Carlo Maria Curci - Sette libere parole di un italiano sulla Italia (marzo 1849)

LA CONFEDERAZIONE ITALIANA per la spirituale supremazia ond'e il suo capo rives tito; twndimeno se si suvponessero i Papi che regnaron fin ••'li essere stati niente altro che llrincipi temporali, crediamo che nelle loro personali qualità darebbero tultavia la storia del principato fJÌÙ graude e più virtuoso di quanti ce ne furono. Ma allorchè la Provvidenza nella generosità di pietosi Principi e nel consentimento di popoli ' fedeli facca momll'chi gli umili successori del Pescatore, non mirava tanto n preparare una fiaccola perenne di civile cullo tra le nazioni redente, quanto ad assi curare la piena indipendenza del vero rivelato dai capricci , dalle pretensioni, dalle prepotenze di un monclo sempre in tempesta. Quanti siamo cattolici riconosciamo nella sedia di Pietro il supremo proponente della fede , l' infalliuile interprete della rivelata parola , l' ullimo tribunale in fallo di credenze e di morale che ci sia dalo avere in terra. Non è una guaranligia alle nostre coscienze il sapere che il capo visibile della Chiesa è locato si alto, che le prepotenze Jaical~ e gl'intrighi cor·tegianeschi impeJir non ne possono o fal sarne la parola ? e non sarebbe un ferire nel vivo le coscienze di dugenlo milioni di credenti , se al Pontificato romano si togliesse quella sua indipendenza , e fosse condollo alla condizione di un Vescovo dei nostri Stati ? Alla Europa, al mondo, diciamo ancora alla umani là tutta intera, imporla ben poco che la Italia sia Vecchit' o Giovane , e che l'aquila rapace torni ad aleggiare sul Campidoglio. l\la, troppo imporla alla ~uropa , al mondo, alla umanità tutta intera che resti accesa quella fiaccola rhe sola potrebbe illuminarla un'altra volla se le sue follie ed i sùoi delitti la ricacciassero nelle tenebre : troppo ililpurla che il prezioso deposilo Jci sommi veri di pgpi

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==