Carlo Maria Curci - Sette libere parole di un italiano sulla Italia (marzo 1849)

E LA COSTITGZIONE. 29 presso dalla mano di quel partito stesso che vuoJ loglierfa a slrumento. Colla pura democrazia dei Gioberti , dei Guerr<1zzi e tlrgli Sterbiui son tanto incompatibili Carlo J\lherto e lropoldo, quanto Pio e Ferdinando. I due primi han potuto ben servire la democrazia, ma è folle speranza il conciliarlasi: essi ne dehbono esser vittima come il terzo; ed è stalo glorioso pel Toscano essersene ritirato senza aspettarne invito, trovatane bella ed onorala cagione. }~orse non la troverà il Car_ignano che, ahbandonate le leali e pacifiche tradizioni di sua casa , si è lasciato cogliere alla illusione di cingersi la corona di (e1TO; esso si accorgerà, ma troppo lardi, che col dil'pendio del suo onore, colla ruina delle finanze più prosperose d' Italia , col sangue c colle vile dei suoi sudditi, non ha fatto che servire la democrazia. Se il già caduto ahbate gli ha futt'o grazia di sostcnrrlo, ciò fù perchè il nome di un Principe, le simpatie dci popoli per quel nome, c te ambizioui principesche gli sembravan necessarie per la guerra a riprendersi. ta sola quistione che pende sul rinvio rli Carlo Alberto è quella di opportunità. Il Borbone ha il grave torto di aver cuor da cattolico per non servire la drrnocrazia , e braccio di soldato per vender caro l' esserne villirna. Ad og11i modo sarù un altro caso nella ~loria del dipendere la salnte di tutta Ilalia dalla incolumità del ll'iregno ponlifìcale. Ma ritraendo un tratto il pensiero da codesto indistinto schifoso di neqoizie, di sacrilegi e di vituperi, mi fermo per poco sulla prepotente oppressione che si sta consumando della maggioranza numerica degl'Italiani , e da quei medesimi che proclamano ogni diritto trovarsi nel

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