il comune, il municipio, la famiglia c l'individuo, e che però non si potrebbero volere saerificare ad una unilà nazionale, che con una fantastica importanza del tutto, indm·rerebbe un inevitabile scadimento di tante sue parti. E che sarebbero esempligrazia Firenze e Torino, per non dire Modena e Parma, ove mai codesta fusioue si effettuasse? Sarebbero quel che sono, uguali ed anche maggiori cillà della Francia c della Inghilterra, dove appena sapete di altro che di Parigi e di Londra. Pertanto un conato somigliante non potrà che abortir miseramente come gli altri o essere soffocato io culla. Ma come gli altri produrrà l'effetto contrario, di ren<lerci c ioè stranamente difficile o anche impossibile la realtà per tener dietro alle chim~re. Appunto per questo che alla unità nazionale i nostri popoli non son maturi e non allaccano verun positivo interesse, appunto percbè vi veg- ·gono compromessa la giustizia, la reli gione, e fino le tradizioni patrie e le simpatie, adombreranno della stessa confederazione e ne deporranno persino il pensiero. I Principi poi pensate quanto ne debbano essere solleciti, se siano persuasi che in quella si prepara la loro fine ! E cosi i nostri demagoghi soslituendo per somma iniquità il concetto unitario al fedcralivo, di una idea ragionevole ed onesta fecero al loro solito uno strumento di scissura e di fe.llonia.

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==